Tra classici e diavolerie. Intervista a Maurizio Vicedomini
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Tra classici e diavolerie. Intervista a Maurizio Vicedomini

Alcuni tesori, come spesso succede nella vita, si scoprono un po’ per caso. È quello che è accaduto a me con Coppola Editore: una casa editrice siculo-campana, nata dalla voglia di riprendere l’idea rivoluzionaria di Salvatore Coppola dei “Pizzini della legalità” come mi spiega Maurizio Vicedomini, capoeditor di Marotta&Cafiero e Coppola editore, che gentilmente mi ha concesso un’intervista. Oggi pubblica classici e diavolerie, in piccolo formato con grafica estremamente curata. È una casa editrice che guarda al nuovo e al classico contemporaneamente, cercando di stupire con idee innovative.

Sul sito web vi definite «orgogliosamente terroni», riappropriandovi di un termine dispregiativo e rivendicando le naturali differenze territoriali italiane. Questa linea di pensiero influisce sulle scelte editoriali?

Le parole hanno un peso importante. Quando qualcosa ce ne priva diventiamo più poveri. Così come ci definiamo «spacciatori di libri», riprendendo il termine spaccio – che nulla aveva a che fare con la criminalità, in origine – così non sentiamo offesa nel definirci terroni. Siamo del sud e vogliamo costruire qualcosa di buono nella nostra terra. Ma è un’identità, non una linea programmatica editoriale. Non prediligiamo autori del sud rispetto a quelli del nord.

Rimanendo sulla questione meridionale, dalle ultime ricerche pubblicate dal sito AIE i dati riportano che il numero dei lettori in Campania è sotto la media nazionale. È possibile quindi affermare che in Campania non si legge?

In Campania si legge meno, in uno Stato, come quello italiano, dove si legge poco. Le iniziative devono senza dubbio tener conto che non si può pensare più al libro come a uno strumento d’élite, bisogna calarlo nella vita di tutti i giorni. I libri devono parlare di ciò che le persone hanno a cuore, tutte le persone, non un target ben selezionato. Molti non lettori, per esempio, comprano i libri dei calciatori, perché è una loro passione. Non importa che sia un libro, un video o un CD. È qualcosa che parla di una loro passione. Non tenerne conto, significa non utilizzare la cultura per le persone.

Abbiamo detto che uno dei punti di forza della casa editrice è l’innovazione unita alla sperimentazione, quasi a voler stupire il lettore, ad esempio rivestendo i classici in maniera nuova, giovanile, quasi pop. Si tratta di gusto personale o di pubblicità? 

Noi pensiamo che il libro possa essere qualcosa di più di un solo contenitore. Può avvicinare alla lettura. Può essere un oggetto di design. Per questo pensiamo che abbia un’importanza eccezionale, da sfruttare per poter cambiare le cose. Un bambino può comprare uno dei nostri “Fiammiferi” per la copertina, e poi, magari, trovare il libro bello. È un modo per avvicinare un pubblico vasto a contenuti di qualità.

Coppola editore è una realtà indipendente, lontana dai grandi gruppi, come tante altre in Italia. Cosa vuol dire questo oggi?

Essere editori indipendenti significa soprattutto poter dare una direzione, potersi gestire in totale autonomia. Significa anche dover lottare in un mondo di grandi gruppi con una potenza di fuoco importante. Ma la nostra casa editrice ha anche un’impronta sociale: poter scegliere ognuna delle nostre pubblicazioni è fondamentale. In ogni caso, i grandi marchi non sono il male. Dal punto di vista culturale, siamo tutti sulla stessa barca in un paese in cui il libro non attecchisce.

Abbiamo accennato alla collana “Pizzini della Legalità”, contenenti storie antimafia. L’editoria, quindi, è anche divulgazione sociale?

La nostra attività editoriale segue un fatto luttuoso. Antonio Landieri, cugino del nostro editore Rosario Esposito La Rossa, è stato ucciso per errore durante la faida di Scampia. Per questo, la nostra attività è da sempre attenta alla legalità, al rispetto dell’ambiente, al sociale. Ci siamo fatti promotori di molte battaglie e continuiamo a portarle avanti con i nostri libri e con le attività che gestiamo in sede.

Parlando di distribuzione, quale politica segue Coppola editore? C’è un’apertura al mondo delle nuove tecnologie digitali, come gli e-book, o gli audiolibri?

La nostra distribuzione è Mondadori, una delle due più importanti d’Italia. Le tecnologie sono per noi fondamentali, sia per la realizzazione, sia per legare la lettura agli altri sensi. Non siamo molto vicini, invece, al mondo degli e-book e degli audiolibri. Abbiamo però in sede un progetto, la banca della voce, dove i ragazzi possono venire a leggere e registrare storie per chi non può vedere, per chi non può leggere.

Oltre alla bellezza estetica, Coppola editore promuove un’editoria sostenibile. Secondo lei in che modo l’editoria si può avvicinare di più al tema della sostenibilità?

È una dura lotta, ma ci proviamo. Soprattutto sostenibilità ecologica. Stampiamo su carte riciclate, carte FSC, non sbiancate con il cloro, carte acid free. Proviamo a fare del nostro meglio per non incidere negativamente sull’ambiente. Parlarne è fondamentale, perché il mondo è uno, lo viviamo, l’abbiamo spesso vissuto senza alcuna consapevolezza. È il momento di guardare al futuro concretamente.

Linda Bellacosa

Immagine in copertina di concessione dell’editore.