Come d'Aria
Recensioni

«Sei Daria, sarai D’aria»: Daria, centro esatto dell’amore di Ada d’Adamo

«Finirò col disciogliermi in te»

Un diario-lettera in cui Ada d’Adamo racconta la sua storia, inevitabilmente unita e salda a quella di Daria; una storia d’amore tra madre e figlia, una continua oscillazione tra presente e passato: tutto questo è presente fin dalle prime pagine di Come d’aria. Accanto alla oloprosencefalia, la grave malformazione cerebrale di cui è affetta la figlia, si pone il tumore metastatico alla mammella della madre. Proprio questa diagnosi diventa occasione per l’autrice di rivolgersi, in prima persona, direttamente a una seconda persona singolare, ovvero la figlia e raccontarle la loro storia. «Sono qui, sdraiata sul letto e ti scrivo mentre fuori piove»: non un saggio sulle disabilità, quindi, ma una sorta di racconto-ricordo per Daria (oggi maggiorenne).

Ada d’Adamo nel suo racconto parla di «incorporazione» (parola tratta dagli studi sulla danza avvenuti all’Accademia Nazionale di Danza e dalla laurea in Discipline dello Spettacolo): la badante della figlia diventa anche la sua, ma soprattutto le malattie, seppur diverse, rendono simili madre e figlia.

Il premio Strega

Come d’aria (Elliot editore, Roma) è tra i finalisti del premio Strega 2023, presentato da Elena Stancanelli con questa motivazione:

«è un libro che fruga dentro il cuore del lettore. […] C’è tutta la rabbia e tutto l’amore del mondo nel racconto di questa danza che lega due donne. […] In questo libro si entra con enorme facilità, ma da questo libro si esce cambiati. C’è una tale quantità di vita, nelle sue pagine, da lasciarci senza fiato»

E dopo la scomparsa dell’autrice, avvenuta poche settimane dopo la candidatura al premio, aggiunge: «Il suo libro farà un viaggio lunghissimo. Leggetelo. È il dono che Ada d’Adamo ci ha lasciato, ed è un dono immenso».

Calandrone
Copertina di Dove non mi hai portata

Il libro si allinea ad alcune altre proposte in gara che trattano i rapporti familiari. Nonostante il tema comune si propongono in modo molto differente. Dalla copertina, Come d’aria mostra due corpi avvinghiati l’uno all’altro, che sembrano fondersi. Una coppia, di schiena per mano, è presente anche in Dove non mi hai portata (Maria Grazia Calandrone, Einaudi): un amore diverso, sembra più dolce e sereno. In Una minima felicità (Carmen Verde, Neri Pozza) e in Mi limitavo ad amare te (Rossella Postorino, Feltrinelli) l’immagine di copertina presenta una figura singola, che fa domandare se sia il finale della relazione o del sentimento provato, lasciando l’interrogativo dell’eventuale solitudine sulla soglia, pronta a essere esplorata.

«Io la croce avrei preferito non caricarmela sulle spalle, la virtù non l’avevo scelta»

Carmen Verde
Copertina di Una minima infelicità

Il racconto di Ada non nasconde le fatiche della vita, ma anzi le pone al centro, le sbatte in faccia al lettore fin dal primo capitolo. A esse Ada d’Adamo accompagna i momenti di sconforto, rabbia, dolore, profonda inadeguatezza ma anche e soprattutto di grande solitudine. La scrittrice, con crudo realismo, propone anche una serie di denunce alla società. Prima nei confronti di medici indifferenti, glaciali e distanti che non danno alcuna spiegazione su come affrontare la gravità della situazione e abbandonano una madre a imparare da sola, fin dal primo giorno di vita della figlia, a prendersi cura di lei senza strumenti se non l’amore e l’ostinazione. Poi per un apparato scolastico inadeguato e discriminatorio, tutt’altro che inclusivo, non preparato a certe disabilità.

Certo c’è il padre di Daria, Alfredo, che poi diventerà il marito di Ada: una storia di alti e bassi, di amore ma anche di allontanamento, che rimane sullo sfondo ma sempre inevitabilmente presente. Quell’amore che nell’acronimo ADA lega il nome di Ada a quello di Alfredo e viceversa, con in mezzo quella “D” di Daria, centro esatto del loro amore.

Nel momento in cui Ada si ammala e colei che cura deve anche curarsi, colei che accudisce dev’essere anche accudita, emerge una forza spirituale che sembra infinita e incapace di essere sconfitta. Ma, nonostante ciò, non vuole essere considerata una madre coraggiosa: si considera una madre che ama infinitamente la sua bambina ma che dichiara apertamente che se avesse saputo, avrebbe fatto scelte diverse. La stessa autrice, più di dieci anni prima dell’uscita di Come d’aria (precisamente nel 2008), aveva scritto in una lettera pubblicata poi su “la Repubblica”, e ci tiene a riproporla nel testo: «L’aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico».

Ma questo rapporto madre-figlia non è fatto solo di sofferenza. Ogni piccola conquista di Daria è piena di speranza e di gioia, perché la figlia è sì imperfetta, ma anche «magica», come la descrivono i compagni di scuola. Come d’aria è anche e soprattutto una storia colma d’amore, di voglia di vivere, di momenti di infinita tenerezza e di piccole e preziose felicità: «sapevo che ti divertiva sentire la mia voce, e volevo che tu cominciassi la giornata ricordandoti sempre che da qualche parte, non molto lontano da lì, io c’ero ancora» o ancora «desideravo la bellezza e l’ho avuta: ho avuto te».

Dalla lettura rimane lo stupore e l’ammirazione per chi ha trovato parole sincere per raccontare con coraggio una storia commovente e profonda, senza mai scivolare nell’autocommiserazione. Come d’aria insegna ad amare la vita e a coglierne ogni singolo momento di bellezza.

«Spesso la malattia separa, allontana, distrugge. Qualche volta invece genera, allaccia, moltiplica l’amore»

Sarah Confalonieri

Bibliografia: