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Copertine enzimatiche: il caso Supercoralli

La copertina è una questione importante: a detta dei librai influenza fino al 30% del venduto. Dunque, un libro che potenzialmente parla a 10 mila lettori, con una buona copertina potrebbe essere spinto fino a 13 mila. Numeri non irrilevanti. Potremmo considerare allora la grafica come un enzima, una proteina fondamentale che potenzia la forza effettiva del libro. E per grafica, in questo caso, non ci si limita a considerare la copertina strettamente intesa, ma si intende tutto il progetto estetico.

I progetti grafici come enzimi

Possiamo interpretare qualsiasi intenzione grafica in un’ottica di fidelizzazione del lettore. Il rapporto che si vuole instaurare con il pubblico non si basa però sul concetto di prestigio in senso stretto. Ovvero, non si lega necessariamente alla percezione di un marchio in termini di glamour: il pubblico può percepire un coinvolgimento legato al brand e all’editore anche in altri modi. Ad esempio, per Newton Compton la comunicazione non verte sul prestigio, ma sull’economicità, e all’interno di quel tipo di parametro gli acquirenti che usufruiscono del marchio si reputano soddisfatti.

La collana “Supercoralli” di Einaudi come la vediamo oggi, invece, fa parte di un progetto grafico, proposto negli anni Settanta, che rappresenta qualità dei contenuti e attenzione a ogni singolo progetto editoriale, e che su questa base cerca di avvicinare il lettore. In questo caso, quindi, il punto sarà garantire già dalla grafica una soglia minima di qualità percepita e, di conseguenza, un numero minimo di vendite.

Questa collana, infatti, è una pietra miliare della storia dell’editoria. Viene inaugurata nel 1948 – con la pubblicazione di Menzogna e sortilegio di Elsa Morante – all’inizio come costola dei “Coralli”, collana che pubblicava giovani autori italiani e stranieri. I “Supercoralli” ovviavano alla necessità di una collana che accogliesse romanzi, racconti e pièce teatrali, destinati a entrare nel canone della classicità. La copertina, su sfondo bianco, accoglieva autore, titolo ed editore (scritto senza logo, che invece risaltava sul dorso) e un’immagine che desse qualche indizio sui significati o sui personaggi del libro.

In questo caso, per esempio, si può notare un’ulteriore grossa differenza con altri progetti grafici: le immagini Einaudi sono piuttosto trasparenti, non criptiche, mentre nelle copertine Adelphi sono molto più complesse, a volte addirittura manieriste. Il fulcro, infatti, non è tanto ciò che raccontano le immagini, ma il tono del volume, della collana e della casa editrice in sé. Bisogna capire in primis a cosa il progetto grafico deve dare la propria spinta, qual è l’idea del marchio che si vuole sviluppare nella mente e nel cuore dei lettori, e adeguare l’enzima di conseguenza.

“Supercoralli”: l’estetica iconica e le variazioni sul tema

L’evoluzione di “Supercoralli”, tanto quanto quella di Einaudi, segue il passare del tempo e delle mode variando caratteristiche al fine di riattualizzarne il design, sempre mantenendo i suoi tratti distintivi: la sovraccoperta bianca, la copertina rigida in simil-tela, il retro con citazioni e i risvolti ricchi di informazioni per introdurre alla lettura. E la grafica, come enzima, crea una “reazione” che lega quella specifica estetica all’altezza di ciò che vi si potrebbe leggere all’interno.

È un progetto grafico incentrato sul modernismo e sui suoi valori. Per questo, Einaudi diventa – nell’ideale dei lettori e degli editori – bianco, e usa un carattere bastoni, un Helvetica Neue Bold leggermente allargato (con una variazione di colore tra autore e titolo non presente nei primi anni della collana). E per questo la semplicità, il less is more e l’eleganza sono i valori estetici a cui si ispirano il frontespizio bianco e lo stile Bauhaus, industriale, dei libri di questa casa editrice.

Chiaramente non è stato e non sarà sempre così: dando uno sguardo al catalogo si nota da tempo la tendenza a modificare per alcuni libri il classico artwork con variazioni importanti, seppur sempre giustificate dal tema del volume o dall’autore che ospitano. Di recente, possiamo ricordare il caso de Il Silenzio di Don DeLillo (di cui abbiamo parlato qui), più piccolo del solito e con immagine al vivo nera. Nera come l’intera sovraccoperta di Everyman di Philip Roth, uscito nel 2007. Un romanzo breve del grande autore statunitense che sviscera tutto ciò che accompagna l’idea della morte. Un libro drammatico e buio, così come la sua copertina. Possiamo ricordare anche la Trilogia dell’Area X di Jeff Vandermeer, inaugurata nel 2015 con Annientamento, che presenta un’immagine al vivo su fondo bianco direttamente stampata sulla copertina, racchiusa in una sovraccoperta trasparente in acetato con il titolo stampato in bianco, ripresa anche nei sequel e in tutti i libri dell’autore pubblicati da Einaudi.

Ma gli esempi sono innumerevoli: Le Benevole di Jonathan Littell nel 2007, con una sovraccoperta rossa e un’opera di Lucio Fontana stampata sulla prima; Sonno di Murakami Haruki nel 2014, un breve volume illustrato rivoluzionato nella sua veste grafica, completamente blu; Exit West di Mohsin Hamid nel 2017, con immagine al vivo dai toni cupi che copre tutta la sovraccoperta. E tantissimi altri.

Di fatto, quello della collana “Supercoralli” è un layout talmente iconico, preciso e riflettuto, da essere diventato sinonimo di qualità. La serietà e la coerenza di tutta la collana comportano che qualsiasi variazione venga operata per evidenziare qualche collegamento con uno degli elementi del libro – che sia autore, tematiche, trama, stile, illustrazioni… – risalti in libreria, affianco a tutte le altre. Da una parte, dunque, l’iconica estetica pulita e industriale, dall’altra, invece, la novità, il colore o l’assenza di esso. Entrambe le soluzioni sono potenti, enzimatiche, traggono forza le une dalle altre. Entrambe mantengono quell’estetica che risponde al contenuto di ogni volume, dando l’idea di una cura e di un approfondimento ad hoc per ogni pubblicazione e di una più generale dinamicità di una collana che, nonostante la sua longevità, è pronta ad adeguarsi al gusto e alle esigenze dell’era contemporanea.

La copertina oggi

E adeguarsi al tempo presente non è facile. Le copertine, infatti, devono funzionare come libri fisici reali, sia per il loro valore artistico, sia perché sono a loro modo forme di pubblicità, una volta esposte in libreria. Ma devono funzionare anche nelle librerie online: il digitale trasforma gli oggetti in icone, impone la rinuncia alla terza dimensione, al tatto e all’odorato, e conferisce alla vista l’ultima parola sulle decisioni di acquisto. Le caratteristiche materiali del libro – la carta, la rilegatura, il colore – non dovranno in alcun modo indebolire la sua forza visiva. E soprattutto, per rimanere visibili anche online le copertine dovranno reggere in formato ridotto (su Amazon: 3,7×5,6 cm).

In ultimo, nella contemporaneità, devono funzionare anche sui social: il passaparola, elemento essenziale per la promozione di un libro, negli ultimi anni è diventato prima di tutto visivo. Oggi le copertine devono essere instagrammabili, per funzionare. Questo perché sono sì l’involucro spirituale del libro, che deve mettere in relazione l’idea che sta dentro al volume con chi lo legge, ma sono anche importanti vetrine pubblicitarie e commerciali. Insomma, qualità, novità, e attenzione alle esigenze, accompagnati da quell’originalità che rende la comunicazione di un libro di volta in volta incisiva.

L’esempio di Klara e il sole

L’ultimo romanzo del premio Nobel Kazuo Ishiguro, Klara e il sole, sembra semplice, ma non lo è, sia nel testo che nel paratesto. Pubblicato da Einaudi nella collana “Supercoralli” a maggio di quest’anno, porta tutto il peso e le aspettative dell’essere una delle novità più attese del 2021.

Il ritorno di un autore così importante con un romanzo così rilevante e coerente con i suoi lavori precedenti aveva bisogno di un lancio vero e proprio, come quelli dei nuovi modelli di iPhone o delle nuove palette di ombretti da Sephora. E così è stato: prima di ogni diretta Facebook o evento online, l’ufficio stampa di Einaudi ha iniziato creando uno speciale test per valutare il proprio livello di apertura e fiducia nello sviluppo delle intelligenze artificiali. In effetti, il progresso tecnologico è da sempre una tematica cara allo scrittore anglo-giapponese, e permette alle strategie di comunicazione di creare un Universo Ishiguro, che coinvolga il lettore da vicino e che gli ponga tutte quelle questioni irrisolte che si accompagnano alla trattazione di argomenti così saturi di posizioni ambigue. Un universo così sfumato e coinvolgente che, durante il test, chi lo compila è direttamente interrogato dal personaggio di Klara, che a scorrimento pone ogni genere di domanda, di complessità crescente, generando attesa e interesse. Si comprende già che, nonostante l’appartenenza al genere fantascientifico e distopico, la storia di Ishiguro ha un sapore inedito a questo tipo di letteratura, in linea con il suo stile narrativo dolce e malinconico.

Klara, la piccola intelligenza artificiale protagonista del romanzo, vede il mondo diviso in riquadri e, come i bambini, quei riquadri qualche volta fatica a sintetizzarli, a dare loro un senso. Questa sintesi, in modo sapiente, viene riproposta in copertina: il posto dell’immagine del classico layout è occupato da una griglia da cui possiamo intravedere uno scorcio.

In libreria, però, è possibile incontrare tre copertine differenti: una sui toni pastello dell’azzurro e del rosa, una sui toni saturi di un tramonto arancione e turchese, e una con una dolcissima atmosfera lilla. In questo caso – a differenza di quanto è successo nel 2005 con Baricco, che ha adottato una soluzione simile con Fandango – la copertina non genera aspettative diverse sulla trama: l’illustrazione è sempre la stessa, ciò che cambia è la posizione del sole e il gioco di luci che esso genera.

 

 

La luce del tramonto ci colpisce in pieno viso per la potenza dei suoi colori e dunque pone l’attenzione su ciò che nella narrazione accade di evidente. Il lilla ci porta in un universo più intimista, che racconta la storia dal non detto e dai silenzi. Sullo stesso solco, il rosa e il verde/azzurro virano verso l’idea di un’alba, ricca di aspettative ancora non del tutto delineate: l’affacciarsi di un nuovo giorno. Chi prende in mano un tipo di copertina, scegliendolo fra i tre, sceglie di avere una certa aspettativa. Di fatto, sceglie un’atmosfera, un tono.

Si tratta della sensibilità del lettore, ma questo si sa: la copertina è fatta per essere vista, interpretata e acquistata. Il rapporto con il pubblico, essenziale per la progettazione, si manifesta in modo sempre diverso.

Riccardo Falcinelli, a lezione per La Scuola del Libro, ha spiegato che:

Una buona copertina azzecca il tono, ovvero riesce a fare arrivare al lettore un’idea generale del libro che leggerà. Il tono dipende da tanti parametri, collegati al tipo di libro, al tipo di editore, ma anche al periodo storico, in alcuni casi anche al momento dell’anno e al tipo di lettore che si trova dall’altra parte. La copertina infatti non deve somigliare solo a chi scrive il libro, ma anche a chi lo legge.

Per Klara e il sole qualsiasi aspettativa sul tono e sull’idea generale del libro è rimandata alla lettura del volume stesso e, dato il romanzo e la maestria della scrittura a cui siamo davanti, possiamo dire che va bene così. Le tre copertine sono tre varianti di un mondo che in ogni caso toccherà il cuore di chi lo legge (e che vi farà venire voglia di comprare anche le altre due versioni!).

E voi, quale copertina avete scelto?

Cristina Gimini