Interviste

Fuori di testo di Valentina Notarberardino – Incontro con gli allievi del Master

Valentina Notarberardino pubblica nel 2020 Fuori di testo – Titoli, copertine, fascette e altre diavolerie, un libro sui libri che ci svela i retroscena dell’attività editoriale. Noi studenti del Master abbiamo avuto il privilegio di incontrare l’autrice e dialogare con lei sui contenuti del testo, edito da Ponte alle Grazie.

Identikit dell’autrice

Valentina Notarberardino vive a Roma ed è responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa per Contrasto. Con Fuori di testo passa dall’altra parte, nel ruolo di autrice. Ne risulta un’esperienza stimolante sotto diversi punti di vista: innanzitutto il fatto di essere un’esordiente che già ha piena conoscenza del mondo editoriale nei suoi vari compartimenti; ma soprattutto l’opportunità di comprendere ancor di più quanto lavoro ci sia dietro la valorizzazione della scrittura di un autore.

Genesi del libro

Fuori di testo ha però radici lontane, nel lavoro di tesi specialistica dell’autrice. All’interesse teorico, Valentina Notarberardino affianca l’osservazione e la descrizione di alcuni libri, come Questa storia di Alessandro Baricco, pubblicato da Fandango e uscito con quattro copertine differenti, che raffigurano fasi diverse della vita del protagonista, Ultimo Parri. Questo fatto singolare ha portato l’autrice ad analizzare a ritroso anche le copertine precedenti di Baricco per analizzarne la forma, fondamentale anche per l’aspetto promozionale del libro.

Di seguito ha curato la rubrica I dintorni del testo per il mensile “Leggere: tutti”, in cui metteva in relazione gli elementi paratestuali di varie pubblicazioni. Si inizia ad insinuare nell’autrice la percezione che mancasse qualcosa: il punto di vista degli autori. La rubrica si interrompe, ma Fuori di testo si pone come completamento di questo lodevole lavoro di analisi dei paratesti, restituendo anche la voce degli autori intervistati (ne citiamo alcuni: Edoardo Albinati, Monica Aldi, Mario Calabresi, Roberto Cotroneo, Giancarlo De Cataldo e molti altri).

Ma davvero il paratesto è così importante?

paratèsto – In critica letteraria, l’insieme di produzioni, verbali e non verbali, sia nell’ambito del volume stesso (quali il nome dell’autore, il titolo, una o più prefazioni, le illustrazioni, i titoli dei capitoli, le note), sia all’esterno del libro (interviste, conversazioni, corrispondenze, diarî, ecc.), che accompagnano il testo vero e proprio e ne guidano il gradimento da parte del pubblico. (Vocabolario Treccani)

D’altronde i libri sono nati senza paratesti, la copertina è letteralmente una “piccola coperta”, che protegge i fogli contenenti il testo vero e proprio. Eppure sorprendentemente diviene un elemento che anziché coprire il testo, ci fa sbirciare il suo contenuto: ce lo svela, pur mantenendo la sua funzione originale. Un processo affascinante e una risorsa promozionale di assoluta importanza che ci rende difficile immaginare oggi un testo senza un apparato paratestuale. D’altronde Genette stesso in Soglie sostiene che sia proprio l’unione di testo e paratesto a comporre il libro vero e proprio come oggi lo conosciamo.

Il titolo: Fuori di testo

Dare un titolo ad un testo è uno dei processi più complessi: deve incuriosire ed essere pertinente. Valentina Notarberardino ci parla anche di questo passaggio, svelandoci i retroscena del particolare e azzeccatissimo titolo scelto. Doveva essere accessibile a tutti e in linea col linguaggio adottato nel libro, che nonostante la vastità e l’accuratezza degli argomenti trattati risulta immediatamente chiaro anche ai non addetti ai lavori. L’illuminazione arriva proprio da uno degli scrittori da lei intervistati, che le suggerisce “Fuori di testo”. Il tono è ironico, leggero, ma al contempo pertinente, facendo riferimento al fatto che l’analisi degli elementi considerati verterà proprio su quegli elementi che si trovano fuori dal testo vero e proprio. Vediamone insieme alcuni, dando un assaggio al lettore su cosa troverà in Fuori di testo.

Fascette

C’è chi le colleziona e chi le getta via, ci sono fascette belle e fascette mal scritte. In qualsiasi modo la si consideri, la fascetta può essere una strategia di promozione del libro estremamente efficace. Valentina Notarberardino ci parla ad esempio dell’iniziativa adottata da Mario Calabresi per il suo romanzo La mattina dopo. Se la fascetta ha il compito di dar voce a qualcuno – dove questo qualcuno è solitamente un altro scrittore, un critico, la voce quasi lampeggiante che ci indica un premio letterario – Mario Calabresi decide di dare spazio proprio ai suoi lettori, che scrivono personalissimi giudizi nella pagina Facebook dello scrittore. Oltre a ripubblicarli, Calabresi pensa anzitutto di inviare al lettore la propria fascetta personalizzata, contenente la sua personalissima recensione. Infine, i lettori troveranno i propri giudizi sulle pagine dei più importanti inserti culturali dei quotidiani nazionali. Un modo efficace di creare una comunità di lettori.

Copertine

Elemento che non ha bisogno di presentazioni. Quanto questo prodotto sia studiato lo testimonia la scelta per la copertina del libro di Jonathan Littell, Le benevole (in Italia pubblicato da Einaudi): in prima istanza era stata selezionata una splendida fotografia di Mimmo Iodice, raffigurante il volto di una statua erosa dal tempo. Ma il Male raccontato nel libro di Littell doveva essere suggerito da uno squarcio, un taglio, una ferita nella storia del Novecento. Ecco allora che Le benevole grazie ad un’intuizione di Monica Aldi, esce con in copertina “Concetto spaziale” di Lucio Fontana: una scelta talmente giusta da essere emulata da altri editori internazionali di Littell.

Dediche             

A volte presenti, a volte no, spesso ci aprono una porta sulla vita personale dell’autore. A volte invece, a posteriori, assumono la dimensione della profezia. Pensiamo alla dedica di Roberto Saviano in Gomorra: «A S., maledizione». Non sappiamo chi sia S., forse non lo sapremo mai, ma quel “maledizione”, ad anni di distanza dalla pubblicazione del libro ci provoca un brivido, pensando alle conseguenze sulla vita dell’autore. A volte invece, le dediche ci parlano della genesi di un libro: Simonetta Agnello Hornby dedica La Mennulara alla British Airways, perché la storia è stata concepita proprio a causa di un ritardo della compagnia aerea.

Prefazioni

Oltre a contenere commenti critici, le prefazioni possono avere la preziosa funzione di fornirci una testimonianza di un fatto. Riprendendo sempre il caso di Gomorra, Roberto Saviano pubblica una prefazione a dieci anni dalla prima pubblicazione. Superfluo ribadire quanto la vita di Saviano sia cambiata da allora, le parole dello scrittore sono più che esaustive. Non possiamo inoltre non citare la celebre prefazione del 1964 di Italo Calvino a Il sentiero dei nidi di ragno, che ci parla di quel «clima generale d’un’epoca» che è alla base della genesi del libro. L’importanza della prefazione allora diviene molteplice: un modo per comprendere criticamente un testo, il documento di una data epoca, la storia di quel testo e il suo cammino nel corso del tempo.

…Grazie!

Qualcuno sostiene che il ringraziamento sia divenuto così importante da diventare un genere letterario a sé. Come le dediche, i ringraziamenti a volte ci aprono una finestra sulla vita privata dell’autore. Valentina Notarberardino definisce il ringraziamento come una «strategia d’uscita»: la fine del libro è un trauma sia per lo scrittore che per il lettore. Il silenzio brusco dopo il punto finale spaventa entrambi, pertanto si sceglie di accompagnare delicatamente il lettore verso l’uscita.

Bonus track

Valentina Notarberardino ci accompagna alla fine di questo piacevole incontro con un consiglio per chiunque si voglia avventurare nella scrittura di un libro: chiarezza negli intenti, precisione e puntualità, coerenza, organizzazione e spirito di squadra sono gli ingredienti essenziali. Un libro insomma, non cresce mai da solo.

La prima e la seconda parte dell’intervista sono disponibili qui.

Karen Berardi