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Ho scambiato due parole con chi scrive per farti stare meglio – Intervista a Stefano Marando, fondatore di 30 Politico

Ormai da mesi si parla delle conseguenze generali derivanti dalla pandemia e crescono le preoccupazioni legate alla salute e al futuro dei giovani. Cosa comporta, tutto questo, per l’editoria e per chi desidera intraprendere questa strada?

Nel suo piccolo, Stefano “Steo” Marando, fondatore di 30 Politico, ci parla della sua prima esperienza editoriale con la pubblicazione del libro Ho messo insieme due parole per farti stare meglio.

Al secondo posto nella classifica “self-help”, terzo posto nella classifica “novità Amazon” e nei primi trenta posti tra i cento libri più venduti online nel mese di marzo, Stefano racconta in questa intervista il successo della sua prima opera letteraria e la realtà di un settore in forte aumento negli ultimi anni: il self publishing.

 
Stefano, dove nasce l’idea del libro e che percorso hai delineato per realizzarlo?

Non c’è stato un vero e proprio percorso specifico, è nato tutto in una sera. C’era tanta richiesta, da parte di chi mi segue, di un qualcosa di scritto, cartaceo, ed è stata un’idea nata durante un aperitivo assieme al mio coinquilino. Questo libro è una raccolta di tutto ciò che ho sempre scritto e di cui ho sempre parlato. Nel giro di un paio di settimane siamo riusciti a terminare tutto e a pubblicarlo online.

A chi è rivolto Ho messo insieme due parole per farti stare meglio?

Nasce dalla domanda di un pubblico che ha richiesto di leggere in un libro ciò che di solito legge online, ma anche da una personale necessità di fare qualcosa che potesse uscire dai social. Non penso che abbia un fruitore standard, prestabilito. Nonostante tutti si aspettassero da me un libro che parlasse di università e universitari, in realtà è trasversale e al suo interno non compaiono neanche una volta questi termini. Ho ricevuto messaggi anche da parte di alcuni genitori di ragazzi giovanissimi, in età adolescenziale, quasi sorpresi all’idea che i figli avessero acquistato un libro e così, spinti dalla curiosità, lo hanno letto anche loro apprezzandolo molto. Devo dire che mi ha fatto piacere. Ovviamente è un libro che si sposa di più con un target under 30 e ho sicuramente pensato che, vista la fetta di pubblico che mi segue, questo libro avrebbe iniziato a vendere da lì. Sono rimasto piacevolmente sorpreso quando ho scoperto di essere riuscito ad arrivare ad altre persone. Pensavamo fosse un prodotto settoriale, invece non lo è stato per niente. Sono molto contento!

Perciò quando hai strutturato il libro non hai pensato ad un target prestabilito. Ti aspettavi o speravi di uscire dal target che segue 30 Politico?

Se devo essere sincero, al target non ci ho neanche pensato [ride]. Possiamo dire che è stata una lungimiranza, vediamola così. Sono andato dritto per la mia strada, sapendo che la richiesta di un prodotto simile c’era. Non pensavo di avere così tanti responsi positivi! Ci siamo detti: «In questo momento possiamo fare questo, quindi facciamolo. Abbiamo tempo e mezzi necessari, perché no? Se sarà apprezzato, ben venga. Altrimenti, andrà bene ugualmente.»

Entriamo nel tecnico: hai riscontrato delle problematiche legate al publishing? Hai scelto di pubblicare solo online o hai coinvolto dei punti vendita?

No, è tutto self publishing. È stato molto efficiente. Come spese di pubblicazione non abbiamo nulla, abbiamo scelto il self publishing anche perché era la cosa più semplice e diretta che potessimo fare. Ti dirò, dopo la pubblicazione sono arrivate delle case editrici a chiedermi di ristampare il libro sotto la loro etichetta, per inserirlo nei punti vendita, ma ho deciso di non farlo. Per il momento, il mio libro resterà solo sul web.

Interessante. Quindi la scelta di pubblicare indipendentemente è a tutti gli effetti una scelta o un obbligo?

Nessuno dei due, per me è stato soltanto il metodo più veloce e diretto. Avrei tranquillamente potuto aspettare un mese, due, tre, perché comunque ci si poteva arrivare, no? Quando ti proponi tu, i tempi di attesa sono lunghi, a meno che tu non sia davvero affermato [ride]. Diciamo che di scelte ce ne sono state ben poche fatte consciamente, è stato tutto raggiunto in modo naturale. La programmazione di questo libro è inconscia, è frutto di ciò che ho collezionato negli anni. Le persone si fidano di quello che scrivo, sono fidelizzate a 30 Politico e ho la fortuna di arrivare a tante persone, di ogni età e da ogni parte d’Italia.

Ti aspettavi tutte le recensioni ricevute, non solo da parte degli studenti universitari, ma da chiunque? Ti ringraziano perché aiuti a stare meglio. Speravi in questo risultato?

Devo essere sincero: no. Non pensavo che, uscendo da 30 Politico e pubblicando solo con il mio nome, ci potesse essere una tale attenzione. In fase di editing e impaginazione, il mio collaboratore continuava a dire: «Qua sta uscendo qualcosa di veramente bello, resteremo sorpresi» ma io non mi ero fatto nessun pronostico e, per riprendere la celebre frase di Dewey in Malcolm in the middle: «Non mi aspetto niente, ma sono già deluso». Ecco, non è che partissi già deluso, ma è vero che non c’era nessun genere di aspettativa.

Parlami delle scelte paratestuali.

Qua metto in mezzo il mio collaboratore! Abbiamo lavorato assieme, lui ha ideato la copertina e io le illustrazioni interne. [Segue intervento di Giuseppe Marino]

G: Per quanto riguarda la copertina, ho iniziato a pensare al momento della giornata personalmente più adatto per leggere questo libro, e ho immaginato davanti a me un bicchiere di vino da sorseggiare, con la musica in sottofondo, immerso nelle parole di Stefano. Ho ragionato su un’atmosfera leggera, penso che se avessi disegnato una tazza di caffè non sarebbe stata la stessa cosa, non avrebbe generato quella sensazione immediata di tranquillità. Inoltre, mi sono basato su una scelta stilistica che normalmente accompagna questo genere di libri.

S: Invece, parlando delle illustrazioni, te lo dico sinceramente: qualsiasi canzone avessi messo sarebbe andata bene comunque. Certo, io ci ho messo le canzoni che mi ispiravano di più e che mi ricordano casa, determinati periodi della mia vita. Perché no, anche solo una canzone ascoltata recentemente può essere funzionale.  Dove sei nato e come sei cresciuto, le persone che hai frequentato in diversi anni della tua vita, tutto incide sulle scelte prese fino ad oggi, anche nella realizzazione di questo libro. Durante la progettazione, ad un certo punto, ho proprio detto: «Sai che c’è? Possiamo fare quello che ci pare.»

Per quanto riguarda la pubblicità, ho puntato molto sulle recensioni online, da pubblicare poi sulla pagina ufficiale di 30 Politico e sul mio profilo personale.

In questi giorni hai scritto di avere già in mente un secondo libro. Nonostante non ci sia ancora niente di concreto, vorresti restare nel self publishing o c’è l’intenzione di affidarsi a una casa editrice?

Spero di non restare nel self publishing per un semplice motivo: se ne esco, deve essere perché una casa editrice di un certo livello mi vuole! Si sta valutando, ci sono state richieste, contatti, si stanno facendo le giuste considerazioni. Io comunque sto iniziando a progettare e nel caso in cui dovesse arrivare l’offerta giusta, valuterò.

Che consiglio senti di dare a giovani autori che vogliono intraprendere la strada della pubblicazione editoriale e che ci stanno provando? Tu stesso, in fondo, appartieni a questa categoria.

Non sono la persona più adatta a dare consigli. Qualcuno diceva che i consigli si iniziano a dare quando non si può più dare il cattivo esempio e io in questo momento potrei sbagliare qualsiasi cosa da un momento all’altro! Chi scrive, chi vuole diventare uno scrittore, lo sente dentro. Io ci sto provando, anche se non penso di essere chissà quale penna. Scrivo i miei pensieri, ho la fortuna di avere un pubblico vasto a cui piaccio, ma ci sono tanti ragazzi molto più talentuosi di me che scrivono per una nicchia ristretta e mi dispiace. Io dico sempre che nella vita c’è bisogno di tre cose: perseveranza, passione e…culo.

Questa la scrivo proprio così.

Sì, bisogna avere perseveranza, passione e, ripeto, tanto culo.

A tal proposito…Cosa ne pensi dei problemi legati al rapporto tra giovani ed editoria?

Non conosco così bene il settore, però penso che ci sia un problema legato al prodotto, valgono tanto le cose che si possono fruire velocemente. C’è tanta quantità di contenuti ma poca qualità. Io penso di aver un po’ sfruttato questa cosa. Non penso che il mio libro sia chissà quale opera, è sicuramente più d’impatto e diretto, velocemente reperibile, e quindi qui ci colleghiamo alla domanda di prima. Però mi sento di fare un’osservazione: se tu hai un modo di dire, di fare, di scrivere, non devi cambiare per omologarti e sfruttare il momento. Quello, prima o poi, finisce e poi che fai? Bisogna restare veri, autentici. Sembra una frase fatta però è seriamente così. In ogni settore, molto spesso, bisogna scendere a compromessi. Io fino a questo momento ho avuto la fortuna di non essere sceso a compromessi con nessuno e mi reputo molto, molto fortunato. Io spero che le persone capiscano che, in un ambiente simile, se qualcuno non prende in considerazione il tuo lavoro non è perché fa schifo ma probabilmente non è il momento adatto, tutto qui.

Ultima domanda: chi è 30 Politico e da dove nasce questa voglia di aiutare le persone?

30 Politico è la pagina universitaria più seguita d’Italia, nata nel 2016, spostatasi su Instagram nel 2018 e negli ultimi anni si è fortificata in questa community eccezionale che ha regalato momenti bellissimi. Da dove nasce la voglia di aiutare? Da nessuna parte. Su cento messaggi che ricevo, la maggior parte recitano: «Stefano, sto male» e io non posso stare fermo a guardare, non riesco, si tratta di grida d’aiuto. La prima cosa da fare è consigliare di rivolgersi a degli esperti quando il problema va ben oltre le nostre capacità, ma nel mio piccolo posso aiutare: con le parole, con la scrittura, che sia attraverso questo libro o attraverso i social. Io non penso e non pretendo di essere qualcuno che fa la differenza, però «Ho messo insieme due parole per farti stare meglio» è la verità. È quello che ho fatto. Nel libro c’è questo filo conduttore che dice «è vero, la vita può essere piuttosto terribile, però non è impossibile uscire da certi periodi bui». Questo libro è una coccola, una pacca sulla spalla per far capire che non si è soli, che c’è qualcuno disposto ad ascoltarti. Niente di più.

 

Martina Marando