Intervista Livia Rocchi
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Gli ingredienti fondamentali dell’editoria: intervista a Livia Rocchi

Se Livia Rocchi scrivesse un ricettario a tema editoria, sicuramente indicherebbe come ingrediente fondamentale la curiosità. Che ce ne vada un pizzico, un cucchiaino o una tazza, siate certi che dovrete usarla. L’ingrediente – per niente segreto – che lei usa quotidianamente e che incoraggia lettori, studenti e colleghi a non aggiungere solamente “q.b.” ma, nel dubbio, di abbondare sempre.

Scrittrice di albi illustrati e romanzi come Farfallaria, Bimbalabim, La strana compagnia del goal, Luna Park e Cavalieri di fiori, pubblicando con diverse case editrici, tra cui Sinnos, Camelozampa, Notes e La Margherita. Co-autrice del manuale Dieci consigli per scrivere per ragazzi (Edizioni del Gattaccio). In più, editor, insegnante di scrittura creativa e impegnata nella promozione della lettura. Qualunque sia il ruolo che assume, ci mette la curiosità e tanti altri ingredienti: «perché la curiosità e la voglia di imparare, di migliorare, di cambiare sono alla base di questi lavori che richiedono una formazione continua».

Perché sei diventata autrice per bambini e ragazzi?

Mi sono ritrovata per caso. Lavoravo per una rivista e poi ho scritto una storia che aveva come protagonista un bambino, senza pensarla per un pubblico di giovani lettori. Su consiglio di un’amica, l’ho inviata a un premio letterario e da lì si è aperta la strada. All’inizio con molta ignoranza, convinta che scrivere per bambini fosse semplice. Poi mi sono accorta che alla base c’è tanto da sapere, da studiare e ci sono delle responsabilità. Citando Aidan Chambers: «siamo quello che leggiamo». Un bambino si forma anche attraverso le letture e dargli dei libri che non siano l’equivalente del junk food è molto importante e molto difficile.

Come nascono le tue storie e che tipo di approccio hai alla scrittura?

Come nascono è difficile spiegarlo, perché ognuna nasce in modo diverso, che sia da un’intuizione o da un esercizio. Invece, per quanto riguarda il tipo di approccio alla scrittura (all’editing e all’insegnamento) spero sia responsabile, fatto di molto studio e altrettanto esercizio. Oggigiorno noi scrittori siamo spinti a una sovrapproduzione e sovraesposizione: devi esserci sempre e scrivere molto. Io ho un approccio differente, si potrebbe definire anti-commerciale, scrivo meno libri, ne pubblico meno e ne scarto molti.

Durante i tuoi corsi tracci delle linee guida e incoraggi gli studenti a considerare la scrittura come una disciplina da allenare quotidianamente. Lo stesso vale per la fantasia? Come la si allena?

Più che tracciare linee guida, cerco di insegnare delle tecniche che a mia volta ho imparato. Credo che sapere cosa si sta facendo non limiti la fantasia, ma anzi permetta di farla sbocciare meglio. Conoscere tutte le potenzialità di una narrazione aiuta a far scaturire delle idee e delle prospettive diverse. E poi la fantasia si allena curiosando ovunque e in ogni ambito. Tutto può essere uno stimolo che ci porta a pensare qualcosa di nuovo e interessante. Bisogna anche accettare che la nostra fantasia ci porti su binari morti o già troppo battuti, senza innamorarsi troppo di quello che abbiamo scritto.

Tu sei anche editor freelance di narrativa e collabori con varie case editrici, tra cui Camelozampa, Vanvere e Pension Lepic. Quali sono gli strumenti basilari di questo ruolo?

Il primo è la capacità di relazionarsi con l’autore, dimostrando di essere pazienti e sinceri ma con tatto. Di fare uno scambio e non una lezione, anche quando si è molto più esperti di lui/lei, o non farsi mettere in soggezione dall’autore più esperto o titolato. Per lavorare con un autore devo conoscerlo, capire dove vuole arrivare e come, vedere come posso aiutarlo senza portarlo per forza dove voglio io. Il secondo è la competenza.

L’editoria bambini e ragazzi è un mondo di tesori preziosi. Come credi bisognerebbe custodirli? Cosa ti aspetti dalla futura editoria?

Purtroppo oggi l’editoria per ragazzi è spesso pensata per farli diventare consumatori più che lettori. Per come è oggi, bisognerebbe smantellarla più che custodirla. A partire da quei meccanismi perversi che spingono autori, editori e traduttori a produrre in eccesso, senza tanto domandarsi se c’è davvero bisogno di quella storia, se dice qualcosa di nuovo e importante o se può essere soppiantata da un’altra storia simile in pochi anni. Un sistema che spesso seppellisce quei tesori preziosi, vecchi e nuovi, che sarebbero vero nutrimento per i lettori. In futuro bisognerebbe impegnarsi a riconoscere la qualità e permettere ai lettori di scegliere con consapevolezza tra una varietà reale di libri.

A questo punto, ti chiedo di lasciarci tre consigli di lettura: un libro che ha stregato Livia da bambina …

Una donna e altri animali di Brunella Gasperini (ma anche altri suoi libri, come Fantasmi nel cassetto). Non mi ha solo stregato, mi ha formato come persona e come scrittrice. Un’autrice impegnata a livello civile e che ha deciso di pubblicare meno per dedicarsi solo a storie che potessero nutrire i lettori, scuoterli, metterli in crisi.

… uno che più ti ha formata come scrittrice…

Qui è difficile scegliere perché la mia libreria ha interi scaffali pieni di manuali e di saggi che mi hanno aperto mondi e prospettive. Forse la scossa più grande l’ho avuta dagli studi di Jack Zipes, che infatti consiglio sempre ai miei corsi. Ma ho anche uno scaffale dei “libri da rileggere” con i libri che mi hanno fatto dire: «Questo avrei voluto scriverlo io!» E lì il posto d’onore ce l’hanno molti libri di Marie-Aude Murail.

… infine, una lettura che non dovrebbe mancare nella libreria di un editor.

La cosa che più mi ha fatto capire che editor voglio essere è una frase di Giulio Mozzi, sul fatto che l’editor dovrebbe conoscere bene l’autore con cui lavora, viverci assieme per un mese, capire tutto di lui/lei a partire da come fa colazione. Non mi ricordo però dove l’ho trovata. Quindi il consiglio è: leggete tutto quello che ha scritto Giulio Mozzi, poi se trovate quel passaggio, scrivetemi.

Martina Marinaro