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Le avventure di Lamanna e Piccionello dai libri alla serie tv – Gaetano Savatteri dialoga con gli studenti del Master

Comparse per la prima volta tra il 2014 e il 2016 nelle antologie di racconti gialli Sellerio, le prime Quattro indagini a Màkari degli investigatori improvvisati Lamanna e Piccionello, create dalla penna di Gaetano Savatteri, sono state ripubblicate in un unico volume a marzo 2021, in occasione del debutto della serie tv su Rai1. Noi studenti del Master abbiamo incontrato l’autore e abbiamo parlato dei suoi protagonisti, di ironia, giallo e Sicilia, di scrittura e trasposizione per la televisione e, ovviamente, di editoria.

«Sancho Panza», un «don Chisciotte in balia delle onde» e «la Venere della porta accanto»

A partire da questi paragoni di Michele Soavi (regista della serie tv Màkari) abbiamo riflettuto sui ruoli e sui valori trasmessi dai protagonisti delle avventure di Màkari. Lamanna e Piccionello, coppia comica e investigativa sicilianissima, rappresentano due valori opposti ma che appartengono, secondo l’autore, al carattere di tutti i siciliani, di tutti gli italiani e, forse, di tutti e basta.

Da un lato Saverio Lamanna, giornalista disoccupato che si improvvisa investigatore, è un don Chisciotte che con il suo fare intellettuale filtra la realtà attraverso codici letterari, linguistici, librari che gli appartengono per formazione e professione; è uno “sciasciano” che si difende dai luoghi comuni, dai condizionamenti e dagli stereotipi attraverso l’intelligenza, lo scetticismo, il disincanto. Dall’altro lato, invece, il suo Sancho Panza, l’eccentrico Peppe Piccionello, figura sempre più importante e presente nel corso della serie, entra in sintonia con le persone e le situazioni che incontra senza avere paura di stare dentro il luogo comune e il buon senso. A mediare tra i due, con la sua capacità di unire l’intelligenza al sentimento, la lucidità e il pragmatismo al romanticismo e alla passione, c’è Suleima.

«Madame Bovary, c’est moi!» o l’autore dietro al personaggio

Quanto Gaetano Savatteri c’è dietro a Saverio Lamanna? Spesso gli autori affermano di trovare un po’ di se stessi nei personaggi che creano e, sulla stessa linea, Savatteri ci ha detto: «anche Piccionello sono io». Dopotutto, continua, le polarità che caratterizzano i personaggi convivono in ognuno di noi.

La genesi di Lamanna è comunque più complessa e non autobiografica. Condivide il lavoro di giornalista con il suo autore, ma appartiene a una generazione successiva e per questo somiglia più a professionisti dell’ambiente più giovani, approdati al giornalismo quando il mestiere intellettuale non era più premiante come un tempo. Saverio Lamanna, dopo una brillante carriera, affronta la loro stessa crisi e, licenziato a seguito di un’imprudenza commessa sul lavoro, torna in Sicilia ritrovando le ragioni del suo mestiere – e della sua scrittura – non più nel portare a termine un servizio per qualcun altro, ma nella curiosità iniziale che è molla del giornalismo.

E le relazioni?

Sono tra i principali centri di investigazione dei racconti e dei romanzi della serie. Savatteri non solo indaga i rapporti tra la coppia Lamanna e Piccionello, che riflette i canoni più classici della comicità e della detective story, ma si diverte a mettere in scena relazioni conflittuali e complicate. Non si può non tornare, allora, alla liaison tra Lamanna e Suleima, con la quale l’investigatore trova un’intesa fin dal primo incontro, caratterizzata, però, da continue crisi, fughe e ritorni. Le relazioni sentimentali, allora, diventano un modo per attivare i personaggi, scandagliarne i pensieri, metterli in difficoltà e scatenare una reazione: sono, insomma, il terreno moderno dell’avventura romanzesca.

Casa Sellerio: «piccola bottega con una grande insegna»

Le Quattro indagini a Màkari non sono le stesse degli episodi della serie trasmessi a partire dal 15 marzo scorso. L’idea, infatti, era di permettere di ritrovare le origini di Lamanna e Piccionello a un pubblico che ha conosciuto le loro avventure attraverso la tv riproponendo, in ordine cronologico, i primi racconti che li vedono protagonisti.

Lamanna nasce proprio con i racconti: compare per la prima volta nell’antologia Vacanze in giallo nel 2014 e da allora ha continuato ad avere grande fortuna. Un successo della forma narrativa breve che va in direzione contraria a una certezza granitica – probabilmente da spezzare, ritiene Savatteri – che i racconti non siano appetibili dal punto di vista editoriale dal momento che non funzionano sul mercato.

Nelle antologie Sellerio – importantissime operazioni editoriali – i più “anziani” vecchietti del bar Lume, Rocco Schiavone e Montalbano hanno preso per mano l’appena nato Lamanna e lo hanno fatto crescere.

«Caro Lamanna, lunedì prossimo riapriremo i nostri uffici dopo la pausa estiva. Ti prego di farmi avere il tuo libro in tempo utile per la revisione delle bozze (evitiamo gli affanni dell’ultima volta)».

Come il suo autore, Lamanna non solo è giornalista ma anche autore di gialli in cui racconta i casi che lo coinvolgono. Questa citazione tratta da La fabbrica delle stelle ci ha permesso di parlare non solo dei tempi rigorosi del settore editoriale, ma anche del rapporto molto personale con l’editore, l’editor o il redattore che una piccola realtà di prestigio come Sellerio (che conta una ventina di dipendenti in totale) può concedere all’autore.

“La Memoria” che illumina il presente

Le avventure di Lamanna, Suleima e Piccionello compaiono nella collana “La Memoria”, ideata da Leonardo Sciascia, e che al suo interno comprende saggi, libri storici e gialli, pubblicazioni molto varie fra loro ma che condividono la capacità di illuminare il presente. Nella collana convivono libri più contemporanei e ripubblicazioni di testi di diversi anni fa che, tuttavia, sono ancora attualissimi. In più, “La Memoria” è diventata la rassegna del giallo italiano e, in parte, europeo. Manzini, Malvaldi, Giménez Bartlett e moltissimi altri autori fanno parte del filone di un giallo contemporaneo considerato come romanzo sociale più che come un giallo di plot, di congegni e di colpi di scena. Insomma, più che gialli scritti secondo i più classici canoni del genere, la scelta di Sellerio è di pubblicare romanzi che siano innanzitutto racconto del presente.

«Il cinema deve fare lei, signor Lamanna»

Per quanto riguarda la trasposizione televisiva dei libri Màkari, l’autore non ha collaborato attivamente alla composizione della sceneggiatura ma ha incontrato gli sceneggiatori durante le fasi iniziali di scrittura, per scambiarsi opinioni su Lamanna, sulla storia e su eventuali sviluppi futuri dei personaggi. In generale, infatti, lavorare con le sceneggiature è molto complicato e, a meno che non ci sia un tradimento tale da snaturare la storia, si possono accettare alcuni piccoli cambiamenti per le esigenze della fiction. Ad esempio, Suleima nella serie tv è catanese mentre sulla carta è di Bassano del Grappa. Se da un lato questo può sembrare un cambio radicale nella descrizione del personaggio, in realtà avvalora quello che l’autore ha da sempre sostenuto: stiamo parlando di una giovane donna e, in un’Italia unita da 160 anni, in cui si viaggia, in cui si hanno gli stessi stimoli e riferimenti culturali, non c’è incomunicabilità tra Bassano del Grappa e Catania, tra Nord e Sud. Bisogna, poi, tenere presente che una serie tv e un libro sono due prodotti diversi e assolutamente autonomi. Secondo l’autore, nella fiction vi sono, inoltre, delle soluzioni, dei piccoli escamotage in grado di dare significati ulteriori alla puntata, che ha dei ritmi narrativi propri e delle esigenze particolari.

Ironia, tensione narrativa e punto di vista giornalistico…

I gialli di Savatteri sono scritti con il giusto equilibrio tra tensione narrativa e ironia. Come afferma lo stesso autore, ai lettori che amano di più la parte investigativa, questa sembra troppo blanda e “facile”. Ma il lettore “ideale” di Savatteri non legge generalmente gialli e polizieschi; l’autore preferisce avere un lettore che si appassiona di più al contesto, ai personaggi, alla parte ironica più che investigativa. Le sue storie non raccontano il congegno perfetto del giallo alla Agatha Christie, dove alla fine tutto va a punto come le tessere di un mosaico. Un lettore esperto di gialli, infatti, capisce abbastanza presto la soluzione del caso, ma quello che all’autore interessa è far appassionare alle vicende personali dell’investigatore improvvisato e degli altri personaggi.

Il punto di vista giornalistico, diverso da quello dello scrittore tradizionale, ha influito molto nei racconti di Savatteri. Facendo il giornalista da tanti anni ci si abitua, infatti, a fare i conti con la realtà, e «i fatti sono testardi». È molto presente la volontà di avere a che fare con fatti reali, tant’è che nei romanzi vengono spesso inseriti riferimenti alla cronaca, a luoghi e talvolta a persone esistenti. Per questo, ad esempio, Savatteri tenta sempre di essere fedele nella topografia, preferendo scrivere storie di luoghi che conosce o in cui è stato almeno qualche volta. E questa fedeltà al reale è sicuramente una caratteristica che nasce dal mestiere di giornalista. Un altro aspetto importante derivato dal mestiere di giornalista è l’abitudine e la capacità di scrivere dappertutto, in velocità, senza una vera e propria “ritualità” di scrittura, ma scrivendo dove e quando si ha la possibilità di farlo.

…E la Sicilia

Non ne posso più della Sicilia immaginaria, costruita e ricostruita dai libri, dai film, dalla fotografia in bianco e nero. Oggi c’è una Sicilia diversa. Basta solo raccontarla.

Come si riesce a raccontare la Sicilia in modo sempre diverso senza cadere negli stereotipi?

La Sicilia è carica di grandi stereotipi e luoghi comuni anche a livello letterario e cinematografico. Naturalmente chi scrive sulla Sicilia deve confrontarsi con tutto questo: la “ricetta” è quella di attraversare in qualche modo questi luoghi comuni. Parlando della Sicilia letteraria non si può fare finta che non ci sia il Gattopardo, ma il gioco è quello di andare dentro lo stereotipo e vedere quanto questo regga ancora rispetto al reale e rispetto ai personaggi che si raccontano. Lamanna potrebbe benissimo dire che il Gattopardo è morto, che Tancredi è morto, perché quella Sicilia, raccontata in quel modo, è di fatto una Sicilia che non c’è più; e quando Tomasi di Lampedusa ha scritto il Gattopardo non c’era già più, quel mondo era scomparso. È necessario, quindi, approcciarsi allo stereotipo entrandone ed uscendone.

 

Il video dell’intervista è disponibile qui.

Laura Bosso e Serena Di Giovine