Metadati? Le carte d'identità nascoste dei libri
Mondo Editoriale,  News

Metadati? Le carte d’identità nascoste dei libri

«Metadati, cioè dati che descrivono libri», afferma con chiarezza Giacomo D’Angelo, che si occupa della gestione dei metadati dei cataloghi dei libri cartacei tramite il servizio MetAlice. Dati, metadati, risorse digitali e competitività è il titolo dell’incontro che ha avuto luogo nell’ultima giornata di Book Pride 2023 tra Giacomo D’Angelo, CEO di StreetLib, la più ampia rete di distribuzione e di vendita digitale globale, e Marco Zapparoli, presidente ADEI, Associazione degli Editori Indipendenti, grazie alla quale si è tenuta la fiera nazionale dell’editoria indipendente italiana.

Dati che descrivono

Ma cosa si intende con la parola “metadati”? Si tratta di dati che descrivono le caratteristiche identificative di un libro, costituendo la sua carta d’identità. Sono quell’insieme di informazioni testuali e multimediali che raccontano nel dettaglio, a partire dal titolo fino al codice ISBN. Per di più, vanno a creare e a diffondere in rete la coda invisibile del libro online. È proprio la ricchezza dei dati della scheda libro che migliora l’indicizzazione nei motori di ricerca.

In un mondo che sta correndo verso la digitalizzazione e l’interconnessione globale è imprescindibile padroneggiare gli strumenti digitali. Questo mutamento di paradigmi ha avuto un impatto notevole non solo sulla produzione, ma anche sulla vendita al dettaglio. Tant’è vero che una gestione efficiente dei metadati editoriali influisce positivamente sui cataloghi di ogni casa editrice, ancor di più se è dotata di un proprio market place.

Integrazione di carta e digitale

Durante il confronto Giacomo D’Angelo rimarca l’importanza dello «sviluppo della competenza digitale, al fine di un’organizzazione sistematica dei dati nel mare magnum del mondo virtuale». Infatti, insiste sulla necessità di gestire al meglio la dotazione digitale, per evitare di annegare nel marasma di iniziative e informazioni. Suggerisce quindi una produzione editoriale ridotta, ma controllata e di qualità. In modo tale da poter avere il pieno controllo dei prodotti realizzati con estrema attenzione e cura, in ogni parte del processo.

L’uso concreto e ragionato degli strumenti digitali è parte integrante del sistema di catalogazione dei dati. «All’interno dell’editoria i due mondi, il cartaceo e il digitale, devono trovare un modo per sostenersi», ribadisce D’Angelo. La tecnologia digitale andrebbe utilizzata al massimo delle sue potenzialità, per poterne trarre ogni possibile vantaggio. Deve svolgere la sua funzione di supporto al cartaceo. In rapporto a quanto detto da Zapparoli, e cioè che «la carta è intelligenza vegetale, trasformata su un supporto duttile», è conveniente che le sue fibre interagiscano con la rete articolata del mezzo digitale. Pertanto, occorre implementare la multicanalità, la coesistenza dei due differenti media.

Competenze digitali cercasi

Giacomo D’Angelo, reduce dagli incontri del Digital Book World di New York, in cui si è posta l’attenzione sull’innovazione nel mondo del publishing dell’IPA (International Publishers Association), affronta il discorso editoriale da un altro punto di vista: favorire l’accessibilità dei contenuti grazie alla digitalizzazione. Gli editori possono massimizzare le opportunità offerte dalla tecnologia del digitale. D’Angelo, infatti, sottolinea l’urgenza di «creare un’infrastruttura tra editori nella transizione all’editoria digitale, attraverso la gestione dei metadati dei libri».

In altri paesi, l’amministrazione dei dati è già organizzata e moderna; in Italia, invece, è lasciata a operatori non sempre in dialogo con gli editori. Manca, inoltre, un’adeguata formazione professionale per gli editori nella pratica dei metadati, che sono elementi vitali per il libro e la sua riuscita. Questa comunicazione carente provoca un vuoto negli scaffali virtuali, dato che l’organizzazione dei cataloghi e quindi dei libri in circolazione è mal gestita. Tutto ciò provoca delle implicazioni creative, economiche e organizzative sul piano della concorrenza. Dal momento che la rete è il mezzo più diffuso con cui le persone cercano e si documentano su un libro, è indispensabile fornire delle informazioni complete e corrette, per ottimizzare i risultati di ricerca. «La domanda di contenuti digitali sta crescendo a dismisura, in maniera esponenziale. Quanto più un editore ha i suoi metadati organizzati, tanto più le app possono riuscire a reperire i dati e a diffonderli» convalida D’Angelo.

Autonomia e comunicazione

Il CEO di StreetLib evidenzia che l’editore deve imparare a controllare in autonomia e in modo diretto i suoi metadati, deve saperne padroneggiare il flusso. Inoltre, è proficuo creare una linea di vendita con la propria audience, quasi una community, tramite il proprio sito web e la relativa libreria virtuale, unito a un uso sapiente della newsletter. Anche Marco Zapparoli concorda sull’esigenza che ogni casa editrice si gestisca in maniera indipendente. È urgente rinnovare la consapevolezza della responsabilità degli editori nella raccolta, gestione e controllo dei propri dati. L’editoria indipendente è rappresentativa di un’ampia fetta del mercato editoriale, dunque deve essere in grado di coordinarsi anche in questo ambito.

Come sostiene Giacomo D’Angelo, «bisogna attivare una comunicazione informatica automatizzata tra case editrici e biblioteche per favorire lo scambio di repository di informazioni», in considerazione del fatto che «i dati fanno parte del patrimonio dell’editore, che dovrebbe avere la responsabilità unica nel gestirli». L’editore deve essere in grado di mettere sul mercato ciò che produce e vende attraverso le biblioteche digitali. In vista di ciò, l’amministratore delegato di StreetLib incoraggia gli editori a svolgere più lavoro editoriale nel management dei propri metadati.

Elena Vanore