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Interviste

Parliamo di scrittura terapia: intervista allo scrittore Rumi Nicola Crippa

«L’anima possiede orecchie per sentire cose che la mente non comprende» (Mawlana Rumi) e che molte volte solo la scrittura può portare alla luce. Scrittura e terapia, in che modi possono unirsi? Molti scrivono per piacere, per il gusto di farlo, ma tanti ammettono quanto la scrittura possa essere una terapia, un processo catartico in cui incanalare tutte le proprie emozioni per poterle gestire meglio. In pochi sanno che però, negli ultimi anni, la scrittura è diventata un vero e proprio strumento terapeutico, sempre più utilizzato nei processi di psicoanalisi. Oggi, ai nostri “microfoni” troviamo uno scrittore che ha fatto della scrittura terapia la sua professione. Si chiama Rumi Nicola Crippa, è bergamasco ed è in attività da anni. Affrontiamo il tema con lui.

 

Ciao Rumi! Innanzitutto, raccontaci chi sei.

Sono Rumi Nicola Crippa, e Rumi è un nome spirituale legato alla mia ricerca interiore, elemento essenziale della mia vita e che ho sempre avvertito come associato alla ricerca ed espressione artistica. Dopo la laurea triennale in filosofia ho approfondito le relazioni tra filosofia e scrittura creativa, e intanto mi iscrivevo ad un percorso formativo di tre anni in storytelling creativo e trasformativo con il docente Eric Minetto. Durante quel triennio ho ricevuto oltre venti premi di letteratura, al seguito dei quali ho poi pubblicato il primo libro, Riflessi, una raccolta dei racconti e delle poesie premiate. Dopo Riflessi e di un genere simile è stato pubblicato dalla stessa casa editrice Lubrina la raccolta Le Alchimie Dell’Anima, a cui poi sono seguiti Fiabe Dritte Per Un Mondo Storto (Leucotea Edizioni) e i quattro volumi de Una Fiaba Bergamasca (Lubrina Editore). Intanto nel 2016 iniziavo a tenere i primi percorsi di scrittura creativa per teenagers, e tra i primi corsi ho avuto la fortuna di incontrare tra gli studenti iscritti Enrico Gamba (151eg), all’epoca un ragazzo appassionato di cinema e ora uno youtuber esperto in animazione. Ai primi corsi per adolescenti sono seguiti quelli per bambini sulla magia delle fiabe e quelli per adulti di scrittura terapia. Il mese di agosto 2021 vedrà la pubblicazione del mio ottavo libro.

Qual è stata la tua formazione?

Mi sono laureato in filosofia con una tesi su Nietzsche, poi mi sono iscritto a due percorsi formativi, uno in counseling e l’altro in storytelling. A questa formazione più classica va poi a unirsi tutti i lavori di terapia e ricerca interiore che mi accompagnano fin dagli ultimi anni delle scuole medie, per lo più nel sentiero del maestro illuminato Osho.

Cosa si intende per scrittura terapia?

Per scrittura terapia si intende generalmente l’utilizzo della scrittura ai fini della ricerca interiore: scrivendo e rileggendoci abbiamo la possibilità di scoprire parti di noi ignote al nostro conscio. Perché questo processo possa succedere la scrittura e la rilettura devono avvenire in uno spazio di apertura interiore affine a quello generato dalla meditazione, motivo per il quale i miei percorsi di scrittura terapia prevedono molti momenti di meditazione e utilizzo del corpo, secondo i principi dell’Experiential Learning. Motore incessante che mi spinge a proseguire nell’insegnamento di tale disciplina è il continuo constatarne gli effetti terapeutici che noto nella mia vita personale. E ci tengo a sottolineare come per terapia qui si intenda ciò che è basato sull’osservazione consapevole di sé. Lo studio delle storie e dei personaggi è un modo nuovo, giocoso e al contempo profondo per scoprire se stessi come personaggi del racconto della nostra vita, e questo costante scoprire è per me fonte di gioia e calore.

In cosa consistono i tuoi corsi? Da quanto tempo li tieni?

La prima volta era il 2016, era un corso per teenager che tenevo dal vivo in una biblioteca in provincia di Bergamo. Fino all’avvento della pandemia tenevo corsi solo dal vivo: per adolescenti quelli più tecnici e di scrittura creativa, con la scuola primaria invece faccio lavorare la magia delle fiabe attraverso il gioco della scrittura, mentre con gli adulti lavoravo per lo più in centri olistici al fine di fare loro utilizzare la scrittura come strumento per conoscere se stessi. Ora questi stessi percorsi sono quasi tutti online, cosa che mi sta piacendo molto permettendomi di incontrare persone con una sensibilità simile alla mia che altrimenti non avrei mai incontrato.

Cos’è cambiato con la pandemia?

Il mio lavoro! E per quel che mi riguarda la mia relazione, che si è spenta inesorabilmente senza che potessi davvero salutarla. Curioso. Sicuramente con la pandemia è cambiato tutto il mondo, questa è un’ovvietà. Nel mio mondo, a parte l’aspetto sentimentale e lavorativo, la pandemia ha rafforzato certi miei valori e mi ha permesso di avere una visione più chiara della mia vita.

In che modo la scrittura è stata terapeutica, per te e per i tuoi studenti?

Potrei scrivere non un libro, ma una serie di libri su questa domanda!
Scrivere mi ha aiutato tantissimo a dare un senso e una collocazione ai traumi della mia vita, ma anche agli eventi che più mi hanno riempito il cuore. Studiare le storie significa studiare la propria storia, e il proprio racconto di sé. Questo libera (fa catarsi) e dà maggiore consapevolezza. In me e nei miei studenti. Alcuni avevano problemi familiari che hanno saputo riconoscere e quindi affrontare meglio con la scrittura, altri soffrivano la clausura dei lockdown e scrivere in gruppo è stato un fondamentale antidoto, altri ancora non avevano la capacità di credere in se stessi e nei loro sogni, e vedere persone normalissime riuscire a vivere dei loro sogni penso che non possa che aiutare.

Cosa suggerisci a chi volesse intraprendere un percorso di scrittura terapia?

A chi volesse iniziare un percorso di scrittura terapia consiglio semplicemente di portarsi una mano sul cuore e di visualizzare se stesso mentre gioca con le storie, nel tentativo un po’ naïf di scoprirsi dietro ai suoi personaggi preferiti e di raccontarsi con le parole. Se avverti che questa visualizzazione ti scalda il cuore, allora sarò felicissimo di averti tra i miei studenti!

Hai un libro in uscita? Ce ne parli?

Sì! Settimana prossima uscirà Essere Umani, la mia ottava pubblicazione. E, paradossalmente, quel libro dà risposte a tutte le domande di questa bella intervista!
Esseri Umani è la testimonianza in presa diretta del periodo marzo – dicembre 2020. Una resa poetica dell’essere umano illuminato dalla luce della pandemia filtrata con le lenti dell’arte e della ricerca interiore.
Filo conduttore del libro è l’arte, appunto, e l’amore. Non l’amore in senso romantico o relazionale, ma l’amore come vibrazione vitale, che accomuna ogni essere vivente. E quindi nella fattispecie l’amore vissuto dagli esseri umani del 2020, gli esseri umani della pandemia.
Un libro sotto forma di diario, dunque, e un diario sotto forma di terapia. Terapia umana.
E in questo libro diario parlo di me, della mia storia, e con essa, spero, di quella di moltissime delle persone sensibili che stanno leggendo questa intervista!

Claudia D’Amico