Tra timori e gratificazioni: l’esperienza vincente di TerraRossa
Nella dozzina del Premio Strega figurano da sempre autori dai nomi più o meno risonanti e case editrici note o non ancora tali. Quest’anno, nella LXXV edizione del premio, a far parlare di sé è stata la casa editrice TerraRossa, che dai trulli di Alberobello ha conquistato con tenacia il panorama nazionale, si è fatta notare e si è fatta scegliere. Il merito, si sa, va all’autore, ma cosa sarebbe stato del testo se non avesse avuto la spinta di persone competenti, curiose e spesso audaci che, prima degli altri, hanno saputo notare il valore del prodotto letterario? E figurare nei dodici sicuramente è una vittoria che il caso di La casa delle madri di Daniele Petruccioli può vantare senza preoccuparsi delle scaramanzie, qualsiasi sarà l’esito.
Giovanni Turi, direttore editoriale di TerraRossa, ci spiega cosa c’è dietro una casa editrice, nella scelta di una linea editoriale e davanti al prodotto finito, tra ardore e ponderatezza.
«Le ragioni per le quali un tempo si faceva editoria ormai sembra vengano considerate folli: cercare di proporre libri diversi da quelli che il pubblico si aspetta, sforzarsi di formare lettori pensanti e consapevoli, perseguire un’idea di letteratura che sondi le possibilità del linguaggio e quelle dell’invenzione». Sono questi gli elementi che la casa editrice TerraRossa – nata nel 2017 ad Alberobello, città nota per la sua architettura, adesso anche per i suoi prodotti editoriali – dichiara fondamentali sulla sua pagina internet. Qual era la volontà o necessità che ha portato alla fondazione di una nuova casa editrice?
Proprio quella di ragionare su un catalogo incentrato sul valore letterario delle proprie opere, a prescindere dal loro potenziale commerciale. Sembra un’ovvietà, ma basta fare un giro in una grande libreria per intuire che non lo è affatto.
Adesso avete due collane, entrambe di narrativa: “Fondanti” che ripropone, in una nuova edizione rivista, romanzi recenti ma introvabili di autori che hanno rinnovato il panorama letterario e “Sperimentali” che accoglie opere inedite, capaci di affrontare temi attuali attraverso una ricerca stilistica originale. Sembrano seguire due percorsi differenti, ma fanno riferimento a un ideale comune: qual è?
Sì, in comune hanno la centralità della scrittura: che siano opere nuove o già pubblicate ma fuori commercio, a noi interessa che si riconosca il tratto stilistico del loro autore, la sua voce. Per la scelta dei testi da pubblicare contano poco la notorietà dell’autore (abbiamo diversi esordi in catalogo) e anche dei temi: a noi interessano storie raccontate con una scrittura che sappia azzardare e sperimentare, sondare le diverse possibilità del linguaggio, senza per questo ridursi mai a esercizio di stile, ma sempre al servizio della narrazione.
Credete che sarà necessario ampliare il vostro catalogo in futuro o vorreste continuare con la linea editoriale selezionata fino ad ora?
No, continueremo a pubblicare pochi titoli l’anno, per poterli selezionare con attenzione e poi promuovere con dedizione; oltretutto siamo una realtà piccola e non abbiamo le strutture, il personale e le risorse economiche per allargare i nostri orizzonti.
Per una casa editrice così giovane, com’è stato dover affrontare la situazione pandemica? Quali sono stati gli effetti della chiusura delle librerie sulle vendite e sulla progettazione editoriale?
In realtà, lo scossone è stato soprattutto emotivo; proprio perché piccoli, abbiamo una maggiore capacità di adattarci ai mutamenti. Certo, sono saltate tutte le fiere dell’editoria e per un mese e mezzo le librerie sono rimaste chiuse, ma abbiamo posticipato di un paio di mesi l’uscita del romanzo di Marco Rovelli, La parte del fuoco, e per il resto ci siamo concentrati sul lavoro redazionale e abbiamo cercato di essere maggiormente presenti sui social network.
«Quanto alla scelta dei materiali e alla cura grafica, vi basterà sfogliare uno qualunque dei nostri libri per comprendere quanta importanza abbiano per noi». Vorreste descrivere qual è la veste che avete scelto per i vostri libri e quale la sua importanza?
Beh, abbiamo una linea grafica ben definita, riconoscibile, e le illustrazioni sono tutte curate da Francesco Dezio, che ha un tratto originale e molto accattivante; sulle copertine c’è un cerchio sul quale deve focalizzarsi l’attenzione del lettore, sul dorso un simbolo e dietro la copertina un’immagine in negativo e… insomma, i nostri libri bisogna sfogliarli per coglierne i dettagli.
Spostiamoci, infine, su un libro di cui si è molto parlato ultimamente. Come è stato scelto La casa delle madri di Daniele Petruccioli? A quali esigenze ideologiche o commerciali risponde e in che modo rispecchia le caratteristiche della collana “Sperimentali”? Immagino che, avendolo pubblicato, siate stati i primi a credere nel valore del testo, vi aspettavate un riscontro del genere?
Me ne aveva parlato un nostro consulente, Giuseppe Girimonti Greco (fine traduttore letterario, per altro), e mi ha subito entusiasmato: Daniele Petruccioli ha una scrittura ricca e armoniosa, che trascina il lettore, lo stordisce e lo incanta, mentre racconta una storia di contrasti famigliari e mette a confronto la labilità della vita umana con la persistenza della sua impronta sui luoghi in cui vive. Sapevamo fosse un romanzo importante, ma entrare in dozzina al Premio Strega va anche oltre le nostre aspettative.
Quali consigli darebbe ai giovani che si approcciano al mondo editoriale? C’è posto per noi?
Riguardo ai consigli, non so davvero: prima della pandemia il mio primo lavoro per cinque mesi l’anno era quello di guida turistica e anche tutti gli altri collaboratori di TerraRossa hanno una seconda occupazione (Elena Manzari, l’addetta stampa, gestisce una libreria; Tiziana Giudice, la correttrice di bozze, è un’insegnante; ecc). Quindi l’unico consiglio che posso dare è quello di non precludersi altri percorsi professionali, perché quello editoriale è un ambito spesso molto frustrante sul versante remunerativo.
In definitiva… spirito di iniziativa, mente aperta e piedi per terra: questa sembra essere la combinazione perfetta per il successo di una giovane casa editrice e, soprattutto, la chiave per guardare, giorno dopo giorno, al proprio operato con fierezza, orgoglio e sempre rinnovata passione.
Stefania Malerba