Interviste,  Mondo Editoriale

Divulgare femminismo: la missione di VandA edizioni. Intervista ad Angela Di Luciano

VandA è una casa editrice indipendente e femminista, fondata a Milano nel 2013 dall’editor Angela Di Luciano e dall’agente letteraria Vicki Satlow, che detengono le quote di maggioranza. Negli anni il progetto si è ampliato: inizialmente è entrata in società la giornalista Silvia Brena, nel 2014 la scrittrice Chiara Giunta, l’anno dopo Genevieve Vaughan, filosofa dell’economia del dono, e nel 2021 l’operatrice antiviolenza Ilaria Baldini.

 

Come è nata VandA?

In origine era in realtà una casa editrice digitale, ma non esclusivamente femminista. La mia idea e quella della mia socia Vicki Satlow era di sperimentare questa nuova strada, dopo molti anni nell’editoria cartacea, soprattutto perché, consentendoci di contenere i costi, ci avrebbe permesso di produrre di più e di pubblicare anche titoli minori o di difficile divulgazione. Allo stesso tempo, il prezzo di copertina più basso avrebbe allargato il bacino di lettori. Inoltre, un nostro obiettivo era anche quello di sfruttare questa innovazione per salvare i “fuori catalogo”, ovvero tutti quei libri che una volta mandati al macero non sarebbero mai più stati disponibili. VandA è stata tra le prime case editrici italiane solo digitali. Eravamo convinte che la straordinaria diffusione di e-book in America sarebbe presto arrivata anche in Europa. Questo però non è accaduto e dopo non molto persino negli Stati Uniti la loro vendita ha subito un calo. A oggi, è vero che costano meno del cartaceo, ma in media solo del 30%, non c’è stata quindi quella rivoluzione che molti avevano previsto. L’editoria digitale non ha liberato il libro, ma si è adeguata a un sistema di mercato già precostituito. Dopo un paio d’anni ci siamo quindi rese conto che il progetto non era più sostenibile.

 

A quel punto cosa avete deciso di fare?

La scelta era tra chiudere o iniziare a pubblicare anche libri cartacei. Abbiamo deciso di seguire quest’ultima strada, focalizzandoci però su quella che era la nostra passione, secondo noi importante da divulgare, ovvero la tematica femminista. È stato un gesto anche di grande incoscienza: nel 2015 pubblicare solo testi di questo tipo significava rivolgersi a una nicchia molto ristretta. Nonostante questo siamo state fin da subito supportate da assidue lettrici. È così che è nata VandA come la conosciamo oggi, e credo di non sbagliare nel dire che in Italia sia stata la prima casa editrice femminista sorta durante la quarta ondata del movimento. Abbiamo quindi iniziato a costruire un catalogo incentrato sul femminismo radicale, tema che già avevamo trattato con l’e-book Manifesto SCUM di Valerie Solanas. Nel marzo 2015 è uscito il nostro primo libro cartaceo: Trilogia SCUM di Solanas, a cura di Stefania Arcara e Deborah Ardilli. A questo sono seguiti Nonostante il velo. Donne dell’Arabia Saudita di Michela Fontana, e Temporary Mother. Utero in affitto e mercato dei figli sulla gestazione per altri di Marina Terragni.

 

Perché avete chiamato la casa editrice VandA?

Trovare un nome non è stato semplice. Alla fine, quasi per gioco, abbiamo scelto l’acronimo di Vicki and Angela che letto in italiano è “VandA”. Ci sembrava simpatico, gioioso, e alle donne è piaciuto molto. Dopo qualche anno ne avevo trovato uno forse più significativo: “Oca selvatica”, metafora di libertà e ispirazione nel finale di Orlando di Virginia Woolf, ma ormai era troppo tardi.

 

Pubblicate soprattutto saggistica, ma anche narrativa e poesia. Quali sono i criteri per la scelta dei libri?

La nostra linea editoriale è il femminismo radicale, soprattutto della seconda ondata, che per noi è stata quella più dirompente. Recuperiamo i testi fondanti del pensiero femminista che sono necessari per chi vuole approcciarsi a questi temi, sia a livello teorico che pratico. In Italia spesso siamo state le prime a tradurre autrici che sono vere e proprie colonne portanti, come Gloria Steinem e Julie Bindel. Abbiamo anche pubblicato, a trent’anni dall’uscita in America, Carne da macello. La politica sessuale della carne dell’attivista antispecista Carol J. Adams. Ci siamo inoltre occupate del femminismo materialista francese con scrittrici come Monique Wittig e Christine Delphy. Siamo anche le editrici di Carol Gilligan, pubblicata già da Feltrinelli trentatré anni fa. Accanto a questo lavoro, manteniamo una gioiosa curiosità per la narrativa, che spesso è una riscrittura dei testi dal punto di vista dell’“imprevisto della storia”, come direbbe Carla Lonzi. Penso, per esempio, ai libri di Giuseppina Norcia, dove le donne della mitologia classica sono raccontate sulla base di una competente e profonda rilettura delle fonti. Inoltre, con i testi di narrativa, offriamo anche la possibilità di scoprire sia grandi figure femminili perse fra le pieghe della storia, come ad esempio la principessa Valdina di Pina Mandolfo, sia importanti autrici ignorate o dimenticate solo perché donne, tra cui Margareth Cavendish, Aphra Behn, Claude Cahun e Gentleman Anne.

 

Qual è il libro che avete pubblicato di cui è più fiera?

Un testo a cui sono particolarmente legata è Il corpo lesbico di Monique Wittig, molto atteso dalle nostre lettrici, così come Carne da macello. La politica sessuale della carne di Carol Adams. Anche Manifesto SCUM è stata per noi una pubblicazione significativa, non solo perché è stata la prima.

 

Il vostro best seller?

Manifesti femministi. Abbiamo chiesto a Deborah Ardilli, studiosa di teoria politica e storia del femminismo, di raccogliere tutti gli scritti programmatici dei gruppi radicali tra il 1964 e il 1977. È quindi una sorta di breviario che Deborah ha realizzato nel migliore dei modi. È il nostro long seller. Altri testi che hanno avuto un buon successo sono stati: Corpo lesbico, Carne da macello, SCUM e La mia vita, l’autobiografia di Golda Meir.

 

 

Il libro che invece non ha avuto la diffusione che vi aspettavate?

Avrei voluto più attenzione per i testi di Christine Delphy, come Il nemico principale. Economia politica del patriarcato e Classificare, dominare. Chi sono gli “altri”?. Bisogna considerare, però che in Italia molte femministe sono legate alla teoria della differenza, e quindi si sentono distanti dalle materialiste francesi. In futuro forse sarà letta maggiormente.

 

VandA ha dichiarato che «opera giorno per giorno, libro dopo libro in una logica di autonomia e di cooperazione basata su un’economia solidale tra autori, traduttori, redattori, illustratori e vari attori della scena editoriale». Può spiegare meglio questo aspetto?

Non siamo le uniche, in Francia ad esempio ci sono editori che lavorano in questo modo. Dato che pubblicare libri è costoso e le vendite, soprattutto se fai parte di una nicchia, sono limitate, c’è la possibilità concreta di andare in perdita. Noi riusciamo a evitarlo grazie a una rete di professioniste che, avendo un interesse politico, militante o emotivo per questi temi, si sentono motivate a sostenerci. Per esempio, alcune traduttrici ci regalano le traduzioni, come è successo con Perché il patriarcato persiste di Carol Gilligan e Naomi Snider, in quanto spinte soprattutto dal desiderio che il testo venga diffuso e possa quindi formare le persone. È un gesto fortemente politico e militante. Questo può succedere anche con altre figure, come la grafica che decide di fare uno sconto sui costi della produzione della copertina, oppure la redattrice che applica tariffe di favore per l’editing. Si crea una sorta di rete, una collettività intorno alla “Casa”. Purtroppo ci sono costi che non si possono proprio evitare, come quelli di stampa e dell’acquisto dei diritti, anche se a volte le case editrici estere, considerando che VandA è piccola e indipendente, ci vengono un po’ incontro. C’è molta cooperazione all’interno del nostro progetto, perché l’obiettivo primario di tutte è trasmettere la conoscenza e la coscienza femminista.

 

Organizzate spesso presentazioni e incontri alla Casa delle Donne di Milano e in diversi centri antiviolenza. Che rapporto avete con le associazioni?

Il legame è sempre stato stretto. Ci hanno accolte fin da subito e spesso collaboriamo insieme, non solo con le realtà milanesi, ma anche ad esempio con la Libreria delle donne di Bologna, con quella di Padova e con la Casa internazionale delle donne di Roma. Condividiamo lo stesso obiettivo, quindi ciò è fondamentale. Pensiamo sia efficace fare divulgazione ovunque ce ne sia la possibilità, per questo partecipiamo a tutti i festival e fiere che danno spazio al dibattito femminista.

 

Anticipazioni sulle novità in arrivo?

A giugno uscirà Eroine di Claude Cahun, surrealista francese dei primi del Novecento. Da transgender ante litteram affronta un discorso sul genere, sia sul piano estetico che su quello etico, lavorando non solo sul figurativo ma anche sulla scrittura. È un libro estremamente spassoso, con testo in lingua originale. È stato curato da Desiré Calanni, professoressa di letteratura francese dell’Università di Catania, nonché specialista di Cahun. A settembre invece sarà disponibile Con voce umana di Carol Gilligan, punto di riferimento del femminismo radicale. L’autrice ha ripreso il suo precedente testo Con voce di donna e ne ha realizzato una sorta di sequel. Un’altra prossima uscita sarà Parigi: la politica e altre storie di Monique Wittig. Sono tutte novità assolute in Italia e di grandi scrittrici.

 

 

Giulia Meneghetti