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Giovani attivisti: intervista all’autrice Marta Sabatino

Quest’anno il Master in editoria di Pavia, in collaborazione con Legambiente Lombardia e la Fondazione Cariplo, ha preso parte al progetto “Read2green: leggere di ambiente”, con l’obiettivo di promuovere la lettura legata ai temi ambientali. Quale occasione migliore per consigliare un libro che si inserisce alla perfezione in questo progetto? Ho fatto due chiacchiere con una persona davvero in gamba, autrice esordiente e attivista per il clima e per i diritti civili e sociali: Marta Sabatino, classe 2003, ex rappresentante d’istituto al Regina Margherita di Palermo ed ex responsabile formazione della Rete degli Studenti Medi Palermo.

Marta, comincerei chiedendoti com’è nata l’idea per il tuo libro Solstizio di fiamme. Cenere e amuleti?

L’idea del libro è nata dalla realtà della Sicilia e del mio attivismo per il clima: prendendo parte al movimento Fridays for future, a cui mi sono interessata fin dall’inizio, e partecipando ai primi global strike in Italia, ho cominciato a riflettere un po’ di più sulle tematiche ambientali e a guardare tutto quello che mi circondava in un’ottica diversa. Vado spesso a trovare i miei nonni che stanno vicino le Madonie e, lungo il tragitto in auto, io e miei genitori passiamo accanto a Termini Imerese, dove si trova una zona industriale, che è stata di ispirazione per la creazione dei luoghi del libro. Ho cominciato poi a chiedermi come saranno tutti questi luoghi in futuro se si continua così. Inoltre, quello che scrivo è anche molto influenzato da ciò che leggo e studio, ho ricevuto una serie di stimoli nuovi che hanno contaminato il modo in cui scrivo e sicuramente anche i contenuti del libro. 

‌Il tema ambientale nel romanzo fa da sfondo a tutte le vicende: siamo nella Sicilia dell’anno 2120, governata da un regime oligarchico fortemente militarizzato in seguito ai disastrosi effetti della crisi climatica e delle guerre per l’acquisizione delle poche risorse rimaste. Cosa ti ha spinto a portare il tuo attivismo per l’ambiente anche nella tua scrittura? A chi è rivolto questo libro?

Il motivo per cui ho cominciato a scrivere è stato perché durante il lockdown non potevo proseguire la mia attività da attivista come avevo sempre fatto, quindi volevo trovare un altro modo per dire quello che pensavo. Quando ho scritto questo libro pensavo alle persone della mia generazione, a tutti i giovani che sono scesi in piazza e che spesso fanno un po’ fatica a immaginare come potrebbe essere il futuro. A volte questa fatica porta a scoraggiarsi, soprattutto nella lotta politica: si considera tutto ciò che si fa vano perché alla fine probabilmente non avremo un futuro. Invece quello che volevo mostrare con il mio romanzo è che un futuro ci sarà di sicuro, ma se sarà positivo o negativo lo decideremo noi, con le nostre azioni. Ho cercato di rivolgermi alle persone della mia generazione per far capire che quello che facciamo oggi avrà un effetto sul domani, non si tratta solo di chiacchiere inutili.

Ritieni che il genere distopico – come per il tuo libro – possa aiutare a far prendere coscienza più di altri generi letterari?

Tra i primi romanzi distopici popolari troviamo quelli di Orwell, scritti in tempi di grandi incertezze, in cui i regimi totalitari erano ancora una minaccia molto più concreta di quanto sembra che lo siano adesso, anche se vediamo che con la guerra tra la Russia e l’Ucraina in realtà la minaccia del totalitarismo esiste ancora. Quindi sì, penso che per la questione ambientale, così come per la questione dell’importanza della democrazia e della partecipazione, quello distopico sia un genere che molto spesso viene utilizzato come canale di espressione per i movimenti sociali che si auspicano. È quello che è successo anche con Il Racconto dell’ancella, diventato simbolo della lotta per il diritto all’aborto.

Il genere distopico può dunque essere molto efficace, ma quanto può essere “pericoloso” nei libri a tema green l’allarmismo, che non sempre è percepito in maniera positiva dai lettori?

Se qualcosa viene dipinta come una tragedia enorme e immediata, si tende sempre ad allontanarla da noi e a pensare che non può accadere davvero. Invece il cambiamento climatico non sarà la grande catastrofe che accade in un unico momento, ma piuttosto si tratta di tante piccole cose nel nostro quotidiano di cui magari non ci rendiamo conto ma di cui alla fine patiremo gli effetti. Quindi fare troppo allarmismo e immaginare una catastrofe in stile apocalittico è scientificamente sbagliato perché non si tratterà di quello: gli effetti del cambiamento climatico sono visibili già ora ma non ce ne rendiamo conto perché si continua ad allontanare la catastrofe, sostenendo che nel 2050 la civiltà umana collasserà. Invece i disastri ambientali esistono già adesso, magari per popolazioni marginalizzate, che vengono da parti del mondo che spesso tendiamo a non considerare, e le cui terre sono devastate dalla crisi climatica.

«Le ingiustizie non sarebbero scomparse solo perché si riusciva a delinearle in maniera più o meno precisa» si legge a un certo punto della storia, ma più avanti la protagonista stessa è «consapevole che neanche lei riusciva ad astenersi dalle valutazioni circa la giustizia e l’ingiustizia delle cose». Si può collegare questo passo del libro all’attivismo ambientale? Abbiamo delineato in maniera precisa quelle che sono le problematiche ambientali eppure non stiamo facendo nulla per migliorarle.

Io penso che nessuno di noi si possa astenere dal pensare che qualcosa sia giusto o sbagliato, anche se spesso ci viene detto che non ci riguarda. Adesso capiamo tutti quali sono i problemi, quali sono le azioni da intraprendere e le misure da mettere in atto. Adesso sappiamo tutti cosa è giusto ma nessuno sente di avere il potere per cambiare le cose, quindi molto spesso riconosciamo l’ingiustizia ma non pensiamo che questo possa determinare un cambiamento, quando invece si dovrebbe capire che il cambiamento è prima di tutto interiore. Dobbiamo renderci conto che le tematiche ambientali sono assolutamente pressanti e che le soluzioni proposte devono essere attuate adesso, prima che sia troppo tardi. E prima ce ne rendiamo conto, prima la società sarà pronta anche a livello di attivismo, cioè ci saranno più persone pronte a fare pressione sui governi affinché siano messe in atto tali misure. Quindi sicuramente riconoscere le ingiustizie è importante, ma ciò che spesso si confonde con il non riconoscerle è il pensare di non poter agire, pensare che debba essere qualcun altro a prendere le decisioni al nostro posto.

Oltre ad essere attivista per il clima, lo sei anche per i diritti civili e sociali. E nel tuo libro troviamo dei personaggi LGBTQ+ di cui hai trattato in maniera direi un po’ diversa rispetto alla rappresentazione che troviamo in altri media, senza un grande focus sulla scoperta di sé e della propria sessualità o sul coming out: come hai pensato questi personaggi?

Direi che nella situazione descritta nel libro il tema del coming out non è così prestante soprattutto perché si tratta di un privilegio in questo momento storico: soprattutto in una situazione di repressione a livello governativo o, anche banalmente, a livello familiare, sicuramente il coming out non è la cosa preminente per una persona appartenente alla comunità LGBTQ+. Penso che prima di poter affermare la propria identità personale si debbano affermare i diritti collettivi. Vedere l’affermazione dell’identità personale come battaglia che precede quella per l’affermazione della democrazia è un po’ autoreferenziale, perché non si vive mai bene se non si vive in comunità. Perciò sì, l’aver rappresentato i personaggi in tal modo è una forma di attivismo ma proprio perché nell’affermazione della democrazia c’è anche l’affermazione delle nostre individualità, perché una società democratica e libera è fatta da persone che vivono la propria identità in maniera libera.

C’è un personaggio del libro a cui ti senti più legata, anche per come l’hai costruito durante il processo di scrittura?

È una domanda abbastanza difficile. Leggendo il libro si nota che tutti i personaggi rientrano all’interno di archetipi, sono personaggi che hanno tutti un fine preciso all’interno della storia. Raramente mi è capitato di sentire un legame in particolare nei confronti di un personaggio però penso che sia Al che più incarna il valore del libro: inizialmente si discosta un po’ dal tipico personaggio dell’eroina di un romanzo YA perché parte da una condizione diversa, di marginalità sociale e di insicurezza. Quindi penso che all’interno della storia sia il personaggio che ha uno sviluppo più interessante, anche a livello di coinvolgimento del lettore. Inoltre, mi ricorda molto diverse ragazze che ho conosciuto a scuola, provenienti da contesti complessi e che spesso pensavano di non poter mai essere protagoniste della propria storia e di dover essere subalterne a qualcun altro.

A questo proposito, il tuo libro è stato pubblicato da Women Plot, casa editrice che pubblica solo libri di autrici per ridare voce alle donne, voce che spesso è mancata nel corso della storia. Cosa ha significato riuscire a pubblicare con questo editore?

Ha sicuramente avuto un valore aggiunto, avevo ricevuto anche altre proposte di pubblicazione però ho scelto Women Plot proprio per questo motivo. Molto raramente ci sono state autrici donne nel corso della storia a cui è stata data la giusta attenzione. Arrivata alla fine del liceo non ho mai approfondito un’autrice donna in nessuna delle tre lingue che studio. Quindi pensavo fosse particolarmente importante contribuire a un progetto che ritengo utile e necessario.

Chiara Diquattro

 

Sito online dell’editore Women Plot: https://womenplot.com/

Profilo Instagram di Marta Sabatino: https://www.instagram.com/martasabatino_/?hl=en

 

Presto in tutte le librerie il nostro libro Via col verde, un’analisi della filiera editoriale legata al tema dell’ambiente.
Il 5 novembre 2022, a Ivrea, presenteremo il nostro manifesto per un’editoria più sostenibile. Inoltre, interverranno anche i rappresentanti di AIE, ALI, AIB, ADEI, Centro per il Libro del Ministero, Salone del libro, oltre naturalmente a Ivrea capitale del libro.
L’entrata è libera e l’invito è esteso a tutti.
Vi aspettiamo!
ivrea