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Il mercato dei fumetti e delle graphic novels per ragazzi discusso alla Bologna Children’s Book Fair

 

Fra gli argomenti discussi durante gli eventi dell’edizione 2020 della Bologna Children’s Book Fair (BCBF) la quale, date le circostanze, si sta svolgendo online in via del tutto eccezionale, figura anche il crescente interesse per il fumetto e le graphic novels nell’ambito della letteratura per ragazzi. Nella giornata inaugurale della fiera, il primo panel ha visto Ivanka Hahnenberger (VIP Licensing) e Calvin Reid (Publishers Weekly) affiancare l’exhibition manager Elena Pasoli per discutere dello stato attuale del mercato, in riferimento alle loro aree geografiche di competenza, e di future prospettive.

Il successo in America

La crescita del potere ‘trasformativo’ dei fumetti all’interno dell’industria editoriale ha avuto effetti sbalorditivi soprattutto negli Stati Uniti, dove manga e graphic novels registrano vendite altissime anche in formato digitale. Secondo Reid, ciò è dovuto a una cultura sempre più visuale (letteralmente hypervisual) in un contesto dove, a partire dagli anni ’80, opere come Maus di Art Spiegelmann hanno cambiato la sensibilità e la percezione dei lettori, spingendo questi ultimi a considerare il fumetto come un medium educativo. Nondimeno, in aggiunta al filone sempre prolifico dei comics in stile Marvel, a partire dal nuovo millennio i manga hanno rivoluzionato il mercato americano dei fumetti, introducendo nuovi generi e coinvolgendo una fetta di pubblico fino ad allora ignorato, quello femminile – il quale, a detta di Reid, è il vero cuore pulsante del mercato.

La situazione in Francia

Per quanto riguarda il mercato francese, questo va inquadrato in un contesto di relativa crisi e di scarsa digitalizzazione dei cataloghi per le quali, nonostante la grande richiesta di titoli per bambini e ragazzi percepita durante la quarantena, neanche Amazon è in grado di offrire molta scelta. A livello di vendite, spiega Hahnenberger, i fumetti che vanno per la maggiore sono quelli che rientrano sotto l’egida di brand riconoscibili, come quelli della Disney. A questi seguono i manga, che con il loro formato da 250 pagine (a prezzi peraltro ragionevoli) offrono un intrattenimento ben più durevole delle comic strips francesi, raccolte in volumi di 48 pagine.

‘The New Normal’

In questi mesi di asperità, ci troviamo dinanzi a un’industria, quella editoriale, che sta sfruttando tutte le sue risorse per reagire alla situazione attuale. Alla fine di tutto questo, con la ‘nuova normalità’ ognuno di noi sarà costretto a fare i conti con l’esistenza del digitale, e il mondo dei fumetti non fa eccezione: il formato cartaceo è destinato ad essere accompagnato (e non soppiantato) da quello digitale. Ne è riprova il fatto che molte serie a fumetti siano pensate e sviluppate per essere lette sul cellulare, raggiungendo così il lettore in maniera più immediata e bypassando il problema del retail, del commercio al dettaglio dettato da quei librai che continuano ad accogliere con ostilità l’ingresso dei libri a fumetti nei loro esercizi.

Il fumetto come diversione

In conclusione, l’annosa questione sollevata durante questo panel è rappresentata dalla necessità di svagarsi, durante il lockdown, da parte dei più giovani, svago al quale non possono provvedere le case di produzione televisive e cinematografiche (e in minor parte quelle di animazione); la filiera editoriale, al contrario, non necessita in maniera così preponderante del lavoro ‘in studio’, per cui si mantiene discretamente operativa.

Questa quarantena può e deve, perciò, tradursi in un invito alla lettura, alla quale si prestano alla perfezione prodotti letterari come i fumetti e le graphic novels.

Valeria Celiberti