Intervista al Centro di Documentazione di Pier Vittorio Tondelli
Tenere vivi la memoria e gli obiettivi di un grande scrittore contemporaneo
Il Centro di Documentazione di Correggio può essere considerato il principale punto di riferimento per lo studio e la ricerca su Pier Vittorio Tondelli e la sua opera. In occasione del da poco trascorso ventennale dalla pubblicazione di Altri libertini, romanzo d’esordio dello scrittore, abbiamo pensato di intervistare due degli operatori del centro: Erica Zarotti e Graziano Marani.
Iniziamo con una piccola introduzione per chi non conoscesse ancora il Centro di Documentazione. Potremmo fare un piccolo excursus sulla storia del centro e delle sue acquisizioni più significative che lo rendono un luogo così importante per lo studio e la comprensione di Tondelli?
Erica Zarotti: Il centro nasce nel 1997 come sezione distaccata della Biblioteca “Giulio Einaudi”. Già a partire dalla sua fondazione, il centro si è posto come principale punto di riferimento per gli studi relativi alla figura di Pier Vittorio Tondelli. Il primo lavoro su cui ci si concentrò fu quello di raccogliere tutte le opere complete dello scrittore; nel corso del tempo l’archivio si è arricchito anche di tesi di laurea e ricerche di studiosi e collaboratori. Un altro importante corpus viene donato nel 2018 dalla famiglia di Tondelli. Esso include la rassegna stampa, la biblioteca privata dell’autore di 2500 volumi, ma anche le bozze e le annotazioni dei progetti ideati dallo scrittore durante gli anni. Oggi sono registrati più di dodici mila documenti.
Per quanto riguarda lo studio di Tondelli, ma anche dell’importanza delle sue iniziative letterarie e culturali, sappiamo che il 12 marzo si terrà un incontro volto a promuovere tra i banchi di scuola la conoscenza di questi temi e l’approfondimento di tutta quella “giovane narrativa” nata sotto la spinta dello scrittore.
E.Z.: Esatto, il progetto nasce con l’intenzione di estendere la conoscenza di Tondelli anche sul piano della didattica. L’iniziativa è partita proprio da uno degli istituti superiori di Correggio, il Liceo Statale Rinaldo Corso, che ha chiesto di essere coinvolto nei progetti e nelle attività del centro. Questo interesse è nato dal fatto che le tematiche trattate nei libri di Tondelli, per quanto importanti, sono molto complesse da spiegare ad una classe di scuola superiore. L’obiettivo è quindi quello di introdurre tali temi contestualizzandoli nella narrativa del secondo Novecento, in modo che non vengano tralasciati come spesso invece avviene. Ci auguriamo quindi che si riesca ad entrare nelle scuole in modo più strutturato, coinvolgendo appieno l’interesse dei ragazzi verso Tondelli e tutti quegli scrittori successivi nati grazie alla sua influenza.
Tondelli è da sempre considerato l’icona letteraria di una generazione, quella degli anni ’70 e ’80. Perché ritenete che lo studio e la lettura dei suoi romanzi sia ancora molto importante ai giorni nostri?
Graziano Marani: Secondo noi, quell’idea di Tondelli visto esclusivamente come stereotipo degli anni ’80 non è esaustiva in quanto il suo ruolo come scrittore, ma anche come promotore della cultura, non si è esaurito con la fine di quella generazione. In tutti questi anni di progetti e accoglienza di ragazzi, ci siamo accorti di come Tondelli sia ancora un punto di riferimento, così come lo è stato per tutti gli scrittori venuti dopo di lui. È sbagliato confinarlo in un ambito così stretto: il suo stile, la sua musicalità, così come i contenuti dei suoi romanzi, sono ancora attuali e possono essere un importante spunto di riflessione. Le tematiche delicate toccate da Tondelli hanno ancora bisogno di essere trattate, spiegate e accolte. Tutto ciò è testimoniato anche dal fatto che Pier Vittorio Tondelli sia uno scrittore ancora molto letto e studiato: questo significa che la sua influenza è ancora viva e continua ad avere un forte impatto sulla società di oggi.
Ritornando al discorso dell’importanza di introdurre i libri di Tondelli anche nella didattica, nel momento in cui si cerca di stimolare l’interesse di un potenziale lettore proveniente da una scuola superiore, esiste un romanzo dell’autore che vi sentireste di consigliare come primo approccio?
E.Z.: Generalmente quando presentiamo Tondelli a una classe iniziamo con un excursus tra le pagine. Leggere direttamente dei passaggi dai suoi libri permette allo studente di avere una visione più complessiva dello scrittore. Tondelli ha una personalità estremamente complessa e, a volte, quasi contraddittoria: è facile dire – e sentire dire – di Tondelli tutto il suo contrario. Può essere definito un “mistico religioso”, ma anche un “libertino”, è un “outsider profondamente emiliano”, un “figlio della sua generazione” ma “al di fuori di ogni tempo”. Per questo è importante far comprendere ai ragazzi ciascuna di queste sfaccettature. Di solito i romanzi principali da cui leggiamo degli estratti sono Camere separate, Un Weekend postmoderno e Altri libertini. Grazie a questa immersione tra le pagine si riescono ad introdurre non solo i temi più delicati e difficili da trattare, ma anche quelli più brillanti ai quali i ragazzi riescono a sentirsi più vicini.
Tondelli è stato un personaggio estremamente trasversale, non può essere relegato esclusivamente all’immagine di scrittore. Possiamo per esempio citare il suo interesse nei confronti della comunità di nuovi giovani autori. Fu uno dei principali promotori della nuova letteratura, si impegnò fisicamente nella ricerca di nuovi talenti. Ciò mi permette di citare per esempio il progetto Under 25, grazie al quale lo scrittore diede vita ad un vero e proprio processo di scouting nel mondo delle nuove generazioni. Considerando che negli anni ’80 la critica letteraria non prestava molta attenzione ai giovani scrittori, possiamo approfondire l’importanza di questo tema?
E.Z.: Nel pieno della sua carriera, Tondelli pensò di dedicare uno spazio a giovani autori inediti pubblicando due articoli sulla rivista Linus, con cui collaborava da tempo. Attraverso questo progetto si chiedeva ai giovani di raccontare sé stessi, qual era il loro mondo, e gli si chiedeva di farlo attraverso la propria esperienza, senza reticenze piccolo borghesi, imparando allo stesso tempo il piacere della scrittura. Il progetto diede vita anche a successive iniziative, come concorsi per giovani inediti o incontri con le scuole, tutte volte a promuovere una scrittura più consapevole, che si nutre a sua volta di lettura. Con la scomparsa di Tondelli si è sentita l’esigenza di portare avanti questa iniziativa, anche se sotto diversa forma. Gli stessi Seminari Tondelli, organizzati dal centro tutti gli anni, rimangono un punto di incontro fondamentale tra giovani intellettuali: da questo confronto si sono affermati molti nuovi autori. È stato questo il nostro modo di portare avanti l’idea nata da Tondelli, che pur modificandone la forma, ne ha trattenuto lo spirito.
L’anno scorso è stato un periodo di grandi cambiamenti, le difficoltà nate con il COVID-19 ci hanno obbligati a percorrere nuove strade per la divulgazione e l’informazione, costringendoci ad abbandonarne altre che fino a poco tempo fa facevano parte della nostra quotidianità. Avendo affrontato e superato queste difficoltà, ci si ritrova con un nuovo bagaglio di esperienze utili anche per fronteggiare il 2021; partendo da questo presupposto: in che modo pensate di affrontare i progetti futuri, tra cui l’incontro del 12 marzo?
E.Z.: Come ha detto anche lei, è stato un periodo estremamente difficile. Gli incontri che abbiamo tenuto lo scorso dicembre, non assomigliano per nulla a quelli degli anni precedenti. Parte fondamentale di questi seminari è l’incontrarsi e vivere in massima condivisione due giornate all’insegna di Tondelli, la mancanza di questo aspetto depotenzia non di poco i punti di forza di questi progetti. Anche noi, come tanti altri, stiamo tentando di affrontare questa situazione al meglio: cerchiamo di esserci, offriamo appuntamenti tentando di mantenere attiva, quando possibile, la funzione stessa del centro, cioè la consultazione dell’archivio. Cerchiamo di portare avanti come possiamo la nostra piccola-grande missione, sperando di poter riaprire regolarmente e magari accogliere anche qualcuno degli studenti di Pavia.
Alice De Angeli