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La storia ci salverà – Recensione

All’inizio semplicemente non c’è niente, o quasi: non è che la storia esista di per sé. Il passato scorreva come scorre il presente, ma quasi tutto va perduto – scivola, come nel Nulla de La storia infinita di Michael Ende. Fino a che qualcuno non decide di estrarre caparbiamente qualche scheggia di verità dal buio. La storia, per sua natura, esplora l’oceano del silenzio, costruendo faticosamente sulla sua superficie isole di certezza – o per lo meno di sapere verificabile. La storia […] è una navigazione su quel mare increspato, un’inchiesta che sorge nel presente per ridare vita a un esercito di fantasmi.

Qui non troverete date

La storia ci salverà. Una dichiarazione d’amore. Perché di questo si tratta: una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti della storia. E non troverete date, questo non è un saggio di storiografia, troverete personaggi storici, ma non da imparare a memoria, ma uomini e donne che attraverso le loro scelte ci aiutano a comprendere il mondo e noi stessi. Sto esagerando dite? No, perché la storia è anche questo: un serbatoio di precedenti che ci mostrano come gli esseri umani hanno agito e pensato in certi momenti del passato. Con essi possiamo interrogarci sui “perché” e sui “come” della società in cui viviamo e su di noi, dato che sono anche «le storie che ci narriamo a renderci quello che siamo», influenzando profondamente le nostre scelte e i nostri valori.

Il libro

Uscito nel febbraio 2020 per Utet, “La storia ci salverà” è un libro difficile da catalogare. In soccorso ci viene lo stesso autore, Carlo Greppi – storico e scrittore – in un’intervista a Miracolo Italiano (Radio 2):

È un po’ un ibrido. Mi è stato chiesto da un amico libraio l’altro giorno come definirlo e, forse, il modo più semplice per definirlo è come un mio piccolo manifesto.

Tutto inizia con i pirati, e da lì ci si muove attraverso personaggi e momenti che hanno fatto la storia, “fantasmi del passato” che tornano a vivere, ma anche romanzi e serie tv – perché, come ci insegna lo storico Augustin Thierry, un buon romanzo può contenere più verità di un cattivo libro di storia. Serie tv come Peaky Bilinders e Vikings, romanzi come M. Il figlio del secolo e Educazione europea, ma anche i fumetti di Zerocalcare e saggi fondanti della disciplina come Apologia della storia di March Bloch, e poi giganti della storia tra cui Lawrence D’Arabia e Primo Levi, ma anche “gente comune” come Paul Grüninger – e tanto, tanto altro – sono il punto di partenza (decisamente particolare e affascinante) per profonde riflessioni sulla filosofia della storia. Riflessioni sulla “zona grigia”, argomento per il quale l’autore è uno dei punti di riferimento nel panorama storiografico, la storia concepita come “universale”, l’uso pubblico della storia e molto altro ancora.

La passione e la ragione

In queste pagine traspira tutto l’amore che l’autore prova nei confronti di questa disciplina, perché la storia emoziona, c’è poco da fare, e Greppi ci aiuta a scardinare la concezione che si ha di essa tra i banchi di scuola – arida, polverosa, inutile, noiosa – narrando e facendo emozionare, perché in fondo «la storia è una narrazione, e dunque ha sempre a che vedere con le emozioni». Un concetto, questo, sintetizzato perfettamente da Ivan Jablonka in chiusura alla sua Storia dei nonni che non ho mai avuto:

Non ha senso contrapporre scientificità e partecipazione emotiva, eventi esterni e passioni di chi li comunica, storia e arte del racconto, perché l’emozione non nasce dal pathos o dall’accumulo dei superlativi: essa scaturisce dalla nostra tensione verso la verità.

Un libro che non è solo per appassionati di storia, ma anche per chi vuole saperne di più su questa disciplina, per chi vuole emozionarsi, per chi vuole comprendere ciò che ci aiuta a comprenderci.

Buona lettura.

Giacomo Rebecchi
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