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Pubblicare l’odio

di Mattia Gadda

Antonio Franchini
Cronaca della fine
Collana: Farfalle
Marsilio, 2003
p. 262, 14 €

Franchini«Nella primavera del 1970 – scrive Antonio Franchini – quando la rivolta giovanile ormai si era irradiata dal cuore dell’Europa dando vita al decennio della politica e della creatività, del pacifismo e della lotta armata, dell’amore estatico e dell’odio ideologico, la Arnoldo Mondadori editore pubblicò un romanzo in lode di Hitler, ma non se ne accorse nessuno.»

In Cronaca della fine, attraverso la ricostruzione delle vicende legate alla pubblicazione di un testo brutale e scomodo – La Distruzione -, Franchini racconta dal di dentro uno dei mestieri più affascinanti e misteriosi che esistano: quello dell’editor.

«Si strazieranno a vicenda bruceranno vivi nel loro calderone da streghe. Si macereranno in un orgia di fuoco. […] Mi farò grasse risate. Dieci minuti prima di morire. Morire ridendo. Die RACHE la sola cosa che importi. Il più alto destino dell’uomo. […] Un lungo fiume di fuoco solo fuoco fuoco dappertutto fuoco e ceneri ceneri ceneri e fuoco e ancora ceneri. Emetto singulti ho come un principio d’estasi.»

Questo è La Distruzione, il cui dattiloscritto passa di mano in mano all’interno della casa editrice, e i pareri di lettura – firmati da Inisero Cremaschi, Carlo della Corte, Piero Del Giudice, Alcide Paolini – si susseguono in un intrico di opinioni contrastanti e tormentate, fino all’intervento di Vittorio Sereni e alla pubblicazione dell’unica opera apertamente, dichiaratamente nazista della letteratura italiana. L’inchiesta di Franchini riflette «sul giudizio e sui suoi labili fondamenti, sui giudici e le loro debolezze, sulla soggettività della percezione dell’arte, sui sommersi e i salvati della letteratura, sulle frustrazioni della vita che cercano riscatto nella scrittura o in un gesto estremo, nel fioco lume di misere perversioni o nella luce abbagliante del male assoluto».

«L’autore aveva un nome tanto impegnativo da sembrare finto, e finto in maniera tanto goffa da poter essere vero; si chiamava Dante Virgili.» Un uomo la cui essenza stessa risulta impossibile da sondare, continuamente in bilico tra una cordiale professionalità e una viscerale ferocia che lo sovrappone spaventosamente al protagonista del romanzo. Tutto in lui sembra menzogna, e allo stesso tempo tutto può essere rischiosamente vero. Ciò che dice di se stesso risulta difficile da credere, eppure i suoi racconti sono così vividi e i ricordi paiono così radicati, che l’incredulità dell’ascoltatore appare in tutto il suo ruolo di misera autodifesa dal considerare possibile un’esistenza a tal punto tremenda.

Mentre il protagonista de La Distruzione, sogna l’annientamento brutale dell’umanità ed erode i bastioni della presunta rettitudine morale, insinuando, come il peggiore dei demoni, il gusto per la corruzione e la violenza in chi incontra, l’accattivante penna di Franchini, pregna di un’ironica disillusione, guida il lettore attraverso un dibattito acceso, su cui aleggia, tra le barricate delle analisi stilistiche e tecnicistiche e le bandiere delle “ragioni editoriali”, l’ombra delle questioni morali e ideologiche.

Le tensioni di cui il libro di Franchini è intriso con malizia, non lasciano all’autore il privilegio dell’estraneità ai fatti: gli anni passano, e nel 1991, il telefono del suo ufficio squilla insistente. Tra le miriadi di chiamate si nasconde una voce sinistra: il demone Virgili ha un secondo romanzo tra le mani. Cosa successe allora spetta al lettore scoprirlo nelle ultime pagine.

Cronaca della fine è un libro che, nel raccontare il complesso lavoro di chi i libri li fa, fornisce uno scorcio illuminante di umanità contemporanea che reclama il diritto di esprimersi, nella sua estrema e disperata sete di estinzione e soccorso.

Fonte immagine: http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788831782487