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Anna. La speranza dell’adolescenza

di Diletta Rostellato

Niccolò Ammaniti
Anna
Collana: Stile libero
Einaudi, 2016
p. 274, 19 €

anna«Dopo la morte dei suoi genitori era precipitata in una solitudine così sconfinata e ottusa da lasciarla idiota per mesi, ma nemmeno una volta, nemmeno per un secondo l’idea di farla finita l’aveva sfiorata perché avvertiva che la vita è più forte di tutto». Anna, la protagonista dell’ultimo romanzo di Niccolò Ammaniti, ha tredici anni e un fratellino da crescere. Costretta a una lotta quotidiana per la sopravvivenza vaga in cerca di acqua, cibo e medicine in una Sicilia desolata, dove strade e città non sono altro che scheletri di cemento, cimiteri a cielo aperto. È il 2020 e la Rossa, un morbo incurabile che colpisce solo gli adulti, sta sterminando l’umanità. Unici sopravvissuti sono i bambini.

In uno scenario apocalittico e distopico Ammaniti ha scelto di ambientare quello che lui stesso, in un’intervista rilasciata a Marco Missiroli per il “Corriere della Sera”, ha definito il «libro che chiude la sua serie di romanzi sugli adolescenti». «Non credo ne farò altri con ragazzini protagonisti» afferma l’autore. «Anna supera tutti gli altri perché è l’unica completamente libera che fa un percorso completo di vita, non è condizionata dagli adulti ma può esprimere tutti i suoi pregi e difetti». Nella complessità di un mondo che si sfascia, di una civiltà che sta capitolando nel baratro dell’involuzione, attraverso gli occhi di una ragazzina la realtà si spoglia del superfluo riscoprendo l’essenziale anche nell’identificazione dei suoi significanti. E se i “grandi” non ci sono più ed è “la Rossa” a scandire il ritmo del tempo e le stagioni della vita, il “fuori” diventa un mondo pericoloso abitato da tribù di ragazzini “blu” che praticano riti ancestrali e primitivi. Fra feste orgiastiche, marionette di scheletri e idoli grotteschi riemerge in Anna il gusto splatter del primo Ammaniti, un perfetto “Stile libero” in sintonia con la linea della collana einaudiana.

Come sequenze cinematografiche il racconto scorre fra un presente violento e flash back di un passato normale. Nel “Podere del gelso”, la casa dove è cresciuta, Anna si è costruita un’isola di normalità in cui cerca di preservare il fratellino dal mondo esterno e custodisce lo scheletro della madre come una reliquia in una camera da letto santuario, finché la sua roccaforte non viene profanata e Astor rapito. Comincia così un viaggio attraverso la Sicilia, oltre lo stretto di Messina, verso il continente, che ci accompagna, noi con lei, in una ricerca a cui non può essere data soluzione.

Nel “Quaderno delle cose importanti”, quasi un manuale di sopravvivenza che la madre ha lasciato prima di morire ai suoi figli, si legge: «Quando sei assetata non sperare che piova. Ragiona e cerca una soluzione. Chiediti: dove posso procurarmi dell’acqua potabile? È inutile sperare di trovare una bottiglia in un deserto. Le speranze lasciale ai disperati. Esistono le domande ed esistono le risposte. Gli esseri umani sono capaci di trasformare un problema in una soluzione». Ma quella di Anna è proprio una storia di speranza. In una realtà scarnificata dalla malattia, ridotta all’osso dalle perdite e dal dolore è l’amore a fare la differenza fra vivere e sopravvivere. L’amore per il fratellino Astor, a cui non basterà il “Quaderno delle cose importanti” per continuare da solo la sua lotta una volta che lei non ci sarà più. L’amore di un ragazzo, Pietro. Un gesto d’amore è anche ciò che può trasformare un cane feroce da «macchina di morte» a compagno fedele, quasi angelo custode. C’è speranza, ma non c’è illusione. In una quotidianità paradossale, fra superstizione e ignoranza, Annanon viene meno alla promessa fatta alla madre e insegna ad Astor a leggere, facendosi così simbolo di un’umanità che resiste.

Fonte foto: http://www.einaudi.it/libri/libro/niccol-ammaniti/anna/978885842056