Recensioni

Corrispondenza, di Paul Celan e Nelly Sachs

Corrispondenza

Paul Celan, Nelly Sachs

Giuntina

Pagine: 200

Prezzo: 16 euro

 

Signore e Signori,

l’Arte, Loro ricorderanno, è un essere marionettesco, giambico-pentapodale e – proprietà che è attestata anche nel mito, con Pigmalione e la sua creatura – senza prole. Configurata in questo modo essa forma l’oggetto di una conversazione che ha luogo, non nella Conciergerie, ma in una stanza; conversazione, la quale, lo si avverte, potrebbe essere continuata all’infinito; se non accadesse qualcosa. Qualcosa accade.

 

22 ottobre 1960. Con questa ricca prosa inizia Il Meridiano, celebre discorso di carattere poetologico pronunciato da Paul Celan. L’occasione, il conferimento del Premio Büchner da parte dell’Accademia Tedesca di Lingua e Letteratura di Darmstadt.

Il poeta sente la pressione. Per arrivare preparato, attraversa mesi di febbrile studio e lettura. Eppure, il discorso sarà scritto di getto, nello spazio di pochi giorni. Incerto, l’autore presenta quasi un abbozzo di poetica. Troppe le domande a cui prestare attenzione. Troppi i dubbi che lo assillano per seguire una linea di pensiero coerente. Preferisce bussare a più porte, incamminarsi per più strade. Alla fine, il suo è un «percorso circolare»: il punto di arrivo coincide al punto di partenza. Ma, per ultimo, qualcosa rimane.

Trovo quello che unisce, quello che può avviare il poema all’incontro. Trovo qualcosa che è – come la lingua – immateriale, eppure è terrestre, planetario, qualcosa di circolare, che ritorna a sé stesso attraverso entrambi i poli e facendo questo interseca – è divertente! – persino i tropici: trovo… un Meridiano.

Quanto di più vicino ci possa essere al Non-Luogo della Poesia, il Meridiano è la rappresentazione di una speranza. Tanto basta per spingere il poeta a intitolare l’intero discorso in nome di questa nuova bandiera. Eppure, non si tratta di un esito scontato. Come scriverà successivamente in una lettera all’amico Otto Pöggeler, l’estate dell’anno 1960 è stata «buia», e lo stesso Premio Büchner, «fino all’ultimo», viene vissuto come una «prova», fonte di «provocazione e tormento».

La lettura delle carte personali permette di approfondire la vicenda, offrendo un diverso punto di vista. Fra queste, un occhio di riguardo merita il carteggio intrattenuto con la poetessa Nelly Sachs, premio Nobel per la Letteratura nel 1966. Ripubblicato in Italia dalla casa editrice Giuntina con il laconico titolo di Corrispondenza, il testo raccoglie oltre un centinaio di lettere che coprono un periodo di quasi quindici anni. Ma più di un terzo dell’intero epistolario riguarda la corrispondenza del 1960.

Anno travagliato. Celan deve fare fronte a una feroce campagna denigratoria portata avanti nei suoi confronti. Motivo: un’accusa di plagio. Nelly Sachs, invece, è costretta in agosto a un ricovero in apposito reparto psichiatrico, dove sarà sottoposta a devastanti sedute di elettroshock. Inizia così per lei una lunga fase di ricoveri che si protrarrà per alcuni anni.

Il dolore di queste vicende traspare dalla scrittura. Le lettere lo testimoniano. Darmstadt lo testimonia. Ma quest’ultimo, a un orecchio attento rivela anche qualcosa d’altro. Di fatto, i dubbi, i forse, l’allucinante sensazione di spaesamento che circonda il discorso di Celan, per quanto determinanti, non cancellano la sua eccitazione, la sua passione. Il 1960 non è un anno di sole disgrazie. Corrispondenzaillumina quest’aspetto. Il suo merito più grande è mostrare il significato dell’incontro, la profondità del legame che unisce Sachs e Celan: esuli, poeti, amici. Il loro è un rapporto che nasce e cresce sulla carta da lettere (rari sono gli incontri di persona dei due poeti nel corso degli anni), ma di altro non hanno bisogno. Si riconoscono. Abitano la parola dell’altro. Ritrovano un’appartenenza. Distanti, eppure uniti dalla parola. Esperienza singolare: se si potesse tradurre in un simbolo, questo non potrebbe che essere un meridiano.

 

di Pietro Segreto