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La confraternita degli storici curiosi – Recensione

La confraternita degli storici curiosi, edito in Italia da Corbaccio, è il romanzo d’esordio della scrittrice inglese Jodi Taylor, da sempre una fanatica di storia.

La copertina

Se il paratesto ha lo scopo di far fermare il lettore sulla “soglia” del libro, questo sembra riuscirci: già solo il connubio tra l’illustrazione di Gatsby Books e il titolo, in copertina, è motivo sufficiente ad incuriosire un lettore amante di atmosfere tipicamente british, elegante e raffinato, lievemente ironico, senza per altro allontanare ogni altro potenziale lettore.

Questi elementi del paratesto così efficaci risultano, però, fuorvianti nel momento in cui si apre il libro. La trama nel risvolto di copertina, infatti, dipinge un quadro ben diverso da quello che ci si poteva aspettare: quello che appariva come il lettore di riferimento, non ritrovando gli elementi della copertina nella trama, si allontana dalla “soglia”, dal momento che dell’atmosfera british sembra rimanere soltanto l’aspetto di sottile ironia. La storia presenta elementi, come i viaggi nel tempo e le rocambolesche vicende dei personaggi, che rimandano al genere fantascienza e a quello avventura.

La trama de La confraternita degli storici curiosi

La storia, infatti, segue le vicende di Madeleine Maxwell dal momento del suo arrivo all’Istituto di ricerche storiche Saint Mary, dove, insieme al direttore Bairstow, al capo Leon Farrell e ai suoi colleghi storici, Max affronta le insidie dei viaggi nel tempo: non si deve interferire con la Storia, né salvando vite né portando con sé oggetti animati o inanimati. Dalla Londra dell’Undicesimo secolo alla Prima guerra mondiale, dal Cretaceo alla distruzione della Biblioteca di Alessandria, gli storici del Saint Mary affrontano una banda di pericolosi terroristi della Storia, salvando il futuro dell’Istituto, ma non per molto: infatti, La confraternita degli storici curiosi, è solo il primo di una serie di undici libri, già pubblicati nel Regno Unito da Accent Press.

Osservazioni conclusive

Il primo, quindi, è come l’atrio di un teatro, come quello rappresentato in copertina: sei dentro, lo spettacolo non è ancora iniziato, ma riesci a dare una sbirciatina. È forse per questo e per lo stile di scrittura, caratterizzato da frasi brevi che conferiscono un ritmo veloce alla narrazione, che i personaggi paiono poco approfonditi e l’intreccio si presenta soprattutto come un susseguirsi di eventi privi di analisi.

La confraternita degli storici curiosi è una lettura scorrevole, a spiegazione del successo internazionale che ha avuto, che sembra, però, non ripetersi in Italia, complice forse il paratesto dell’edizione che potrebbe non favorire l’apprezzamento del pubblico.

Anna Balliana