Petunia Ollister
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Raccontare i libri attraverso i social: intervista a Petunia Ollister

Petunia Ollister
Ph. Davide Gallizio

Per i book lover che frequentano la rete il nome Petunia Ollister, pseudonimo di Stefania Soma, suonerà familiare. Laureata in lettere, dal gennaio 2015, con #bookbreakfast e “cocktail d’autore” parla di libri sui social, in particolar modo su Instagram e Facebook, attraverso fotografie studiate e create ad hoc.

Ha collaborato con Radio Rai e tutte le settimane è sul sito di “Robinson”, oltre a scrivere per “La Stampa” e a pubblicare i suoi libri per Slow Food Editore. Oggi le facciamo qualche domanda sul suo lavoro come book influencer.

Tre aggettivi per descrivere Petunia Ollister.

Meticolosa, stratificata, mutevole.
Meticolosa al limite dell’ossessivo come solo un nato sotto il segno della Vergine sa essere.
Stratificata come la quantità di interessi, campi di studio e esperienze lavorative diverse che ho fatto nel corso della mia vita.
Mutevole come solo un nato sotto l’ascendente dei Gemelli sa essere.

Come sono nati i #bookbreakfast che l’hanno resa celebre? Come mai proprio la colazione?

I #bookbreakfast sono nati per caso, una mattina di gennaio di cinque anni fa. Mi sono occupata di conservazione dei beni culturali, fotografici prima, librari poi, per circa quindici anni. Quando l’azienda per cui lavoravo è stata venduta, mi sono trovata improvvisamente con moltissimo tempo a disposizione. Soprattutto la mattina, soprattutto per fare colazione. Una mattina mi sono trovata a sfogliare un libro sorseggiando del caffè da una tazza che era dello stesso colore della copertina che avevo davanti.

Pensare di fare una foto e salire su una scaletta e fotografare il mio tavolo della cucina dall’alto per pubblicarlo su Instagram è stato un tutt’uno. Da quel giorno non ho più smesso perché la community è cresciuta da subito e da subito ha dimostrato entusiasmo per i libri e la lettura. Racconto i libri che leggo, che mi piacciono, in un modo efficace pensato per i social: non ho mai preteso di fare critica letteraria, come non ho mai preteso di essere considerata una fotografa.
La colazione è un momento che è stato troppo a lungo trascurato, mentre invece è il momento in cui corpo e mente vanno nutriti per poter iniziare la giornata con la giusta dose di energie e di stimoli.

Il nuovo format dei “cocktail d’autore” si può considerare un’evoluzione dei #bookbreakfast? Il processo per la creazione del post e l’intento sono gli stessi?

I cocktail d’autore, protagonisti del mio secondo libro, uscito per Slow Food Editore nel 2020, sono una divertente divagazione sul tema. Nei libri ci si consola mangiando ma soprattutto bevendo.
Il processo creativo è lo stesso, solo che invece di accostare dolci e caffè viene accostato e ritratto un cocktail citato direttamente nel libro o ispirato alla narrazione.

Su Instagram ha più di 43 mila follower. A che tipo di target si rivolge?

#bookbreakfast non è stato un progetto strutturato che occhieggiava a un certo target. La community si è creata da sola: sono per la maggioranza donne tra i 25 e i 44 anni residenti nell’Italia Settentrionale.

Esiste un criterio in base al quale sceglie dei libri e non altri per i suoi post? Ci sono dei generi che predilige?

Lavoro da sola al progetto #bookbreakfast e scelgo i libri a mio piacimento, esattamente come scelgo i libri da leggere e da riporre sugli scaffali della mia libreria. Capita spesso a chi legge di trovarsi a guardare con curiosità le librerie degli altri: il mio profilo Instagram è un accesso diretto a quel che leggo e a quel che mi piace.
Sono una grande fan e collezionista di libri illustrati, anche per bambini, fumetti, graphic novel, manga.

Crede che portare i libri suoi social possa essere d’aiuto nel far avvicinare i giovani alla lettura?

Penso di sì. I bambini imparano a leggere con le immagini ma presto devono rinunciare al corredo d’immagini a favore del solo testo. I fumetti sono un ottimo modo per continuare a leggere. Idem i social: il tempo che si dedica a un singolo contenuto social è di pochi secondi, l’immagine è un ottimo modo per attrarre l’attenzione su un tema più complesso. Con le immagini si possono raccontare i libri e creare quella scintilla d’interesse che può far scaturite la voglia di leggere.

Durante l’ultima edizione di “Più libri più liberi” ha preso parte agli incontri b2b tra editori e book influencer di maggior richiamo nel panorama italiano. Cosa può raccontarci di questa esperienza?

Spesso le persone che in casa editrice si occupano dei social non sono adeguatamente formati per farlo, né hanno il tempo per poter acquisire le competenze necessarie perché ricoprono altri ruoli. Il carico di lavoro dei social è un carico da lavoro importante e nel 2020 l’editoria deve prendere coscienza di questi aspetti.
L’iniziativa di AIE è stata importantissima da questo punto di vista perché sono convinta che serva sempre di più alle case editrici, soprattutto piccole e piccolissime, rendersi conto che il lavoro sui social deve essere sempre più curato, originale e mirato per poter raccontare efficacemente i propri libri. Da parte mia ho conosciuto il lavoro di un paio di case editrici molto interessanti, che si occupano soprattutto di libri per l’infanzia.

Sono tanti i profili Instagram che hanno per protagonisti i libri. Secondo lei, quale futuro attende i book influencer?

Non ne ho idea, ammetto.
Da sempre ho un profilo ibrido: ho lavorato e lavoro per l’editoria da anni, sono stata contributor per l’inserto culturale di un quotidiano nazionale, scrivo una rubrica su Torino per le pagine cittadine della Stampa, presento i libri degli altri, ho fatto radio e mi è capitato di fare TV. Non ho idea di quale sarà il futuro del fenomeno: finché mi divertirò a raccontare i libri sui social continuerò.

Potrebbe proporci qualche consiglio su libri da leggere che lei ritiene azzeccati per questo periodo, per “tirarci su il morale” o per riflettere?

Mi ha molto colpito la fascetta di un’edizione meravigliosa del Candido di Voltaire, un capolavoro della letteratura e della filosofia francese letto al liceo, che recitava «Tutto va male». Il tempismo editoriale strappa un sorriso e una certa simpatia per quelli di Blackie Edizioni, una casa editrice sbarcata da poco in Italia, che hanno deciso di pubblicare un’edizione illustrata da Quentin Blake – ricorderete il suo nome associato a quello di Roald Dahl – e introdotta da Italo Calvino.

E poi consiglio i libri avvincenti e di una certa mole. Magari per i meno suggestionabili L’ombra dello scorpione di Stephen King.

Giulia Pellegatta