Finché il caffè è caldo
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Finché il caffè è caldo – Recensione

Finché il caffè è caldo è un romanzo di Toshikazu Kawaguchi, edito da Garzanti che lo ha portato nelle librerie italiane a marzo di quest’anno. Certo, la situazione d’arrivo di questa pubblicazione forse non è stata ideale, ma mi sento fin da subito di consigliarla anche per allietare la quarantena.

La lettura è infatti piacevole, scorrevole e densa di emozioni rese delicatamente dalla penna dell’autore. Ma prima di aggiungere altro, presentiamo meglio quello che in Giappone è stato un vero e proprio caso editoriale.

La trama

Giappone; alcune misteriose leggende ruotano attorno ad un piccolo caffè. Si tratta di un locale un po’ vintage, con pochissimi posti a sedere e uno staff accogliente ma vagamente enigmatico. Sul tutto aleggia un’aria magica: si dice che in quel caffè si possa viaggiare nel tempo… ma in pochi hanno il coraggio di farlo. Kei, Nagare e Kazu, proprietari del posto, ci faranno capire ben presto il perché. I viaggiatori devono sottostare ad una serie di regole ferree, tra cui l’impossibilità di cambiare il presente modificando il passato. Ma allora perché tornare indietro?

Lo capiremo tramite i diversi personaggi che si susseguiranno nei quattro capitoli, ognuno con le proprie motivazioni e una storia particolare da portare avanti. L’incalzante ritmo iniziale, forse, rende difficile mettere subito a fuoco la situazione, ma, pagina dopo pagina, i veri tasselli vengono rimessi insieme.

La copertina

Visivamente parlando, la copertina di questo romanzo è senza dubbio accattivante. A colpo d’occhio, i colori scelti – il contrasto tra il rosa del mobilio e il celeste dello sfondo – non passano certo inosservati. Gli elementi grafici riportati in copertina vogliono rispecchiare l’ambientazione principale del romanzo, ovvero quella del magico caffè. La scelta, dopo aver letto il libro, si rivela condivisibile: il locale non solo è protagonista della storia, ma viene ripetutamente descritto da Kawaguchi, che ne sottolinea così l’importanza.

Il tono sgargiante della copertina, forse, può far sembrare il libro più “spensierato” di quanto non sia in realtà. Le tematiche trattate al suo interno sono infatti intense, ma comunque mai rese in modo pesante o noioso. Nel complesso, la veste esterna sembra comunque ben combaciare con il contenuto interno.

Impressioni conclusive

Finché il caffè è caldo, per concludere, è perfetto per calarsi in un’altra realtà e viaggiare, se non con il corpo, almeno con la mente attraverso le esperienza di tanti personaggi. Sebbene l’ambientazione principale sia quella della caffetteria, il contesto giapponese emerge vivido, tanto dalla caratterizzazione dei personaggi quanto dalle loro abitudini (culinarie, stilistiche, linguistiche…).

L’apparente prevedibilità del viaggio nel tempo viene subito smentita dall’originalità con cui lo scrittore reinventa questo già noto espediente narrativo. Grazie alla sensibilità leggera e limpida di questo autore si comprende la natura delle scelte dei personaggi e ci si immedesima facilmente in loro.

Si legge tutto d’un fiato e con grande piacere, insomma, e può essere un valido alleato in questi giorni così lunghi.

Francesca Aliperta