Recensioni

Vocalità ottocentesca: romanzo, teatro e convenzioni sociali

di Chiara Costa

Sonia Arienta
Urli, mormorii, silenzi. 
Sociologia della voce nel teatro musicale e nel romanzo dell’Ottocento
Collana: Lingue e letterature
Carocci, 2015
pp. 284, 29 €

cover-voce-suono-arienta1Cosa hanno in comune Giuseppe Verdi, Victor Hugo e Charles Dickens? Certamente l’aver vissuto appieno il XIX secolo, epoca in cui si formano le moderne democrazie europee. Ma per Sonia Arienta, autrice di Urli, mormorii, silenzi. Sociologia della voce nel teatro musicale e nel romanzo dell’Ottocento, edito da Carocci nell’ottobre 2015, ciò che caratterizza questi autori è la capacità di descrivere la società del loro tempo.

Arienta, già autrice di Opera. Paesaggi sonori, visivi, abitati (lim, 2011) e di Don Giovanni (Ricordi-lim, 2004), è saggista, regista e autrice teatrale. Conosce a fondo le dinamiche della voce-suono all’interno della produzione lirica verdiana. L’originalità della sua analisi, però, sta nell’equiparare il romanzo, genere storicamente associato alla pura narrazione (diegesis), alla teatralità (mimesis): anche il personaggio romanzesco ha una voce, un timbro, un’intonazione che ne esplicita lo status sociale ed il grado di self-control.

In Notre-Dame de Paris e ne I Miserabili, Hugo attribuisce una voce grave a chi si lascia pericolosamente dominare dalle emozioni; Il Dickens di Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili e Grandi speranze, denuncia i danni che l’esasperazione del self-control vocale e gestuale tipicamente anglo-borghese può provocare all’interno della società; Verdi fa da ponte tra i due autori: ne La Traviata, in Rigoletto e in Don Carlos, così come ne Il Trovatore e in Macbeth, i personaggi che cedono alle pulsioni ne vengono annientati, risultando sconfitti almeno quanto quelli che eccedono in autocontrollo (ma un moderato dominio di sé rimane sintomo di nobiltà d’animo).

Nell’analisi dell’autrice il prepon-decorum (cioè ciò che è lecito e opportuno in relazione all’epoca di riferimento) è la chiave di lettura per comprendere le relazioni tra i personaggi: gli amanti bisbigliano o “cinguettano”, come fanno Marius e Cosette ne I Miserabili; in Don Carlos, re Filippo II è soggiogato dallo status morale del Grande Inquisitore; David Copperfield, crescendo, impara a trattenere le lacrime. L’oralità (narrata o rappresentata), nella società costrittiva del XIX secolo, diventa strumento di evasione e allo stesso tempo di educazione.

Un’analisi testuale e vocale interessante, che muove dalle regole della retorica classica e arriva alle grandi opere dell’Ottocento, per le quali vale il principio lucreziano secondo cui «si deve riconoscere che anche la voce e il suono sono di essenza corporea, poiché possono colpire i sensi».

Fonte foto: http://www.soniaarienta.com/wp-content/uploads/2015/10/cover-voce-suono-arienta.jpg

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