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“Dimmi di te”: Chiara Gamberale va alla ricerca del “senso della sua trama”

Cosa fai quando ti senti sovrastata dagli eventi? Quando hai perso il filo della tua vita? Quando anche quello che più amavi fare smette di avere senso per te? Chiara Gamberale, partendo da vicende autobiografiche, va alla ricerca della sua trama perduta. “Dimmi di te” è quello che chiede alle sue “stelle polari”, a coloro che ha scelto di intervistare, facendo un salto nel passato, per ritrovare sé stessa…

Tutti abbiamo le nostre “stelle polari”. Sono quelle a cui ci rivolgiamo nei momenti di difficoltà, quelle a cui pensiamo quando lo sconforto occupa la nostra mente, quelle con cui parliamo per stare meglio. Quelle che ci mostrano la strada.

Poi ci sono i momenti in cui non potremmo essere i protagonisti di nessun romanzo, di nessun film. Sfugge prima di tutto a noi, il senso della nostra trama” (p. 20).

Chiara, invece, decide di diventare protagonista della sua storia, andando in cerca delle sue “stelle polari”. Decide di farlo in un momento di difficoltà, in cui riconosce sé stessa solo attraverso “Bambina”, la figlia avuta a quarant’anni, quando ancora sente di averne venti, con un uomo con cui non ha mai avuto una relazione stabile. Una figlia non desiderata, che riesce a diventare la sua ragione di vita, che la porta però ad annullare sé stessa, la sua capacità di esprimersi: “scrivere era la mia certezza, tutte le mie costanze, il mio unico rimedio all’esistenza. Finché non era arrivata Bambina” (p. 12).

Chiara vuole ritrovarsi e, partendo da vicende autobiografiche, decide di farlo attraverso Raffaello, il compagno di teatro, Ivan, il rappresentante d’istituto, Riccarda, la più ambita del quartiere, Marcolino, l’amore mancato, Paloma, l’artista ribelle, Stefano, il grande amore non ricambiato. Sono queste le sue “stelle polari”, sono loro a cui vuole chiedere: “avevamo tanti sogni, ma da un certo punto in poi la vita diventa solo una, la nostra. Tu come te la sei sistemata? Dove la metti la nostalgia per tutto quello che è stato e dove la metti la nostalgia per quello che invece non è stato, ma avrebbe potuto essere, solo che ormai si è fatto tardi?” (p. 154).

Accompagnando Chiara nella sua avventura, scopriamo però che c’è un’ombra nel suo passato, “la Cosa”, e c’è una domanda che affiora costantemente tra i suoi pensieri: “Ero io che dovevo dartelo o eri tu che dovevi prendertelo, il permesso di rimanere te, nonostante noi?” (p. 78). E allora capiamo che forse c’è di più, c’è di più di una madre single, c’è di più di una quarantenne strappata alla sua vita da ventenne, c’è di più di una donna che non riesce ad ambientarsi nel “Quartiere Triste” in cui è costretta a trasferirsi, c’è di più di un amore mancato, c’è di più di un sogno infranto. Chiara allora non sta cercando sé stessa o, meglio, lo sta facendo per colmare una grande ferita, per lasciarsi alle spalle un dolore più grande di quello che è raccontato.

Dimmi di te è il viaggio di Chiara Gamberale, ma è anche un po’ il viaggio di tutti noi. Un viaggio tra speranza, amore, emozione, ma anche delusione e sofferenza. Alcune volte abbiamo bisogno di “pensarle a distanza di sicurezza, le cose” (p. 158). Attraverso le storie raccontate dai protagonisti di questo romanzo, così diversi l’uno dall’altro, possiamo trovare qualcosa di noi, che noi stessi abbiamo vissuto e rifletterci su.

Dimmi di te è un romanzo di Chiara Gamberale, edito da Einaudi, nel settembre del 2024, nella collana Stile Libero Big.

Sofia Penelope Arnera