
Affacciati sull’orizzonte: l’Abruzzo Book Festival
Una realtà innovativa ed entusiastica fa capolino nel panorama culturale abruzzese: si tratta dell’Abruzzo Book Festival, evento letterario creato nel 2018 dalla mente dell’imprenditore teramano Enzo Delle Monache, grande appassionato d’arte. Il festival si svolge nella cornice del borgo del comune di Castellalto, sito sulla cima di un colle a ridosso delle vallate teramane, e in origine nasce per offrire un palcoscenico agli editori e scrittori locali; già dalla seconda edizione, però, l’evento si allarga fino a ospitare presenze da tutta Italia, registrando più di mille presenze e accogliendo 18 case editrici e 38 autori. Abbiamo intervistato il suo fondatore per farci raccontare qualcosa di più sulla filosofia che caratterizza il suo progetto:
Perché l’Abruzzo Book Festival? Cosa spinge la sua creazione?
Il festival nasce come vetrina per gli autori emergenti, abituati a trovare sbarrate le porte degli eventi letterari più importanti, e dal desiderio di condividere il mio amore per la letteratura. Oltre a dare spazio alle case editrici abruzzesi, che sono circa una trentina, ho voluto restituire dignità agli scrittori che ricorrono all’autopubblicazione per portare alla luce le loro opere. La partecipazione è gratuita: non sono richiesti contributi di alcun genere per gli spazi espositivi né chiediamo una percentuale sui libri venduti. Sono io stesso a
finanziare il tutto con i miei introiti personali: ciò che conta è che chi abbia una storia da raccontare possa farlo senza oneri né pregiudizi.
Come possono mettersi in mostra, dunque, gli autori? Com’è strutturato l’evento?
Ho deciso di non organizzare le classiche presentazioni frontali, dove ognuno racconta il proprio libro per spingere il pubblico a comprarlo. Piuttosto, la mia scelta è stata quella di istituire delle ‘tavole rotonde’ intorno alle quali un gruppo di autori possa dire la propria riguardo a un determinato argomento sotto la guida di un moderatore. In questo modo la discussione diventa decisamente più interessante: ognuno ha la possibilità di parlare del suo libro e si da modo agli scrittori in erba di confrontarsi con autori più navigati, e viceversa. Inoltre, ritengo ciò rappresenti anche una forma di rispetto nei confronti dello spettatore, libero di scegliere di sua sponte se e quali libri acquistare alla fine del dibattito.
Come pensa di mettere in atto questi incontri in mezzo alle difficoltà attuali?
Innanzitutto, io e miei soci abbiamo già raccolto la partecipazione di una settantina di autori, e contiamo di arrivare al centinaio per l’inizio del festival, che si terrà in loco il 24 e il 25 luglio. La situazione corrente non ci spaventa, e se non potremo ospitare tutti i nostri autori vorrà dire che garantiremo la presenza almeno di una decina di essi davanti a un pubblico ridotto: siamo una realtà ancora giovane e l’importante è creare continuità. Fino ad allora, abbiamo deciso di seguire l’esempio degli altri eventi e di caricare materiale sulle nostre piattaforme online, per garantire visibilità ai nostri ospiti. L’idea sarebbe quella di creare una sorta di catalogo virtuale: vorremmo caricare circa un centinaio di video montati ad hoc, ma è ancora tutto da decidere.
Ci sono altri progetti in cantiere?
Ho in programma di creare un evento che rappresenti la controparte del festival legata alla pittura: si chiamerà ExTemporamnia e si terrà a Teramo a fine agosto. Con queste iniziative vorrei stimolare l’imprenditoria locale a investire nella cultura. Abbiamo a disposizione tutti gli spazi necessari e vorrei che altri percepissero, come me, le potenzialità di questo tipo di iniziative.
Valeria Celiberti

