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Il manoscritto di Dante. Un giallo evocativo, pensato per immagini

di Giulia Gioia

 

 

 

 

Il manoscritto di Dante

Claudio Coletta

Sellerio Editore Palermo, pp. 187

€ 13,00

 

Il manoscritto di Dante ha tutti gli elementi per essere un giallo d’impostazione classica: c’è un omicidio, quello di una ricca borghese, uccisa nel quartiere parigino del Marais e sul quale indagano Nario Domenicucci, ispettore italiano dell’Europol e il collega Pujol, commissario della Brigade Criminelle. Ci sono dei personaggi che sembrano nascondere qualcosa e c’è, soprattutto, il mistero legato alla scomparsa, dal caveau della vittima, di alcuni quadri di enorme valore.

Un’attenta lettura permette di notare come, in realtà, il libro sia a metà tra un romanzo poliziesco e uno filologico. Il manoscritto – che al romanzo dà il titolo – è l’unica copia autografa della Commedia dantesca ed è il fil rouge della narrazione: compare all’inizio, in un prologo ambientato non casualmente nell’abbazia di Pomposa qualche anno dopo la morte del Sommo Poeta, per poi ritornare nelle ultime pagine, quelle maggiormente ricche di pathos.

In questo romanzo Coletta approfondisce un personaggio, quello di Nario Domenicucci, già presente nei suoi romanzi precedenti, Viale del Policlinico e Amstel Blues. Domenicucci viene qua mostrato come un uomo sensibile, legato ai propri affetti familiari oltre che decisamente colto: molto belle le pagine in cui, attraverso una funzione di metaromanzo, l’ispettore si ritrova a leggere Lo straniero di Camus.

Coletta dimostra d’essere un abile romanziere, capace di manovrare sapientemente tutti i fili della narrazione, catapultando il lettore in una Parigi che ricorda tanto quella di Simenon e le atmosfere noir del film Ascensore per il patibolo. Il gioco delle citazioni è poi evidente nei titoli dei vari capitoli e che rimandano a Sorrentino, a Ettore Scola o allo 007 di Missione Goldfinger. Tutto questo non è un caso: la scrittura del romanzo sembra essere pensata per immagini, con continui riferimenti al cinema.
Il tutto è reso con estrema maestria, grazie ad una profonda sapienza letteraria dell’autore e a una scrittura sicuramente elegante.

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Claudio Coletta ha dialogato con noi masteristi durante la presentazione del suo romanzo, tenutasi il 25 maggio scorso presso il Collegio Universitario Santa Caterina da Siena a Pavia.
Dopo un rapido accenno alla sua modalità di scrittura – che Coletta ha definito come lenta poiché frutto di un lungo e attento lavoro – lo scrittore ha soddisfatto le nostre curiosità legate al mondo editoriale.
Ci ha così parlato dei suoi legami con la casa editrice Sellerio, che è solita avere un rapporto di sano distacco con i propri autori: questa, secondo Coletta, si dimostra una mossa vincente, a guardare le classifiche.

Coletta ci ha poi fatto scoprire il “dietro le quinte” di un romanzo, in altre parole quel lavoro di editing che modella il testo e che, nel caso di Sellerio, diventa sostanziale. «Tagliano molto, ma in maniera utile», ha specificato lo scrittore. Chiarendo come la casa editrice, per Il manoscritto di Dante, abbia eliminato ad esempio la scena del funerale al Père-Lachaise, ritenuta troppo cinematografica. Stessa cosa non è avvenuta con il pezzo dei “Frammenti dei giocattoli”: tre pagine inserite nel momento di maggior pathos e che potevano mettere un freno alla narrazione e che, invece, Sellerio ha molto apprezzato.

Il racconto che più ci ha interessato è stato sicuramente quello legato alla scelta di esordire (nel 2011, con Viale del Policlinico) proprio con Sellerio. Claudio Coletta ci sorprende con una risposta insolita, che parla di uno di quei classici incontri che ti cambiano la vita: «Io sono prima di tutto un cardiologo e la moglie di Camilleri, Rosetta, era una mia paziente».
Ascoltiamo, divertiti e affascinati, le vicende che ruotano attorno al manoscritto della sua prima opera e che, dalle mani di Rosetta, arriva in quelle di Andrea Camilleri. Quindi l’incontro, a ridosso delle vacanze di Natale, nella casa romana dello scrittore siciliano, che si dice entusiasta del romanzo. Infine, i sette mesi che trascorrono dall’invio della nota editoriale – che Camilleri scrive a macchina – a quella mail di Sellerio che, in pieno luglio, Coletta trova nella sua casella di posta, proprio quando non ci sperava più. Una mail che recita le parole che ogni scrittore, nella propria vita, vorrebbe leggere: “Gentile autore, siamo lieti di comunicarle che abbiamo deciso di pubblicare la sua opera”.
Una frase, che segna l’inizio di un’avventura editoriale.