«L’uragano Portnoy»: l’ingresso di Philip Roth nel catalogo Adelphi e la nuova edizione di “Portnoy”
Dal catalogo Einaudi a quello Adelphi, Philip Roth (1933-2018) torna nelle librerie italiane grazie a una nuova edizione di “Portnoy” (Adelphi, 2025), presentata in anteprima al Salone del Libro di Torino con un evento esclusivo e la partecipazione di Emmanuel Carrère
Nel marzo 2024 una notizia scuote il mondo dell’editoria, facendo chiacchierare addetti ai lavori e appassionati: edito per anni in Italia da Einaudi, il catalogo di Philip Roth (1933-2018) passa ad Adelphi. A darne la notizia è Dario Olivero, caporedattore della sezione cultura di Repubblica, che lo definisce «il colpo di mercato dell’anno», con protagoniste due importanti case editrici italiane e un grande autore celebre in tutto il mondo per opere come Pastorale americana (Einaudi, 1998), La macchia umana (Einaudi, 2001) e Il complotto contro l’America (Einaudi, 2005).
Dopo anni nelle scuderie Einaudi, infatti, il contratto per i diritti di Roth in Italia era in scadenza e la Wylie Agency – potente agenzia letteraria statunitense e rappresentante degli eredi della proprietà intellettuale delle opere di Roth – decide di valutare un’alternativa. Battuta all’asta per «una somma intorno al milione di euro» secondo le fonti anonime di Olivero, l’intera opera rothiana passa così all’Adelphi di Roberto Colajanni, direttore editoriale e amministratore delegato della casa editrice dalla morte dello zio, Roberto Calasso (1941-2021).
La nuova edizione di Portnoy’s Complain
Al grande clamore iniziale sono poi seguiti mesi di apparente silenzio, fino a quando, lo scorso aprile, Adelphi non ha annunciato che la pubblicazione di tutte le opere di Roth sarebbe cominciata con una nuova edizione di Portnoy’s Complain, uscito negli Stati Uniti nel 1969. Conosciuto dal pubblico italiano come Lamento di Portnoy, si tratta del romanzo che ha segnato la «consacrazione (e sconsacrazione)» di Roth e il punto «da dove ha veramente cominciato: una seduta di psicoanalisi trasformata in un’anarchica, impenitente, fragorosa stand up – e uno dei libri più divertenti che siano mai stati scritti». Queste le parole con cui, nel bollettino delle novità di maggio, Adelphi annuncia l’uscita, il 20 maggio, di una nuova edizione con traduzione a cura di Matteo Codignola e, soprattutto, con un nuovo titolo, Portnoy. Adelphi decide infatti di allontanarsi dalla traduzione letterale delle edizioni precedenti, conservando solo il cognome del protagonista del romanzo, Alex Portnoy.

Un libro non è mai solo un libro, ma è anche un prodotto da pubblicizzare, promuovere e vendere e sicuramente la scelta d’impatto di Adelphi ha creato il giusto scalpore. In Italia i lettori sono abituati ad associare Roth alle emblematiche copertine bianche di Einaudi – e, in particolare, alla uniform edition dedicata –, mentre Adelphi desiderava chiaramente creare un distacco netto per marcarne la nuova identità.

Inutile però dire che la scelta ha fatto molto discutere e non sono mancate le polemiche: in un articolo sulla Lettura lo scrittore Emanuele Trevi ha definito la decisione di Adelphi «insensata», nonostante i complimenti alla nuova traduzione, descritta come «efficacissima».
Sempre sulla Lettura è uscita anche una lunga intervista a Matteo Codignola, che per spiegare le ragioni dietro alla scelta di cambiare il titolo si è soffermato sulla polisemia della parola complaint, che in inglese ha più significati: può indicare «una solenne lirica in onore di un amore non corrisposto, o perduto; un certo tipo di disturbo della personalità; una citazione in giudizio; e poi sì, anche la lagna dell’amico che si fa offrire un whisky e ti racconta come la sua signora si ostini a essergli incomprensibilmente infedele». Secondo Codignola, tradurre complaint con lamento significa soffermarsi solo su quest’ultimo significato e quindi «chiudere il titolo in una camicia di forza».
«L’uragano Portnoy» al Salone del Libro di Torino
Le scelte di Adelphi sono quindi state al centro di un intesto dibattito nel mondo editoriale italiano, motivo per cui, per la prima presentazione della nuova edizione, è stato organizzato un evento straordinario all’Auditorium del Salone Internazionale del libro di Torino dal titolo L’urgano Portnoy. Introdotto da Annalena Benini – nuovamente direttrice editoriale del Salone dopo l’esordio dello scorso anno –, l’evento ha visto l’eccezionale partecipazione di Emmanuel Carrère, tra gli autori europei più vicini a Roth, in dialogo con Roberto Colajanni (direttore editoriale e amministratore delegato di Adelphi), Matteo Codignola (traduttore e curatore della nuova edizione) e Livia Manera Sambuy (giornalista, scrittrice e grande conoscitrice di Philip Roth).

Colajanni ha spiegato le ragioni che hanno portato Adelphi all’acquisizione: «possiamo dire che la sua immagine di provocatore e scrittore dello scandalo è ormai invecchiata, ma la genialità dirompente della sua opera continua a parlarci tutt’oggi di qualcosa di nuovo e multiforme». La parola è poi passata a Carrère, ospite d’eccezione:
Lessi Portnoy anni fa, da giovane, e lo trovai abbastanza scandaloso, seppur fosse passato del tempo. Quando uscì l’opera, Philip Roth era già uno scrittore abbastanza stimato, ma il nuovo libro cambiò tutto, trasformandolo in un bersaglio, amato dalle donne e da molti tacciato di antisemitismo. La carica trasgressiva, secondo me, è rimasta intatta. […] Anche la forma dell’opera è particolare: non è proprio un monologo, ha degli elementi da stand up comedy, ma è al contempo una seduta psicanalitica, anche se la voce dell’analista non si sente mai. Portnoy prende la cosa molto seriamente, non si censura mai, dà tutto sé stesso e questo permette anche di ridere di ciò che dice, nonostante lui rimanga sempre serio.

Naturalmente è poi intervenuto Codignola per affrontare la questione tanto dibattuta relativa al titolo, dichiarando come sia «imprescindibile il lavoro editoriale, altrimenti l’opera poteva restare al vecchio editore; dunque, uno dei primi segnali che potevamo dare era proprio cambiare il titolo».
L’evento è stata un’occasione unica per conversare sulla figura di Philip Roth e sulla nuova edizione di Portnoy, ma più in generale su quello che è il potere delle storie e della letteratura. Portnoy è una delle opere più importanti della letteratura americana contemporanea: trasgressivo, irriverente ed esplosivo, il romanzo ha segnato un momento di rottura con il passato, stravolgendo ogni convenzione letteraria e culturale e aprendo le porte a nuove possibilità stilistiche e, soprattutto, tematiche. L’espediente della seduta psicanalitica ha infatti permesso a Roth di trattare temi tabù e di esprimersi senza filtri, con una schiettezza e una comicità che inevitabilmente hanno suscitato sentimenti contrastanti nei confronti di una delle opere più scandalose del Novecento.
Alcuni lettori lo hanno amato, altri lo hanno odiato, molti lo hanno criticato. Nonostante le accuse di antisemitismo, Roth non ha mai rinnegato il suo libro e ancora rimane il mistero riguardo all’identità del protagonista, spesso considerato un alter ego dell’autore stesso. Nonostante tutto, però, è indubbio che Portnoy abbia fatto la storia: non è un caso che oggi, a quasi sessant’anni dalla sua pubblicazione, il romanzo faccia ancora parlare di sé e del proprio autore, sicuramente tra i più grandi romanzieri degli ultimi decenni.
Francesca Fazio


