
“La stanza profonda”, un microcosmo sospeso tra giochi di ruolo e dimensione onirica
La stanza profonda
Vanni Santoni
Editori Laterza, pp. 150
€ 14,00
di Federica Alò
Il nuovo romanzo di Vanni Santoni, un prodotto ibrido a metà tra saggio e romanzo, narra le vicende di un gruppo di ragazzi di una piccola città di provincia, che per vent’anni ogni martedì si riunisce in un garage, attorno ad un tavolo, per “giocare di ruolo”.
L’elemento che apparentemente sembra tenere assieme tutto il romanzo è il sentimento di nostalgia che si avverte già dalle prime pagine. L’autore, infatti, narra le varie fasi dell’infanzia e i primi approcci nei confronti dei giochi di ruolo. Si muove attraverso gli anni della scuola e del liceo, anni in cui il protagonista principale deve nascondere la sua passione pur di non subire soprusi da parte dei compagni, i quali si presentano come figli di una società e di un immaginario collettivo che pregiudica chi coltiva interesse per tali attività, ma piano piano si fa strada anche il sentimento di rivalsa e la voglia di redimersi; sino ai primi anni di università, momento del massimo sviluppo, in cui, attorno al narratore, si struttura un gruppo di personaggi che si ritrova nella stanza profonda, un luogo fisico dove si svolgono i giochi di ruolo, ma anche una dimensione all’interno della quale realtà e fantasia si mescolano, raggiungendo quasi contorni metafisici:
“Sai ogni volta che scendevo nella stanza era come trasfigurarmi…”
E più si va avanti nella lettura e più ci si addentra nella dimensione della stanza profonda, lontano dal mondo circostante, dal tempo che scorre e da quelle dinamiche sociali che opprimono e che premiano solo la competitività, per rifugiarsi in:
“…un’esperienza esaltante, attraverso la cooperazione, senza pagare nessuno e senza sottoporsi a nessuna autorità se non a quella di regole scelte assieme.”
Il mondo raccontato da Santoni è intriso di solitudine e di impotenza, in cui l’unica soluzione è quella di fare gruppo, di riunirsi ed evadere dalla realtà:
“…un diagramma di flusso fatto di stanze e porte e trappole, passaggi segreti, mostri, scale…insomma un’avventura.”
L’autore, attraverso una narrazione romanzesca – corredata da un apparato ricco di note – traccia e delinea l’universo dei primi giochi di ruolo, ricostruendo in maniera semplice e lineare la nascita, la storia e la morfologia di Dungeons&Dragons. Tuttavia, la particolarità di questo romanzo, risiede nella capacità di correlare questo mondo ad alcune dinamiche sociali, riportando anche un caso di cronaca realmente accaduto. Ed è forse questa la componente che ha fatto sì che fosse il primo romanzo della casa editrice Laterza ad essere candidato al prestigioso premio Strega.
Un romanzo per chi vuole percorrere il viale dei ricordi, ma anche per chi come me è estraneo al mondo dei giochi di ruolo e a questa subcultura, ma vuole scoprirla, addentrarsi e legarsi anche emotivamente ai personaggi.
