24 febbraio 2011 – INCONTRO CON L’AUTORE: GIORGIO SCIANNA

 

  Se l’incontro con l’autore può essere molte cose (un’esperienza interessante, un’epifania, una fulminea agnizione, una cocente delusione a volte), non è davvero mai cosa neutra. Un gesto, un dettaglio, un nulla potrebbero rovinare il ricordo di una lettura amata e ipotecare la possibilità di una lettura futura. L’esporsi ad un pubblico è dunque un azzardo e/o una grande opportunità per uno scrittore.

Giorgio Scianna si presenta alla platea come un autore per due versi giovane: perché ha 47 anni, quando ancora non ci si può dire vecchi (semmai maturi) e perché esordisce come romanziere solo quattro anni fa, presso Einaudi. L’incontro di oggi è stato pensato in occasione della recente uscita della sua seconda fatica, Diciotto secondi prima dell’alba (2010), che segue a Fai di te la notte del 2007.

Interessato a noi non meno di quanto noi si sia interessati a lui, Scianna lascia che il nostro incontro segua il libero avvicendarsi di suggestioni e curiosità, stimolando la presa di parola e lo scarto rispetto all’esposizione lineare. Si comincia col ripercorrere i luoghi dei suoi romanzi: una Pavia fredda e invernale per Fai di te la notte e la Milano mondana dei trentenni d’oggi per Diciotto secondi prima dell’alba. La prima è tratteggiata con poche pennellate essenziali, al contrario della città meneghina di cui emergono spazi ben precisi; in entrambi i casi è comunque l’atmosfera, l’anima del luogo ad interessare l’autore. La storia di Clara e Sergio, così come quella di Edoardo e Ksenja (e Marta) si nutrono degli spazi in cui si svolgono, accordandosi su una nota comune. Per motivazioni diverse e con diverse modalità, le città di Scianna si delineano come luoghi dove il tempo è sospeso, quasi cristallizzato. In Fai di te la notte è un inverno lungo, che non si decide a finire, a creare un senso di sospensione e di attesa, mentre in Diciotto secondi prima dell’alba è la Milano tanto mondana quanto vacua a farci assaporare un tempo che scorre senza lasciare traccia.
In questi spazi l’autore intesse vicende e relazioni segnate da una comunicazione impossibile, per cui ogni tentativo di capire l’altro e il suo mistero è condannato ad un inesorabile scacco. Se infatti i personaggi lottano per capire (Clara combatte contro un segreto celatole per troppo tempo ed Edoardo si misura con l’enigma di una donna inafferrabile), il loro destino è quello di continuare a non comprendere, o almeno a non comprendere fino in fondo. L’unica, e forse più importante conquista sarà per loro il percorso di conoscenza di se stessi, innescato dall’esplosione di un attimo fatale e paradigmatico.
I luoghi, i personaggi, i perché, i come dei suoi romanzi: Scianna chiacchiera di ogni cosa con una disponibilità incuriosita. Non si sottrae nemmeno quando le domande si fanno più tecniche, e forse più spinose. Si arriva così a parlare del lavoro sporco dell’autore, della genesi non sempre lineare di un testo e della delicata fase dell’editing. Abbiamo il privilegio di addentrarci in una sfera segreta, dove Scianna ci lascia entrare senza fastidio. Scopriamo allora che una figura difficile da tratteggiare è stata quella del padre di Sergio, in Fai di te la notte: un uomo egocentrico e soprattutto manipolatore, la cui psicologia ha presentato difficoltà di resa per l’autore giacché mancante (per sua fortuna) di una significativa esperienza di vita a riguardo. Al contrario, e suscitando una sorpresa gradita, il punto di vista di Clara è stato relativamente semplice da assumere, proprio in nome di una familiarità feconda e quotidiana dell’autore con il mondo femminile.
Il sapore lasciato dalla lettura, lungi dal guastarsi, si arricchisce progressivamente di nuove sfumature e di scoperte interessanti. Scianna ci rivela ad esempio che in Diciotto secondi prima dell’alba i punti di vista avrebbero dovuto essere più di uno e fra le voci narranti avrebbe dovuto esserci quella del padre di Ksenja. Nell’intenzione dell’autore questa soluzione avrebbe aggiunto movimento ed interesse alla storia, ma il testo uscito dalla sua penna ha imposto una scelta diversa. La collaborazione con l’editor ha coinciso con un lavoro in levare, al servizio di un romanzo che ha così potuto compiersi nella sola voce di Edoardo.
Il tempo dell’incontro scorre veloce e ci si avvia alla conclusione affrontando una questione solo all’apparenza leggera: la scelta della copertina.
Appartenente al partito pro-fotografia, Scianna si dice soddisfatto delle immagini selezionate per entrambi i suoi romanzi; e se per Fai di te la notte la decisione ha comportato un ballottaggio tra uno scatto in bianco e nero (forse un poco evanescente) e il suo esatto opposto, cioè una foto dominata dalla luce e dal colore rosso, per Diciotto secondi prima dell’alba è stata accolta la prima proposta. E così una ragazza bionda mi guarda da dietro la porta a vetri di quel che sembra il vagone di un treno (senza che però io mi risolva a vedere in lei l’enigmatica Ksenja…).
Giunti al termine, l’impressione è che l’autore non lasci più una platea di curiosi, ma un piccolo gruppo di suoi prossimi e forse nuovi lettori. La partita è stata vinta: l’azzardo è diventato opportunità d’incontro.
 
(Alessandra Grossi)