Tutte le volte che sono diventato grande: un fumetto per ricordare i sogni che avevamo da bambini
Sailor Moon, Barbie, Licia e Mirko, L’esorcista. Nel suo fumetto “Tutte le volte che sono diventato
grande”, Giulio Macaione ci riporta negli anni ottanta e novanta, in uno dei momenti più delicati
della vita di un individuo: l’adolescenza. Insieme a Lucio riviviamo le montagne russe di emozioni
tipiche di quell’età, divisi tra la nostalgia e il sollievo per esserne usciti
Scoprire sé stessi, imparare a conoscersi e ad accettarsi non è facile. In nessuna fase della vita.
Capire di essere diversi dagli altri, avere interessi non condivisi dai propri coetanei, provare
sentimenti di cui non si riesce a parlare perché non si hanno nemmeno le parole per farlo. Non è
facile da adulti, ma durante l’adolescenza è ancora più dura. I ragazzi di quell’età sono confusi, a
volte incattiviti proprio dalla confusione e dagli ormoni che portano al cambiamento del corpo e
sfogano su chi hanno vicino tutta questa rabbia.
Questo lo sa bene Lucio, il protagonista di Tutte le volte che sono diventato grande di Giulio
Macaione (Bao 2025), già autore di fumetti e graphic novel per Bao, tra cui Scirocco con cui ha
vinto il torneo letterario di Robinson (La Repubblica) come miglior graphic novel italiano nel 2021.
Sicilia, 1984. Lucio è in terza media e qualcosa in lui inizia a cambiare. Si è sempre sentito diverso
dai suoi coetanei e dal cugino Livio; già da piccolo lui preferiva giocare con le Barbie insieme alla
sua amica Piera, ritagliare la stoffa per farne vestitini e disegnare. Il disegno è l’ancora di salvezza
di Lucio, il mondo in cui si chiude quando tutto intorno a lui sembra precipitare. Così come le
bambole, anche il disegno è considerato un’attività poco virile, per cui il ragazzo viene preso in
giro, ma a lui non importa, perché se ha una sicurezza è questa: da grande vuole fare il fumettista.
Tutte le volte che sono diventato grande è un fumetto che racconta la storia di un ragazzo il cui
sogno è diventare fumettista. Fumetti nel fumetto. Ma non solo. In 240 pagine Giulio Macaione
racchiude l’essenza dell’adolescenza con tutti gli alti e bassi che ognuno di noi ricorda
distintamente. L’autore tratteggia un protagonista che, a differenza di molti suoi coetanei, vorrebbe
essere trattato “da piccolo”, ma è invece costretto dai genitori a comportarsi come un adulto, a farsi
carico delle paure della madre e a occuparsi della sorellina. E’ abbastanza grande per tutto questo,
ma non per scegliere la scuola che vuole frequentare e allora, ecco, che si trova anche a dover
fronteggiare un padre che “per il suo bene” cerca di tarpargli le ali.
Il filo conduttore della storia di Lucio è la scoperta della sessualità, un tema molto delicato in
preadolescenza e adolescenza che viene qui rappresentato con sensibilità, rispettando la naturalezza
e l’imbarazzo con cui si inizia a scoprire il proprio corpo e ci si pongono le prime domande. Calato
in un contesto cristiano molto rigido, per il ragazzo non è facile ammettere e accettare la propria
omosessualità e questa difficoltà si percepisce attraverso il testo e le immagini, portando il lettore a
emozionarsi insieme a Lucio ogni volta che fa un passo avanti verso la scoperta di sé stesso.
Questa storia, raccontata in un fumetto dallo stile manga, acquista un valore aggiunto, perché
attraverso le immagini si possono percepire chiaramente le emozioni che Lucio vive, ma non esprime a parole. La componente visiva, parte integrante della lettura, alleggerisce le scene più
spensierate e divertenti e intensifica la tensione che si crea nei momenti bui della storia.
Attraverso le tavole di Macaione prende vita la dimensione creativa che riempie l’esistenza del
protagonista e accompagna il lettore in un viaggio tra anni ottanta e novanta, in cui riappaiono
Sailor Moon, Barbie e tutti i personaggi dei fumetti di quegli anni.
Tutte le volte che sono diventato grande è un’altalena di emozioni che va dalla spensieratezza
all’angoscia, dal turbamento all’allegria, riporta alla memoria vecchi ricordi e induce a riflettere.
Serena Mauro


