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Covid-19: le conseguenze sul mondo dell’editoria

La situazione economica dell’editoria

Il Covid-19 sta avendo gravi ripercussioni sull’economia italiana, tanto che recentemente i notiziari l’hanno dichiarata “la crisi economica più grave dopo quella del 1929”. Tra i settori che si trovano in una situazione critica rientra sicuramente l’editoria.

Infatti, secondo una stima effettuata dall’AIE (Associazione Italiana Editori) si calcola che nel 2020 verranno pubblicati circa 23.200 titoli in meno, comportando così una perdita di guadagno che si aggira intorno ai 49 milioni di euro. Critica è anche la condizione degli editori indipendenti: un sondaggio effettuato dall’ADEI (Associazione degli editori indipendenti) ha evidenziato che nel solo mese di marzo hanno registrato un crollo del fatturato pari al 68%, corrispondente a circa 60 milioni di euro.

La reazione delle case editrici

Alcune case editrici hanno adottato la strategia del “digital first”, hanno cioè scelto di rispettare la data prefissata dell’uscita di nuovi titoli, rendendo disponibile solo la versione digitale e rimandando la pubblicazione di quella cartacea successivamente alla riapertura di tutte le librerie.

Circa un terzo delle case editrici italiane invece, ha deciso di posticipare l’uscita di nuovi titoli riprogrammando di fatto il calendario editoriale 2020. Le ultime stime dell’Osservatorio periodico attivato dall’AIE hanno registrato un calo delle novità del 29% nel periodo gennaio-aprile e prevedono che nel periodo maggio-agosto arriverà fino al 34%. Si avrà una lieve ripresa nell’ultimo quadrimestre, ma le ripercussioni sul mercato editoriale saranno comunque gravi.

L’accoglienza del Decreto Cura Italia

L’entrata in vigore del Dpcm del 10 aprile ha autorizzato la riapertura delle librerie a partire da martedì 14 aprile, anche se poche sono state poche le regioni che hanno effettivamente seguito le direttive del decreto.

Il presidente per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini su Twitter ha commentato così il Decreto Cura Italia: “Non è un gesto simbolico, ma il riconoscimento che anche il libro è un bene essenziale”. Il Dpcm è stato accolto positivamente anche dal presidente A.L.I. (Associazione Librai Italiani) Paolo Ambrosini e dal presidente Aie Francesco Levi che però lo considerano solo un primo passo verso il ritorno alla normalità della grave crisi economica editoriale.

All’indomani dell’emanazione del Dpcm, Levi si appella al governo segnalando “La mancanza di aiuti specifici per il mondo del libro nelle prime misure varate per far fronte all’emergenza” facendo notare che a differenza del cinema, del teatro e dello spettacolo, “L’editoria italiana, che non ha mai ricevuto aiuti diretti, è oggi allo stremo. Non possiamo permetterci, quando ripartiremo, un mondo senza libri”.

Gli effetti della legge sul libro

Lo scorso 25 marzo è entrata in vigore la legge sul libro nota soprattutto per la proposta fortemente voluta dai librai indipendenti di fissare il tetto massimo di sconto consentito al 5%. Ambrosini pur riconoscendola come un’importante vittoria, fa notare che la sua entrata in vigore, combinata con la chiusura fino a metà aprile di tutte le librerie, ha comportato una perdita pari a 47 milioni di euro che si aggraverà ulteriormente nei prossimi mesi. Per questo motivo, anche il presidente A.L.I. si appella al governo e chiede l’istituzione di un Fondo speciale con contributi a fondo perduto.

Sofia Carcereri