Interviste,  Mondo Editoriale

Viaggio all’interno del fumetto: intervista a Vanessa Nascimbene

BAO Publishing è nata nel 2009. Attualmente pubblica circa quarantacinque titoli a fumetti l’anno ed è tra gli editori di fumetti leader nelle librerie generaliste italiane. Un team di tredici persone lavora a tempo pieno per offrire ai lettori italiani un’esperienza di lettura coinvolgente, immersiva, significativa, centrata sulla qualità delle storie e dei materiali con cui i libri sono fabbricati. Niente è più importante per noi di essere associati nel ricordo a emozioni positive da parte dei nostri lettori.

 

Così la casa editrice milanese Bao Publishing si presenta sulla propria pagina web. Ce ne parla Vanessa Nascimbene, ex alunna e attuale docente del Master per il modulo Graphic Novel. Da otto anni all’interno della casa editrice, Vanessa si occupa ora del Dipartimento di Diritti esteri.

 

Qual è stato il percorso che ti ha portato a entrare nel mondo dell’editoria? Che ruoli hai ricoperto nella tua carriera? Quali sono i titoli su cui hai lavorato personalmente che ti sono rimasti più a cuore?

Diciamo che la passione per i libri mi accompagna da sempre: quando ero bambina prendevo i fogli di carta e li rilegavo alla bell’e meglio per creare dei libricini che poi illustravo e riempivo di poesie da regalare ad amici e parenti (non ho mai scoperto se fossero davvero graditi, sia ben chiaro). Ho frequentato Lettere Moderne e poi Filologia, con una tesi su Ottiero Ottieri che mi ha portato ad approfondire il legame tra letteratura ed editoria. Da lì al Master in Professioni e Prodotti dell’editoria il passo è stato breve.

Quando è stato il momento di decidere dove svolgere lo stage curricolare non ho avuto dubbi: entrando in libreria, sullo scaffale, i libri da cui ero istintivamente attratta erano quelli di Bao, per le storie e la cura editoriale. È stato un colpo di fulmine: un colloquio al Salone di Torino e da lì non ci siamo più separati. Mi ero presentata come redattrice, ma nel tempo ho imparato ad affiancare al lavoro sui testi quello più squisitamente grafico e la formazione come editor. Da più di otto anni ho trovato il modo di combinare questi due aspetti redazionali affinandoli, per occuparmi del Dipartimento dei Diritti esteri: insomma, seguo la storia dei libri Bao dall’inizio alla fine della filiera editoriale.

Per ogni ruolo che ho ricoperto in casa editrice ti porto un esempio di “libro del cuore”: nel ruolo di editor sicuramente Melvina di Rachele Aragno; nel ruolo di grafica il primo volume di La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris; per i Diritti Esteri ti cito un caso recente, Loops di Luca Pozzi e Elisa Macellari.

 

Parliamo di Bao Publishing, una realtà ormai affermata nel panorama editoriale italiano e tra gli appassionati di fumetto. Cosa cerca di comunicare con le sue pubblicazioni? E quali sono i criteri che si applicano nella scelta dei nuovi titoli?

Come sanno i nostri lettori, quello di Bao è un catalogo piuttosto eterogeneo, ma assolutamente riconoscibile. Il motivo di questa ambivalenza è che negli anni ci siamo concentrati su più fronti: importazioni di libri di pregio, sviluppo di progetti italiani originali e… “libri che non ti aspetti”. Il filo conduttore è l’altissima qualità dei materiali che scegliamo per confezionare l’oggetto libro, anche nelle vesti più estrose e originali, una scommessa che ci piace rinnovare ad ogni progetto. Ogni anno la nostra proposta editoriale comprende una certa percentuale di progetti che sfuggono alle definizioni di genere, ma che contribuiscono a rafforzare l’identità di Bao. Le nostre scelte sono dettate da una forte coerenza, nel non essere mai scontate e velleitarie, a volte coraggiose e a volte un po’ incoscienti. E la vera magia è che i lettori hanno imparato a fidarsi di noi e della cura che mettiamo nel nostro lavoro.

 

L’editor è una figura fondamentale della filiera editoriale. Facciamo un po’ di chiarezza sul suo ruolo. Quali sono i suoi compiti e responsabilità all’interno di una casa editrice di fumetti?

Come dicevi, l’editor è una delle figure chiave della filiera editoriale, ma nel caso di una casa editrice di fumetto deve affiancare alle competenze canoniche anche altre abilità specifiche. Per semplificare un po’, raccontiamo qui due scenari tipici del lavoro di editing: l’affiancamento agli autori nello sviluppo di un progetto originale, e la direzione di una collana editoriale. Nel primo caso, proprio come per i libri di narrativa, l’editor vede nascere la storia e spesso ne conosce i retroscena, le sliding doors scartate e tutti i possibili sviluppi, accompagnando e vigilando sul lavoro dell’autore dalla stesura del soggetto, per proseguire con la sceneggiatura fino ad arrivare allo storyboard. Le ultime due fasi implicano una conoscenza approfondita del medium, e una forte sensibilità riguardo allo stile e alla colorazione che l’illustratore decide di utilizzare per realizzare il libro. Diciamo che è difficile improvvisarsi editor di fumetti, è necessaria una buona consuetudine e un’abitudine a questo tipo di lettura, che si regge su un’alchimia tra parola, scelta del font, illustrazioni e vuoti che permettono all’occhio di riposare. Una peculiarità poi dell’editing del fumetto è quella che riguarda lo stretto rapporto che si instaura tra editor e grafico: spesso chi non lavora in ambito editoriale tende a dimenticare che il libro non è il prodotto dell’intelletto di una sola persona ma, anzi, un lavoro collettivo che implica la collaborazione di una squadra forte e coesa, e nel caso di un fumetto mi sento di dire che questa cosa è ancora più vera. Il secondo scenario a cui ti accennavo, invece, riguarda la curatela di una collana editoriale, di cui l’editor garantisce la coerenza interna a livello testuale e grafico, supervisionando tutte le fasi di lavorazione. Ecco, possiamo dire che un editor di fumetto difficilmente si annoia!

 

Si parla spesso del lavoro dell’ufficio diritti, focalizzandosi quasi esclusivamente sul processo di acquisizione da case editrici estere. Viene posta minore attenzione, invece, all’esportazione dei titoli pubblicati esclusivamente in Italia. Quali sono le criticità dei due aspetti? Come si inserisce Bao Publishing nel mercato del fumetto estero?

Hai ragione, forse – almeno nell’ambito del fumetto – si tende a raccontare di più il processo di acquisizione rispetto a quello delle vendite, ma credo che dipenda proprio dal contesto. Per qualsiasi editore è più facile iniziare a strutturare il proprio catalogo a partire da titoli acquisiti, conoscendone già i risultati di vendita negli altri Paesi e avendo tra le mani un prodotto finito che non necessita di investimenti, tempo per lo sviluppo e lavorazione preliminare. Ma è anche naturale che a un certo punto, avendo accumulato esperienza e affinando i propri gusti, ci si voglia mettere alla prova dando vita a progetti originali. È stato così anche per Bao, che ha visto un primo periodo più sbilanciato verso le importazioni per poi dedicarsi al catalogo degli autori italiani: quella iniziale è una fase importantissima, senza la quale non si potrebbe arrivare alla seconda, due facce della stessa medaglia. Quindi non parlerei di criticità, ma piuttosto di un processo naturale di crescita della casa editrice, attraverso cui si affinano i gusti e si studia tantissimo.

Da qualche anno a questa parte Bao è una delle case editrici capofila nell’esportazione di titoli italiani: questo dipende in primo luogo dall’essere strutturati, cosa che ci permette di avere una persona che segue a tempo pieno il Dipartimento di Diritti Esteri, le richieste degli editori stranieri e tutto il conseguente processo di adattamento. Il merito, però, è dell’alchimia che siamo riusciti a creare con i nostri autori: sappiamo costruire insieme storie che non hanno confini e sanno parlare al cuore di molti lettori.

 

Il processo editoriale che porta alla pubblicazione di un nuovo volume si svolge all’interno della casa editrice. Ma in alcune occasioni la distanza fra questo mondo e i lettori si riduce fino a sparire: le fiere. Qual è la loro importanza a livello sia nazionale che internazionale?

Personalmente è la parte che preferisco, quella che restituisce il senso del lavoro che si è fatto per mesi in redazione. Ti rispondo con ordine, perché va fatto un distinguo tra le fiere nazionali (come il Salone del Libro di Torino o Più Libri Più Liberi a Roma) e le fiere dedicate allo scambio di diritti, che implicano forze ed energie diverse messe in campo. Per quel che riguarda le fiere nazionali, l’incontro con i lettori è fondamentale per mantenere vitale il rapporto con loro e creare connessioni con gli autori. Siamo convinti che la fiera non possa essere un momento impersonale, votato solo alla vendita dei libri e al fatturato; quindi – da sempre – quando decidiamo di partecipare siamo noi a gestire lo stand e gli incontri con gli autori, oltre a tutte le relazioni con la stampa.

Uno scenario completamente diverso, invece, è quello delle fiere internazionali a cui partecipiamo per lo scambio dei diritti: si tratta di momenti fondamentali, in cui si inizia a immaginare il piano editoriale degli anni a venire attraverso le acquisizioni, mentre i progetti originali italiani hanno la possibilità di iniziare un lungo viaggio intorno al mondo. Ecco, questo è dal mio punto di vista il momento più stimolante di tutta la filiera editoriale, perché se il libro raggiunge lettori che hanno culture molto diverse da quella di partenza significa che la sua storia è davvero universale.

 

Secondo i dati dell’AIE, tra il 2019 e il 2022 il mercato del fumetto ha subito una grandissima crescita, toccando vette mai viste prima. Al momento si trova in leggero calo. Perché questa crescita esponenziale? Nonostante ciò, rimane una grossa distanza tra il pubblico lettore di libri e quello lettore di fumetti. Non è sempre letteratura?

La crescita esponenziale di questo mercato è stato un fenomeno travolgente, che ha sorpreso tutti (anche noi editori che di fumetto ci occupiamo quotidianamente e crediamo profondamente nelle sue potenzialità), tanto da spingere per la prima volta anche l’AIE a dedicarvi uno studio approfondito. I motivi sono molteplici: al primo posto metterei la qualità dei fumetti e delle graphic novel pubblicati negli ultimi anni (sia in importazione che firmate da autori italiani), senza dimenticare che la spinta iniziale è arrivata dalla distribuzione, che ha garantito sempre più spazio sugli scaffali delle librerie a fronte della crisi delle edicole. Si è venuto a creare una sorta di circolo virtuoso, insomma, che ha stimolato anche gli autori a creare storie per un pubblico più ampio e a esplorare temi nuovi e attuali. Anche la comunità letteraria si è accorta di questa nuova tendenza: il fatto che alcune graphic novel siano state candidate al Premio Strega ne è l’esempio lampante, traghettate dal successo trascinante di Zerocalcare. Credo che sia davvero  stata una serie di concause fortunate a portarci a sdoganare il fumetto e riconoscerlo in tutte le sue potenzialità, anche se il lavoro da fare è ancora molto.

 

Alessandro Pensi