
“I giorni di Vetro” di Nicoletta Verna: indagare la dicotomia tra bene e male
In un’epoca in cui una visione quotidiana della violenza quasi giunge a normalizzarla e giustificarla, nel suo ultimo romanzo, “I giorni di Vetro” (Einaudi, 2024), Nicoletta Verna indaga le origini più profonde del male attraverso una storia cruda e straziante ambientata nell’Italia del ventennio fascista e della guerra
Viviamo in un’epoca permeata dalla violenza, sia fisica che psicologica, veicolata attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione, dalla televisione ai giornali, fino ai social. L’esposizione quotidiana a questo tipo di episodi quasi li normalizza, riducendo il turbamento e l’indignazione che dovrebbero causare. Dopo il successo del suo primo romanzo, Il valore affettivo (Einaudi, 2021), Nicoletta Verna torna in libreria con I giorni di Vetro (Einaudi, 2024), una storia di estrema e sconcertante violenza, dove si indagano gli anni del ventennio fascista e della guerra dalla prospettiva di due giovani donne, Redenta e Iris.
La storia, piena di simboli e allegorie, si apre con la nascita di Redenta il giorno del delitto Matteotti. Dopo tre figli nati morti, la madre della protagonista aveva chiesto aiuto a un medico stregone, il quale le aveva assicurato che la piccola sarebbe vissuta, anche se con la scarogna. Con grande sorpresa di tutto il paese, infatti, Redenta sopravvive, condannata però a una vita travagliata fatta di sofferenza e dolore.
L’inizio della sua storia coincide, in un certo qual senso, con l’inizio del Fascismo: l’Italia sta infatti piombando in una delle epoche più oscure della propria storia e Redenta, donna povera e zoppa a causa della polio, è costretta a vivere in un mondo violento e avverso. Dopo gli anni difficili dell’infanzia, infatti, la giovane donna è promessa sposa a un violento e sadico gerarca fascista noto come Vetro per via dell’occhio perso durante la guerra in Etiopia.
Le vicende di Redenta si intrecciano poi con quelle di Iris, una ragazza istruita e indipendente che entra a far parte della resistenza partigiana, trovandosi spesso costretta a scegliere tra la propria vita e quella di un nemico che il più delle volte altro non è che un ragazzo impaurito. Il filo rosso di tutta la storia è quindi un’indagine tanto difficile quanto doverosa del sottile confine tra il bene e il male, poiché, come scrive l’autrice stessa:
Il bene non sta esattamente dov’è istintivo collocarlo. Il bene a volte è una forma contorta e tortuosa di male, e il male è necessario, è un viatico per un bene più grande e incomprensibile.
I giorni di Vetro offre quindi un’attenta e precisa ricostruzione storica di episodi molto noti degli anni del Fascismo e della guerra, ma raccontati dalla prospettiva intima e personale di due donne diverse ma egualmente ben caratterizzate. Nonostante la violenza che permea il romanzo possa sembrare quasi eccessiva, se non talvolta addirittura gratuita, essa risulta invece necessaria per indagare le zone d’ombra dell’animo umano, ancora presenti nella società contemporanea. Come afferma Nicoletta Verna:
Il fascismo fece della violenza la sua cifra distintiva, era un punto d’onore. Oggi […] non c’è più quella violenza così esplicita e soprattutto non c’è più quella violenza così orgogliosa da un certo punto di vista. Esistono forme di violenza più sottili.
Un’indagine quindi della dicotomia tra il bene e il male di ieri per tentare di capire meglio il presente.
Un romanzo che merita di essere letto e che nei mesi ha ricevuto anche numerosi riconoscimenti. A inizio giugno I giorni di Vetro ha vinto il premio La città dei lettori per «la potenza delle parole» della scrittura di Verna, mentre lo scorso maggio l’autrice si è aggiudicata l’European Union Prize for Literature, il premio che celebra scrittrici e scrittori emergenti nel campo della narrativa provenienti dall’Unione Europea e da altri Paesi aderenti.
Leggere I giorni di Vetro è un’esperienza intensa e totalizzante, i cui echi, anche a lettura conclusa, continuano a risuonare negli angoli più remoti dell’animo del lettore, invitandolo a indagare l’eterna lotta tra bene e male.
Francesca Fazio

