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LA MAESTRA DEL VETRO: UNA STORIA SENZA TEMPO TRA MURANO E VENEZIA

Un romanzo che mescola storia e finzione. Una narrazione che attraversa i secoli catturando la bellezza di Venezia, Murano e di un’arte antica: quella del vetro. Ѐ un mondo, quello dei vetrai e più in generale di artisti e artigiani, dove il tempo sembra cristallizzato, sospeso. La storia di Orsola Rosso e della sua famiglia di vetrai attraversa i secoli regalando una visione suggestiva dei luoghi in cui è ambientata

La scrittrice statunitense Tracy Chevalier, celebre per “La ragazza con l’orecchino di perla” (bestseller del 1999), a settembre 2024 è tornata con un altro romanzo che mescola storia e finzione. La maestra del vetro, tradotto in italiano di Massimo Ortelio è stato pubblicato da Neri Pozza

La vicenda si svolge tra Venezia, la Città d’Acqua e Murano, famosa per la tradizione del vetro. Ѐ il 1486 e Orsola Rosso, figlia di una rispettata famiglia di vetrai, non può apprendere quest’arte perché viene tramandata solo ai figli maschi. A lei viene concesso solamente, dopo un tragico incidente familiare, di produrre perle, un “lavoro da donne” e diventa così la perlera di Murano. 

La narrazione ruota attorno alla sua figura, quella di una donna all’avanguardia per l’epoca in cui vive, che viene presentata in modo ben delineato portando il lettore ad empatizzare con lei. Orsola affronta con determinazione le varie difficoltà dovute al suo essere donna in una società in cui erano destinate solamente ad occuparsi della casa e della famiglia e al cercare di affermarsi grazie al suo lavoro. Il lettore vive con lei l’amore, così come il dolore e la perdita. Anche gli altri componenti della famiglia e alcuni personaggi secondari vengono ben caratterizzati e non sono mai semplici figure di sfondo.

In particolare, viene dato molto spazio al fratello Marco, il maestro del vetro, con il suo caratteraccio, la passione per il vino e quella, fortissima, per il vetro e la realizzazione di oggetti raffinati. Anche Laura Rosso, la madre di Orsola e Marco, è una donna di una forza d’animo straordinaria, capace di gestire la vetreria alla morte del marito con sicurezza e decisione. È in grado di farsi sempre rispettare da tutti ed è quella a cui viene sempre chiesto consiglio prima di fare qualsiasi cosa.

Le vicende della famiglia Rosso attraversano vari secoli di storia, cambiano le mode, i governi, le innovazioni e più lentamente cambia anche il destino della vetreria che vede periodi di maggior splendore e floridità e periodi invece bui. Migliora l’abilità di Orsola nel creare perle sempre più elaborate e in seguito collane e saranno costretti a cambiare la loro produzione seguendo le richieste del mercato. 

Nonostante il periodo storico raccontando sia molto ampio, dal 1486 ai giorni nostri, Orsola e “coloro a cui lei vuole bene” (mantenendo la formula che utilizza Chevalier) rimangono sempre i protagonisti invecchiando solo di pochi anni ad ogni salto temporale. 

Per questo motivo il prologo consiste in una breve spiegazione sul trascorrere del tempo nella Città d’Acqua. 

“La Città d’Acqua è senza età. Venezia e le isole che ha intorno danno l’impressione di essere fuori dal tempo. E forse lo sono.”

L’autrice invita a immaginare di prendere in mano un sasso e di scagliarlo sulla superficie della laguna cercando di fargli fare quanti più salti possibili. La struttura del romanzo prevede infatti una divisione in otto capitoli, ognuno dei quali rappresenta un salto e fa riferimento a un momento storico differente che ha segnato in modo diverso la storia di Venezia e, di conseguenza, quella di Murano. Chevalier racconta di una famiglia di vetrai ma, al tempo stesso, la storia di questi due luoghi, inserendo nella narrazione anche molti personaggi reali: da Maria Barovier, celebre vetraia muranese, a Casanova, passando per Giuseppina Bonaparte che visitò la città nel 1797 fino ad arrivare alla marchesa Luisa Casati che visse a Palazzo Venier dei Leoni, oggi sede della collezione Peggy Guggenheim. 

Il meccanismo utilizzato da Chevalier risulta efficace e permette a chi legge di calarsi perfettamente in questa realtà dove il tempo scorre diversamente e ad accettare queste incongruenze temporali come se fossero normali. Come suggerisce l’autrice nel prologo: 

“Anche chi crea ha spesso un rapporto ambiguo con il tempo: pittori, scrittori, maglieristi, tessitori e, sì, vetrai entrano a volte in uno stato mentale che gli psicologi chiamano esperienza ottimale, durante il quale ne perdono la cognizione. Capita anche ai lettori.”

Jasmin Coppedè