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Orwell a fumetti | Recensione

È appena stata pubblicata, presso la casa editrice “L’ippocampo”, la biografia di George Orwell a fumetti: una graphic novel che ripercorre gli episodi fondamentali della vita dello scrittore, proponendo anche un’insolita esegesi della sua opera letteraria.

Era prevedibile – dissipato lo sconcerto di una condizione minacciosa – che il ritorno alla vita ordinaria procedesse con fatica dopo l’emergenza di una pandemia globale, devastante sotto tutti i punti di vista. La difficoltà nella ripresa smentisce una fiducia, orientata verso un futuro indefinito, che l’immobilità della quarantena poteva illusoriamente favorire. Tutto ciò evoca, sebbene con qualche edulcorazione, gli scenari che i cultori della fantascienza hanno letto e amato (termine ambiguo) nei più emblematici libri dedicati alle possibilità di un futuro immaginario – ma non per questo meno minaccioso.

È dunque con una casualità quanto mai tempestiva, che la casa editrice “L’ippocampo” ha deciso di pubblicare la biografia a fumetti Orwell, dedicata al padre del genere distopico.

Lo stile della narrazione

Ispirata all’opera di Christopher Hitchens Why Orwell Matters, la narrazione – che si avvale della sceneggiatura di Pierre Christin e dei disegni di Sébastien Verdier – procede con un ritmo conciso e avvincente, in cui si riverbera la rapidità essenziale di 1984 e della Fattoria degli animali.

Dalla nascita in India alla guerra civile di Spagna, dalla borsa di studio a Eton fino agli iniziali – nonché numerosi – rifiuti da parte delle case editrici del tempo, tutti gli episodi più significativi della vita di Eric Blair (questo il vero nome di Orwell) sono ripercorsi con una rapidità che non tralascia tuttavia di menzionare nulla, neppure la successione degli eterogenei lavori svolti dallo scrittore agli albori della sua carriera – poliziotto in Birmania, lavapiatti, insegnante, collaboratore di riviste, vagabondo.

L’alternanza cromatica dei disegni

I disegni, perlopiù in bianco e nero, sono solo raramente interrotti da simboliche apparizioni di colore, volte a enfatizzare i punti di snodo fondamentali nella vita di Orwell. Ad alcuni disegnatori è stato chiesto, infatti, di realizzare queste tavole, inserite poi nel mosaico complessivamente configurato da Sébastian Verdier.

Esegesi in forma di fumetto

Eppure non si tratta di una mera divagazione, ma piuttosto di un insolito contributo di critica letteraria. Questa graphic novel ricostruisce le circostanze che hanno accompagnato la genesi, lo sfondo, le ragioni politiche delle prese di posizione di Orwell. Racconta anche la nascita di un genere letterario, il suo affinamento, nonché l’impronta personale che perdura nei tentativi di epigoni più o meno maldestri. Nessuno di loro è sfuggito all’influenza originale delle opere di Orwell, dove un temperamento si è tradotto in uno stile e un approccio sociologico in una concatenazione narrativa.

Insomma, se il 1984 è ormai lontano, non lo sono le esigenze espressive volte a trasfigurare un futuro ancora informe in uno specchio fedele delle anomalie e delle inquietudini contemporanee.

Matteo La Verghetta