Dal romanzo al film: i due mondi paralleli di editoria e cinema
Mondo Editoriale

Dal romanzo al film: i due mondi paralleli di editoria e cinema

Cosa sarebbe il mondo senza cultura, senza libri né film? Senza una trama che ci fa perdere in un’altra dimensione? E quando si decide di perdersi in una di queste trame, come scegliere quale seguire? Come decidere se affidarsi a un romanzo o piuttosto a una pellicola cinematografica? Perché non affidarsi a entrambi, invece?

Anche se spesso l’editoria e la cinematografia possono sembrare quasi in rivalità tra loro, soprattutto se trattano dello stesso tema, in realtà, questi due mondi mostrano una certa somiglianza che traspare passo passo nella creazione e nello sviluppo dell’opera. A partire dalla stesura della trama, passando alla messa in scena dell’intreccio, arrivando alla presentazione al pubblico del lavoro compiuto, i meccanismi di produzione di una storia si ripetono in continuazione, che si tratti di un libro o di un film. Questo parallelismo risulta ancora più chiaro nei casi di adattamenti cinematografici sviluppati a partire dalle vicende di un romanzo o viceversa.

Un ottimo esempio della correlazione tra questi due mondi è offerta dal Conservatorio di Scienze Audiovisive (CISA) di Locarno, in Svizzera, una scuola superiore specializzata nel settore del cinema e dell’immagine audiovisiva che propone diverse iniziative ai suoi studenti, che prevedono la produzione di cortometraggi ispirati a romanzi per mettere in atto le loro doti cinematografiche e diventare produttori di successo.

Nel 2021 alcuni di questi studenti, sotto la direzione dei registi Matilde Casari e Alessandro Perillo, hanno prodotto un cortometraggio intitolato A bassa voce, liberamente ispirato al romanzo Donne che non perdonano di Camilla Läckberg (Einaudi, 2018), scrittrice svedese che ha ispirato film di successo nel suo paese natale. Il cortometraggio è stato presentato a diversi festival, tra cui la 74a edizione del Locarno Film Festival e il 36° Festival internazionale del Film di Friburgo (FIFF), dove si è aggiudicato il premio Prix Visa Ètranger. Nella produzione del corto gli studenti si sono suddivisi in tre gruppi e ognuno di loro ha contribuito alla realizzazione del progetto, spaziando tra i diversi ambiti e le varie professioni cinematografiche, occupandosi della regia, della fotografia, della scenografia e molto altro.

Donne che non perdonano racconta la storia di tre giovani che si ritrovano a combattere per sfuggire alle violenze domestiche dei propri compagni: Ingrid, un’ex giornalista che abbandona la sua carriera per prendersi cura della figlia, che presto scopre i tradimenti e la violenza del marito; Victoria, che è costretta a sposare un uomo aggressivo e con problemi di alcolismo, dopo aver assistito all’uccisione del suo compagno; Birgitta, una maestra delle elementari affetta da una malattia che però rifiuta di curare per non mostrare i lividi che le procura suo marito. In cerca di aiuto, queste tre donne faranno affidamento l’una sull’altra per liberarsi dalle loro oppressioni, mettendo fine alle vite dei loro carnefici per essere finalmente libere.

Prendendo spunto dal romanzo, i produttori di A bassa voce hanno sviluppato la trama del cortometraggio mettendo in evidenza i punti salienti dell’intreccio, pensando però a un finale diverso, scegliendo di non parlare della morte dei rispettivi compagni delle protagoniste ma dando loro la possibilità di denunciare le molestie subite, invitando ad “alzare la voce”.

Analizzando il lavoro svolto per quanto riguarda la fase di stesura e revisione della trama, si riscontrano delle somiglianze tra romanzo e produzione cinematografica: infatti, sia nell’uno che nell’altro caso, l’intreccio nasce dallo sviluppo di un’idea, seguito da una fase di scrittura del testo e di successiva correzione. La parte di editing che viene svolta in ambito editoriale e che prevede la messa a punto redazionale del testo, in ambito cinematografico è rappresentata dal montaggio del film, operazione che consiste nel formare successioni di sequenze delle varie riprese che, con i rispettivi aggiustamenti, porteranno al cortometraggio nella sua forma definitiva.

Anche per quanto riguarda la creazione dei personaggi dell’intreccio possiamo sottolineare una certa corrispondenza tra regista e scrittrice: la Läckberg, infatti, elabora le protagoniste, identificandole nelle loro azioni e parole e muovendole attraverso le vicende della storia; allo stesso modo, dopo un casting iniziale, i giovani film-maker selezionano Barbara Giordano, Cristina Zamboni e Anahì Traversi come attrici protagoniste, guidandole poi nella loro performance per trasmettere al meglio il messaggio nascosto nella trama del corto.

Ovviamente i parallelismi tra questi due mondi non si esauriscono qui, ma già analizzando questi pochi aspetti possiamo capire che l’editoria e la cinematografia, per quanto funzionino diversamente, sono in qualche modo affini, e il loro obiettivo comune consiste nella diffusione della cultura, cercando di entrare nella mente e nel cuore del pubblico, possibilmente lasciando in loro un messaggio indelebile.

Denise Fascini

Un ringraziamento speciale a Tancredi Tunesi, ex allievo del CISA e aiuto regista di A bassa voce. L’immagine in copertina è tratta dal cortometraggio stesso.