
Vedere il mondo attraverso le riviste. Come l’editoria periodica ha influenzato la comunicazione visiva contemporanea
di Matilde Sartorio
Quando si parla di editoria, spesso si pensa subito ai libri. Eppure, una parte fondamentale della storia editoriale del Novecento – e della sua evoluzione visiva – passa anche attraverso le riviste. I magazine, infatti, non sono solo prodotti commerciali o strumenti d’informazione: sono stati e sono tuttora dispositivi editoriali complessi, capaci di fondere parola e immagine in un linguaggio autonomo. Attraverso il design delle copertine, l’impaginazione, la fotografia e la tipografia, basti pensare a «Vogue», «The New Yorker» o «Time», le riviste hanno codificato estetiche, lanciato tendenze e, soprattutto, costruito identità fortemente riconoscibili. Osservare l’evoluzione dei magazine significa, quindi, interrogarsi su come l’editoria racconta visivamente il mondo.
1. L’influenza delle riviste sulla grafica editoriale
Uno dei casi più celebri è quello di Alexey Brodovitch, art director di Harper’s Bazaar negli anni ’30-’50, che introduce un’estetica radicalmente moderna: spazi bianchi, uso creativo della tipografia, tagli fotografici inusuali. La rivista, sotto la sua guida, diventa un luogo chiave per l’innovazione visiva. Lo stesso accade per Vogue, che a partire dagli anni ’60 inizia a trattare la moda come arte, con servizi fotografici che diventano vere e proprie icone. Anche in Italia, riviste come Domus e Casabella hanno avuto un impatto decisivo sulla grafica editoriale, sperimentando con layout, fotografia e tipografia in modo pionieristico, anticipando tendenze che poi si sono diffuse a livello internazionale.
La rivista periodica assume così un doppio ruolo: da un lato informativo, dall’altro estetico e progettuale. Le riviste diventano il luogo in cui si sperimenta la comunicazione visiva, spesso prima ancora che nella pubblicità o nell’editoria libraria.
Negli ultimi anni, la sperimentazione visiva tipica delle riviste ha trovato nuova vita nei cosiddetti “libri-rivista”, come The Passenger e Cose del Post (realizzati da Iperborea) o i volumi curati dal Touring Club con firme come Brizzi. Queste pubblicazioni coniugano l’approfondimento tematico del libro con l’agilità e il progetto grafico delle riviste, segnando una tendenza in crescita nelle librerie italiane e dimostrando quanto il confine tra libro e magazine sia oggi sempre più poroso.
2. Dalla carta al digitale: il passaggio delle riviste e il suo impatto
Con l’avvento del digitale, molte riviste hanno affrontato una transizione difficile ma stimolante: Vogue.it, newyorker.com, vanityfair.it non si limitano a replicare i contenuti della carta, ma costruiscono esperienze visive nuove, dinamiche, responsive. Il design editoriale si adatta ai formati digitali e sfrutta il linguaggio del web per reinventarsi.
Parallelamente, il mondo dei social – soprattutto Instagram – ha assorbito e rilanciato l’estetica delle riviste: griglie pulite, palette studiate, lettering iconici. Il feed Instagram di Vogue è progettato come una rivista continua, che parla attraverso immagini, colori e microtesti. I codici visivi del magazine cartaceo si trasformano in linguaggio digitale, dando forma a una comunicazione che coniuga continuità e innovazione.
3. Riviste e branding: la costruzione di un’identità visiva
Alcuni magazine sono diventati brand iconici. Vogue, ad esempio, è riconoscibile al primo sguardo, grazie al suo logo, al carattere tipografico e alla cura visiva delle copertine. Ma anche The New Yorker, con la sua identità sobria, monocromatica e illustrata, ha creato un mondo visivo coerente e identificabile. Nel panorama italiano recente, riviste come IL, il mensile del Sole 24 Ore, e Rivista Studio hanno sviluppato un linguaggio visivo distintivo, caratterizzato da copertine illustrate sofisticate, palette coerenti e una forte direzione artistica. La loro identità grafica dialoga con la contemporaneità e contribuisce alla costruzione di un brand editoriale riconoscibile e influente.
Alcuni negozi, come Frab’s Magazines & More, specializzati in magazine indipendenti, curano l’esperienza di acquisto come se fosse un’estensione del magazine stesso, dimostrando che il linguaggio visivo delle riviste ha influenzato profondamente anche il retail e la progettazione degli spazi commerciali.
4. Magazine e sostenibilità: la grafica come strumento di comunicazione etica
Negli ultimi anni, molti magazine hanno abbracciato la causa ambientale. Ma non si tratta solo di contenuti: la sostenibilità passa anche dal progetto grafico. Vanity Fair ha dedicato numeri speciali interamente green, usando copertine «pulite», carta riciclata e palette ispirate alla natura. Alcuni magazine indipendenti, come Atmos, hanno messo la sostenibilità al centro della loro identità visiva, scegliendo inchiostri eco-friendly, eliminando la plastica e lavorando sulla durata dell’oggetto stampato, assumendo il valore di un oggetto da collezione.
5. Le riviste come specchio della cultura visiva contemporanea
Le riviste hanno sempre riflesso le trasformazioni sociali: pensiamo alle copertine con modelle non allineate agli standard convenzionali di bellezza, o a numeri speciali dedicati alla diversità, al body positivity, ai diritti LGBTQ+. Queste scelte non sono solo editoriali, ma anche visive. La grafica si fa veicolo di cambiamento: cambia la palette, cambiano i volti, cambiano i formati.
Oggi le riviste influenzano le estetiche dei videoclip, delle campagne pubblicitarie, persino dei post sui social. L’immaginario editoriale periodico si è fuso con la cultura pop, diventando fonte costante di ispirazione.
Nonostante la crisi della carta stampata, le riviste restano un punto di riferimento nella comunicazione visiva. Evolvono, si digitalizzano, diventano oggetti di culto, ma non smettono di raccontare il presente per immagini. Oggi più che mai, rappresentano un laboratorio visivo e concettuale per chi si occupa di editoria, comunicazione e design. Comprendere il linguaggio visivo dei magazine significa leggere in controluce le scelte grafiche da cui emergono identità, tono e valori di una pubblicazione. Per chi si forma nel panorama editoriale contemporaneo, guardare alle riviste significa allenare lo sguardo, capire come si costruisce una narrazione visiva e imparare a comunicare anche attraverso ciò che non è scritto ma disegnato.
In un mondo che corre, le riviste restano un luogo dove fermare lo sguardo e imparare a vedere.

