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Continua la crisi della carta. Intervista a Giovanni Santi di Zanichelli

Provate a immaginare un mondo senza carta, senza libri. No, non è l’incipit di una distopia, ma la nuova crisi che sta travolgendo il settore editoriale.

Nonostante la progressiva digitalizzazione della vita, la carta è ancora un elemento fondamentale nella nostra quotidianità ed è il supporto primario su cui si legge, quindi non è facile pensare a una realtà in cui potremmo dover rinunciare ai libri così come li conosciamo. A fine 2021, l’AIE ha registrato una crescita del valore di mercato per i soli libri a stampa del 16%, dimostrando che in Italia si predilige ancora il cartaceo. Da una parte c’è un aumento di produzione pari al 22,9%, ma dall’altra, già a fine 2021, si sono riscontrate varie problematiche nella fornitura di carta dovute al rincaro dei prezzi delle materie prime, dei trasporti, dell’energia e delle fasi di produzione in generale. Questo, oltre a causare ritardi nella produzione e nella distribuzione, rende incerto il destino delle tipografie e di molte case editrici medio-piccole. 

Negli ultimi anni, invece, si è registrato un calo dei prezzi di copertina, arrivati a una media di 14-15 €, ma l’emergenza della carta potrebbe cambiare la situazione e il costo dei libri potrebbe lievitare, con ripercussioni sul numero già limitato di lettori nel nostro Paese (circa la metà della popolazione, concentrati soprattutto al Nord) e il pericolo che la lettura diventi un’esperienza elitaria.

Il digitale non basta

A fianco della crescita dell’editoria di carta e degli audiolibri (che hanno chiuso il 2021 con un aumento del 37%), si è registrato un calo del 5,6% degli ebook, a dimostrazione che il digitale non è e non sarà mai l’alternativa al libro cartaceo, non solo per ragioni di attaccamento sentimentale verso l’oggetto, ma perché presenta una serie di criticità. In Italia, sono poche le case editrici che pubblicano una versione ebook per ogni titolo in uscita e ancor meno quelle che pubblicano esclusivamente in digitale. Inoltre, tralasciando il fatto che molti non considerano l’impatto ambientale e che non tutti i generi si prestano bene alle versioni digitali, la produzione di un ebook costa meno di quella di un libro cartaceo. Questo si tradurrebbe in minori ricavi sul prezzo di copertina, che dovrebbero mantenersi concorrenziali (considerando che il pubblico non è disposto a pagare cifre alte per un ebook), gli editori medio-piccoli verrebbero tagliati fuori dal mercato e alcune parti della filiera editoriale – prime fra tutti le librerie che continuano con fatica a ricoprire il 51,5% delle quote di mercato – sparirebbero. 

Di nuovo, bisogna considerare anche le differenze dettate dal territorio e dalle classi sociali: non tutti hanno accesso a un e-reader, a una connessione stabile o a un metodo di pagamento digitale. La lettura deve essere accessibile a tutti e non può venire ulteriormente polarizzata: migliorare il digitale è sicuramente una necessità, ma non una soluzione.

Riguardo alla situazione di questo periodo si è espresso il dott. Giovanni Santi, responsabile della produzione di Zanichelli S.p.A., in un’intervista.

Già da qualche mese ci troviamo in piena crisi di carta. Come sono cambiati in questi mesi i costi, i tempi e la quantità dell’approvvigionamento di carta da parte delle case editrici?

I costi variano ogni giorno e dipendono dalla tipologia di carta e dalle grammature. A oggi, stiamo subendo degli aumenti dell’80-90%. Le cartiere hanno contingentato molto le consegne e, rispetto a periodi normali, è stato reso disponibile più o meno il 50-60% del fabbisogno di carta. Se prima si aspettavano le consegne massimo venti o trenta giorni, ora ci sono ritardi di sessanta, anche settanta giorni: più del doppio del tempo.

In che modo questo si è riflesso sulla vostra produzione?

Ci sono enormi difficoltà. Noi per il momento ci stiamo salvando perché abbiamo fatto grossi ordini nei primi tempi per mantenere riforniti i nostri magazzini sia interni che esterni, e questo ci permette di stampare con continuità. È ovvio che questo discorso può essere valido per un mese o due, sperando che le cartiere rispettino le consegne e gli impegni che si sono presi, perché non sempre succede. Alcune cartiere telefonano qualche giorno prima delle consegne dicendo che per problemi organizzativi dovuti a questo specifico momento non possono consegnare, oppure consegnano il 50% dell’ordine e l’altro 50% lo diluiscono al mese successivo. 

Voi siete un editore molto grande. Penso, invece, agli editori medio-piccoli che potrebbero trovarsi tagliati fuori in questo modo.

In questo momento loro hanno più problemi, ma le cartiere stanno cercando delle soluzioni. So di una cartiera italiana che fa la media dei consumi degli ultimi tre anni e poi dà una percentuale, in base anche alla disponibilità di carta che hanno in quel momento, uguale a tutti, garantendo uniformità nelle consegne ai vari clienti. Perché la carta che loro hanno a disposizione è veramente molto poca in questo momento. 

Il settore editoriale e la cultura in generale in Italia si trovano in crisi da anni e l’emergenza della carta potrebbe causare una riduzione nella produzione dei libri. Bisogna far fronte a questa crisi, ma c’è la possibilità che si trovino soluzioni veramente efficaci? 

Nel nostro caso, io spero che quest’anno in un modo o nell’altro riusciremo a dare disponibilità di tutti i libri cartacei. Però tutto dipende dalle cartiere perché, ad esempio, in Italia un gruppo composto da sei cartiere che gestiscono prevalentemente carta tecnica ha chiuso completamente, perché il solo costo del gas era maggiore di quello a cui vendeva la carta. Quindi hanno preferito chiudere e se poi il costo del gas e dell’energia elettrica dovessero tornare a livelli normali sono disposti a riprendere l’attività. 

Ci sono due cose che vengono sempre menzionate anche in questo periodo: la carta riciclata e il digitale. Nel settore si è ancora scettici riguardo al passaggio totale al digitale perché i numeri ci dicono che la maggior parte delle persone legge in cartaceo e perché ci sono case editrici come Zanichelli che non possono pubblicare solo in digitale, soprattutto per la parte di scolastica. Cosa ne pensa di queste due possibili soluzioni? 

L’apprendimento sul digitale è un apprendimento, diciamo, più scarso rispetto alla carta. Noi facciamo un buon digitale, è interattivo ed è inteso come un supplemento al cartaceo. In questo caso funziona tutto molto bene, ma noi ancora crediamo nella produzione cartacea – la nostra direzione è quella lì, ma è ovvio che se non avremo la carta bisognerà pensare un piano B. Però, non fare una versione cartacea e mettere un libro disponibile solo online è assolutamente fuori questione. 

Ci sono evidenti criticità. Ad esempio, sempre considerando la scolastica, i bambini più piccoli potrebbero non avere una buona familiarità con il digitale. E poi pensiamo sempre che in Italia non tutti hanno ancora una connessione stabile.

Sì, il problema è soprattutto questo. I nostri funzionari ci dicono che addirittura anche alcune scuole e certi paesi hanno dei problemi con la rete. Pubblicare in digitale potrebbe essere una soluzione di emergenza, ma comunque è una coperta corta: non copre tutta l’Italia. Invece per quanto riguarda la carta riciclata, noi non la utilizziamo tantissimo perché per la sua produzione, nonostante le cartiere dicano che non inquinano e che le acque vengono depurate, si utilizzano sbiancanti ottici che sono molto inquinanti. La carta riciclata ha poi un limite enorme, ovvero il punto di bianco che non è elevato. È una carta molto grigia, quindi la cromaticità di un libro, la parte iconografica, le immagini risultano spente, non hanno quella profondità e quel contrasto che dà la carta patinata classica. Diverso è il discorso della carta ecologica che è fatta con degli scarti bianchi, ma ha dei costi al chilo elevatissimi e che non si possono attribuire a un libro. Per fare dei libri a livello industriale non può essere presa in considerazione – con gli ultimi incrementi, è già costosissima la carta tradizionale. 

Considerando che molte materie prime sono importate dall’Est europeo, cosa si prevede oppure cosa sta già succedendo sullo sfondo del conflitto russo-ucraino? 

Questo è un punto interrogativo. Il problema di questa guerra è che loro esportavano sia cellulosa, sia alluminio, con cui si fanno le lastre di stampa, che inizia a scarseggiare. Questo è una diretta conseguenza della guerra tra Russia e Ucraina. Per quanto riguarda la carta, molte cartiere sono attrezzate per autoprodursi cellulosa, ma non tutte. La pasta legno invece viene presa da altri paesi europei, ma non so se questo potrà bastare, dipende dalla richiesta che c’è in questo momento.

Infine, l’editoria si deve riprendere da questi due anni di pandemia che sono stati difficili, ma si ritrova davanti a un’altra crisi dovuta agli aumenti non solo della carta, ma dei processi di produzione. Come crede che si possano ripensare i sistemi delle stamperie? Sarebbe necessario investire maggiormente nel rinnovabile, però questo deve essere sostenuto e incentivato dai governi. 

Le aziende di stampa e le aziende di legatoria sono molto energivore, perché tutti i macchinari hanno un grosso consumo di energia elettrica. Molte realtà si stanno già autoproducendo elettricità, che è un grosso aiuto soprattutto in questo momento. Anche le cartiere già da diversi anni si autoproducono energia elettrica, ma loro consumano tantissima energia e gas e quello che producono in maniera autonoma non è sufficiente. A questo si aggiunge la reperibilità della cellulosa che anche è diventata più cara. È un insieme di cose, un aumento di costi generalizzato che mette a rischio le tre fasi primarie della produzione. Vorrei aggiungere che tutti questi costi aggiuntivi sono a carico dell’editore perché non si possono riversare sul prezzo di copertina. Per i libri scolastici, ad esempio per i libri della scuola media, c’è un tetto di spesa e se si riversassero i rincari sui prezzi di copertina non si venderebbero più libri.

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Mentre il mondo cambia e si evolve, potremmo dover cambiare le nostre abitudini e necessità, ma il valore del libro e della lettura resta immutato e immutabile. Occorre trovare una soluzione che non sia solamente adeguare i prezzi agli aumenti degli ultimi periodi, ma proporre e mettere in atto cambiamenti e provvedimenti strutturali, incentivi lungo tutta la filiera. Insomma, aiuti concreti a un settore che soffre da decenni e di cui non si riconosce il ruolo e l’importanza.

Eleonora Pasquariello