Nero ananas
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Nero ananas deve vincere lo Strega – Strada per lo Strega

È illusione pensare che la verità sia da scoprire come l’incognita di un’equazione, o come una statua nascosta sotto un velo. La verità, che pure esiste, emergerà, se e quando emergerà, come un reperto rinvenuto nel fango: sporco, rotto, mancante di certe parti.

Valerio Aiolli, Nero ananas

Se questo fosse un blog letterario avremmo una vita facile. Ci basterebbe salutare Nero ananas, l’ultimo romanzo di Valerio Aiolli pubblicato da Voland, come un cadeau du ciel, una boccata, macché, un uragano di aria fresca in un panorama, quello della letteratura italiana contemporanea, che finalmente dimostra di poter registrare movimenti che non sono solo semplici scosse di assestamento.

nero ananas
Valerio Aiolli

Se questo fosse un blog letterario, dovremmo esaltarci nel constatare che ci sono ancora autori in grado di scrivere romanzi poderosi e complessi. Romanzi che parlano degli anni più plumbei del nostro Paese (1969 – 1973: dalla strage di Piazza Fontana a quella della questura di Milano) ma che non dimenticano le lezioni narrative del miglior Faulkner: a ogni personaggio una voce, a ogni sezione uno stile, a ogni capitolo una direzione. Un’opera che si colloca nel solco della tradizione dei grandi romanzi storici italiani (e non a caso all’interno del testo ci sono almeno due citazioni evidentissime al Manzoni). Un romanzo che sembra avere la struttura di un rondò musicale, con il suo inizio da Milano per finire nella stessa Milano dopo varie peregrinazioni che spingono sempre più in là i protagonisti; una terribile sonata che inizia con lo scoppio di una bomba e finisce con un’altra bomba. Nel mezzo di questo percorso, una scrittura magistrale, controllata e assolutamente esatta per raccontare una storia virulenta, arrabbiata ma con sprazzi di tenerezza, di un’innocenza impressa su pagina un attimo prima della sua scomparsa.

Ma questo non è un blog letterario, una semplice recensione critica non può bastare. Bisognerà allora addentrarsi più a fondo nel prodotto editoriale e, allo stesso tempo, allargare la nostra visione al di là del testo in sé. Perciò rimbocchiamoci le maniche.

La casa editrice indipendente Voland, nata nel 1995, ha sempre avuto uno spiccato interesse, sin dalla sua fondazione, per la letteratura slava e, più in generale, per la cultura dell’Est Europa. È grazie a questa Casa, infatti, che i lettori possono avere il piacere di riporre nei loro scaffali uno dei capolavori della letteratura romena: la trilogia Abbacinante di Mircea Cărtărescu.

Da qualche tempo a questa parte, Voland ha deciso di pubblicare anche autori italiani, e non si può certo dire che questa scelta sia stata infruttuosa: tra i titoli in catalogo possiamo trovare anche il primo libro di Vanni Santoni, uno degli scrittori più influenti della scena contemporanea, intitolato Personaggi precari, una raccolta davvero particolare che dimostra perfettamente l’apertura e la voglia di sperimentazione di questa casa editrice.

Nero ananas
La copertina di Nero ananas

Voland, inoltre, si distingue anche per un altro fattore non comune rispetto ad altre realtà editoriali: la scelta del formato. I libri della collana di narrativa, infatti, pur essendo in brossura, presentano degli ampi risvolti. In questo modo la quarta di copertina non viene sovraccaricata di informazioni e il lettore interessato può avere una panoramica completa, non solo del romanzo, ma anche dell’autore e della collana.

A febbraio, Voland pubblica Nero ananas, il secondo romanzo di Aiolli ad approdare alla casa editrice romana (il primo era stato Lo stesso vento, del 2016). Una scelta azzeccata, se si considera che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dalla strage di Piazza Fontana, una ferita che, dopo tutto questo tempo, non si è ancora rimarginata nella coscienza collettiva del Paese. Particolarmente meritevole è anche il carattere scelto, sia per il testo, che risulta molto leggibile, sia per la copertina.

Non mancano però, almeno sotto quest’ultimo punto di vista, delle note dolenti: se la scelta del colore per la copertina è quasi obbligata dal titolo del romanzo (e il contrasto nero/giallo del titolo ha una forte presa visiva), l’immagine non riesce davvero a convincere, semplicemente perché non rievoca in nessun modo l’atmosfera degli anni Settanta, descritta così superbamente nel testo, creando così una sorta di cortocircuito tra scrittura e aspetti visuali, una contraddizione da cui scaturisce una sorta di effetto repellente che non è assolutamente invitante per un lettore potenziale.

Ma nonostante il libro non parta col piede giusto, non bisogna lasciarsi scoraggiare. Nero ananas è un romanzo che va letto a tutti i costi, perché porta a termine nel migliore dei modi ciò che si richiede a ogni grande opera d’ingegno: unire l’utile (il racconto della politica, della storia degli anni di piombo) al dilettevole (i personaggi memorabili, le sottotrame avvincenti che vanno a condensarsi in un ultimo, sorprendente, capitolo) senza mai scordare una visione d’insieme sull’Italia di quel tempo: non mancano infatti i dettagli, le idiosincrasie di una cultura che sembra quasi in bianco e nero: le musiche di Sanremo, le pubblicità iconiche, il grande mondo degli editori protagonisti (con una frase mirabile a pagina 189 che sottintende una forte polemica con l’editoria contemporanea), tutto riecheggia nel nostro inconscio anche se quegli anni sono passati attraverso di noi solo grazie ai i ricordi di chi, quell’epoca, l’ha vissuta veramente, una cultura vicina e lontana allo stesso tempo.

E per una volta le qualità letterarie sono state riconosciute: Luca Formenton (il cui nonno, Arnoldo Mondadori, compare in un capitolo del romanzo), ha proposto questo libro per la corsa al Premio Strega di quest’anno. Il romanzo è riuscito a passare la prima selezione e a entrare nella dozzina dei finalisti (è la prima volta, per un romanzo pubblicato da Voland). E speriamo che il suo cammino verso Villa Giulia lo porti a raggiungere il traguardo, magari anche il gradino più alto del podio. Questo non perché il romanzo sia qualitativamente superiore a tutti gli altri (spetterà agli “Amici della Domenica” pronunciarsi su questo), ma perché Nero ananas, nonostante abbia pochi mesi d’età, è già un classico che, per la sua bellezza stilistica e il vigore dei suoi temi, dovrebbe essere letto da tutti: nelle scuole, nei centri di aggregazione, nelle case; dovrebbe raggiungere il centro del dibattito culturale italiano, e non rimanere rilegato in qualche blog letterario, straziato in una semplice recensione.

Emanuele Malpezzi

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