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I maschi sgraziati hanno i mostri sotto al letto

di Elena Folloni

La scuola cattolica

Edoardo Albinati

Collana: Scali italiani

Rizzoli

2016, p. 1294

22 €

6891513_1399154Nel  settembre 1975 sul litorale pontino  vengono rinvenuti  i corpi di due giovani donne, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. Sono chiuse nel portabagagli di una Fiat 127: la prima, 19 anni, deceduta; la seconda, 17enne, si era finta senza vita per salvarsi. Le due ragazze erano state invitate a una festa in villa, sul promontorio del Circeo da tre giovani pariolini legati ad ambienti neofascisti di Roma, finendo con l’essere rinchiuse, stuprate e seviziate.

Un delitto d’autunno, un delitto italiano.

Il massacro del Circeo è indubbiamente uno dei celebri casi di cronaca nera del Bel Paese. Uno di quei delitti di cui si parla ancora nelle tarde sere d’estate, nel dopopranzo di Piazza Italia e nelle trasmissioni da seconda e terza serata.

Tuttavia, diversamente da quelli del Mostro di Firenze o il caso Ludwig, i delitti del Circeo, con l’exploit-strascico del 2004, in cui uno dei tre assassini in libertà vigilata uccise di nuovo, rappresenta il contrasto, lo squilibrio tra realtà e valori che sfociano nella violenza.

Un delitto efferato, che viene vissuto quasi come naturale sviluppo nell’humus sociale condiviso dall’autore e dagli assassini, compagni di scuola, frequentatori degli stessi corridoi.

La narrazione di Albinati si muove tra microcosmi: quello del Quartiere Trieste e da quello ancor più chiuso come solo può esserlo una scuola privata, l’istituto San Leone Magno. SLM e QT come sono abbreviati nel libro. Da essi, si muove e si espande per abbracciare e riflettere sullo scenario travagliato dell’Italia degli anni settanta.

L’istituto, una scuola privata gestita dai frati maristi, è il legame dell’autore con gli assassini del Circeo, un legame che si sviluppa, come molti, sulla base di un’esperienza condivisa.  Un luogo in cui i figli della piccola borghesia romana iscrivevano i figli, con il  presunto vantaggio di una qualche scalata sociale e per tutelarli, da bravi cattolici, dai pericoli del mondo.

Un ambiente stagno, lontano dal mondo femminile e dalla realtà, in cui l’adolescenza imputridisce e corrompe il processo di autoanalisi.

Il libro di Albinati  è quanto di più vicino ad una confessione di cui conosciamo già peccato e colpevoli.  Il racconto suo e del suo essere ragazzo insieme ad altri, quasi un’unica entità, un unico narratore corale è la premessa per indagare e sviscerare i moventi e i retroscena oscuri di un pezzo d’Italia. L’analisi di cause e sommovimenti in cui germogliano episodi e racconti frammentati, da cui si genera il fenomeno, l’evento.

La Scuola Cattolica è il frutto di un decennale lavoro in cui il racconto fattuale si mischia al racconto del vissuto personale, in un continuo rimando tra quello che è accaduto e l’elaborazione dell’autore, come un segreto taciuto da anni, ma su cui mai l’uomo ha smesso di arrovellarsi. Il sonno genera mostri e i mostri  che si generano tra i giovani della capitale di quegli anni sono la conseguenza del conformismo piccolo-borghese, in bilico tra un’obsoleta educazione religiosa e la liberazione dei costumi. Diventare uomini, essere maschi, nella privazione di una realtà in cui mettersi alla prova, acquisendo la prospettiva di genere.

La Scuola Cattolica è un’indagine generazionale, che non giudica e non assolve. Non ci sono retorica né mezzi termini, nella narrazione di Albinati che sceglie di raccontare l’Italia, un’Italia che ben conosce in un’epopea dei criminali “figli di papà” del Circeo, in un torrenziale flusso di coscienza.

Un romanzo sconfinato ma claustrofobico nei limiti geografici in cui si muovono personaggi veri o di finzione, accompagnati dai grandi temi dell’esistenza. Adolescenza, sesso, religione e violenza; denaro, amicizia, vendetta; e l’ampia fauna di giovani, professori, politici, preti, teppisti, geni e monomaniaci.

Conoscere quello che è accaduto prima, ma soprattutto quello che viene tenuto nascosto, ci dice Albinati. Osservare e riflettere sul non-detto e l’intravisto, per insegnare a guardare dentro e oltre. E capire.

 

Link immagine: http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788817086837