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Leggere la terra e il cielo. Letteratura scientifica per non scienziati – Recensione

«Se osserviamo il pianeta dal punto di vista di un virus affamato o di un batterio, vediamo un meraviglioso banchetto con miliardi di corpi umani […]. Siamo un eccellente bersaglio.»

A dirlo non è Francesco Guglieri, almeno non direttamente. Lo dice David Quammen, in Spillover. L’evoluzione delle pandemie e Guglieri lo ripete, aggiungendo anche Quammen a quell’inquietante lista di autori che, a quanto pare, avevano previsto tutto.

Forse, se Leggere la terra e il cielo. Letteratura scientifica per non scienziati, uscito a febbraio per Laterza, fosse giunto alle stampe un mese più tardi, questa citazione si sarebbe trovata in prima pagina e gli avrebbe permesso di vendere moltissime copie. Invece, il capitolo dedicato a Quammen è il terzultimo e prima di imbatterci in queste parole abbiamo attraversato sei sezioni, sedici capitoli, un numero incalcolabile di idee.

Il libro di Guglieri infatti funziona così. L’autore ha selezionato alcuni dei grandi libri di scienza e attraverso di essi ha cercato di dipingere a grandi linee il panorama entro cui noi esseri umani esistiamo. Ha scelto di partire da molto, molto distante, da ciò che lui chiama «l’infinitamente grande», l’origine dell’universo e i buchi neri. Poi si sposta, non nello spazio, ma nel tempo: attraverso gli scritti del fisico italiano Carlo Rovelli riflette su quanto sia diverso, rispetto al comune sentire, lo «scorrere del tempo» visto dalla fisica moderna. A questo punto la domanda «e i viaggi nel tempo?» già si muove silenziosa nel nostro inconscio, e Guglieri risponde prontamente, ricorrendo proprio a Viaggi nel tempo, libro in cui James Gleick «passa in rassegna le idee e i modi in cui l’uomo ha immaginato di poter viaggiare nel tempo».

Dunque, una volta annotato nella lista delle prossime letture il testo di Gleick, procediamo.

Se nelle prime sezioni si ha l’impressione di avanzare col naso all’insù, verso il cielo stellato (splendido quello dell’incisione di William Blake raffigurata in copertina), un poco alla volta la prospettiva cambia e, chissà come, d’un tratto, dopo aver attraversato ere geologiche, animali estinti e nostri antenati, ci troviamo a osservare noi stessi. Gli esseri umani. Sopraggiunge allora una strana consapevolezza, che deriva proprio dall’esserci avvicinati alla nostra esistenza così da lontano e che, io credo, è esattamente ciò che l’autore sperava di ottenere. Infatti, non aspetta neppure una pagina per approfittare della situazione e ricordarci che, proprio perché svolgiamo un ruolo importante nella storia di questo pianeta, abbiamo delle responsabilità. E finalmente il cerchio si chiude, e torniamo ai virus.

La diffusione dei virus nel libro di Francesco Guglieri

Leggere la terra e il cielo risveglia in chi lo legge un numero incalcolabile di riflessioni. Ho scelto di riportare quella che nasce da Spillover di David Quammen perché, in un momento in cui dilaga il «terrore del contagio», l’analisi di Guglieri di questo testo sulle pandemie ci dice qualcosa di nuovo.

In breve, ciò che l’autore ci ricorda è che i casi di spillover, ovvero il salto che un virus fa da una specie all’altra, dall’animale all’uomo, sono aumentati esponenzialmente a causa della «disintegrazione di interi ecosistemi da parte dell’uomo». Una volta distrutto l’ambiente in cui il parassita vive, ad esso non resta che trovare una nuova casa. Così Guglieri ricorda la comparsa dell’Ebola nel 1976, dell’HIV negli anni ottanta, la SARS nel 2003, fino all’influenza suina. E poi? Quando Guglieri ha scritto questo libro, pochi mesi fa, ancora veniva chiamato «“Next Big One”: il prossimo virus zoonotico in grado di diffondersi e infettare su scala planetaria». Oggi sappiamo che si chiama Covid-19, o Coronavirus, e ci sta costringendo a cambiare radicalmente il nostro stile di vita.

Leggere la terra e il cielo: perché lo leggiamo

Prima di concludere, vorrei spendere due parole su quelli che per me sono i punti di forza e i punti di debolezza di Leggere la terra e il cielo. Letteratura scientifica per non scienziati.

Innanzitutto, dal punto di vista del paratesto, di questo libro mi ha convinta subito il titolo e soprattutto il sottotitolo. Quel «per non scienziati» è stato, per dirla con Genette, la prima «soglia» a conquistarmi, perché mi ha fatto capire in modo esplicito che il testo era alla mia portata.

L’immagine di copertina, un’incisione di William Blake dal titolo I want, I want, raffigurante un essere umano che sale una scala lunga fino alla luna, sotto un immenso cielo stellato, contribuisce a trasmettere l’idea di una lettura appassionante che risveglia l’immaginazione e la fantasia.

I contenuti, di fatto, mantengono le promesse fatte da titolo e copertina. Lo stile di scrittura è limpido, accessibile ma preciso. Qua e là, il trasparire dell’entusiasmo dell’autore contribuisce al mantenimento del ritmo, e la tensione narrativa è data dai rapidi cambi di argomento, dove si passa dalle grandi domande dell’essere umano a citazioni di film e letture alla portata di tutti.

Infine, se devo trovare un punto di debolezza, ammetto che in qualche caso mi sarebbe piaciuto che l’autore si soffermasse più a lungo sui temi trattati. Se alcuni capitoli sono più approfonditi e riescono a lasciare in chi legge una migliore comprensione di argomenti come i buchi neri o il legame di parentela tra Sapiens e Neanderthal, altri, come ad esempio il capitolo dedicato al libro di Richard Dawkins Il gene egoista. La parte immortale di ogni essere vivente, appaiono più come semplici consigli di lettura. Se qualcuno, come me, non ha in previsione di leggere il libro di Dawkins a breve, rimarrà pieno di domande sui meme e sul DNA.

Per concludere, spesso chi opera in ambito umanistico è escluso da un insieme di conoscenze scientifiche importanti. Al contempo, anche senza citare Calvino, è chiaro che la scienza nella letteratura svolge un ruolo vitale, come fonte di ispirazione o come terreno entro cui l’essere umano ritrova se stesso. Al termine della lettura di questo libro non ci si trasforma all’improvviso in scienziati. Il testo lascia, tuttavia, la sensazione di aver fatto una nuova esperienza. E in un periodo in cui l’esperienza più eccitante che si può fare è uscire a fare la spesa in solitaria, respirando in una mascherina, un testo come questo è più che consigliato.

Emma Bernardi

 

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