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Storie di fantasmi. Racconti del soprannaturale, di Carlo Fruttero e Franco Lucentini

 

Storie di fantasmi. Racconti del soprannaturale

A cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini

Einaudi

414 pagine

 

La più antica, la più forte emozione che l’uomo possa provare è la paura. E la forma più suggestiva di questa paura è la paura dell’ignoto.

Con queste parole il Bardo di Providence, Howard Philip Lovecraft, considerato l’ideale erede di Edgar Allan Poe (un altro che di paura ne sapeva abbastanza), scrive il suo manifesto su cui si baserà la sua produzione e non solo: una serie di autori, fra gli Stati Uniti d’America appena nati e il Regno Unito, inizia a divertire il pubblico benestante e gioca con nevrosi e psicosi della gente comune per ricreare quell’emozione che ha origine in quel piccolo primate da cui venne l’uomo. È a partire dall’Ottocento, infatti, da una sottile branca del Romanticismo, che i lettori cercano il brivido e il terrore di mostri e fantasmi, finora relegati a racconti per bambini di campagna e folklore.

Oggi sembra superfluo parlare ancora di creature simili, quando la scienza può dissipare i dubbi più curiosi e risolvere problemi un tempo senza soluzione. Per questo – e ce lo insegnano personalità come, nel cinema, Wes Craven, John Carpenter e Sam Raimi, e, nella letteratura, Stephen King, Thomas Ligotti e William Blatty – per far tremare i nuovi consumatori del genere è necessario calare il terrore nella nostra epoca: ecco allora proliferare morti che parlano su internet, uomini e animali dal DNA modificato, epidemie mostruose e serial killer sempre più ricchi d’inventiva. Parallelamente, e conseguentemente, i veri mostri, i classici vampiri e licantropi, ma anche zombie e mummie, assumono connotazioni innaturali e più umane che cancellano definitivamente la paura che incutevano ai nostri antenati: ogni riferimento a Twilight, Intervista col Vampiro, Izombie e La mummia non è casuale.

Il lavoro svolto dagli einaudiani Fruttero e Lucentini in questa antologia del 1960 è magistrale. In quindici racconti poco noti o assolutamente sconosciuti in Italia, creano un viaggio attraverso il soprannaturale che è alla base non solo della fantascienza più semplice e, ammettiamolo, trash, ma anche dell’horror più sincero, dove il fine è banalmente la catarsi del lettore, il quale, all’ultima riga, tira un sospiro di sollievo per esser ancora vivo, anche se con un capello bianco in più.

Così, oltre al mai abbastanza apprezzato Lovecraft e al suo terribile dio sudamericano Chtulhu, che qui compare per due volte (L’orrore di Dunwich e Il richiamo di Chtulhu), facciamo la conoscenza di M.R. James, più classico e decisamente inglese (Il tesoro dell’abate Thomas e Il numero 13), di W.W. Jacobs (La zampa di scimmia), di  A. Blackwood (La casa vuota), amato in Inghilterra ma ignoto in Italia, e di A. Machen (La polvere bianca e Il terrore, un capolavoro), appassionato e affine a Lovecraft per gusto del tragico e dello schifido vario.

Una raccolta che, pur non essendo adatta ai neofiti del genere, i quali probabilmente si annoierebbero, è un manuale di storia per gli amanti delle ghost-stories d’un tempo, dove bastava la descrizione di una camera vuota per mettere paura.

di Laura Pegorini