News,  Recensioni

Maurizio de Giovanni: quando l’antico amore è più attuale che mai

Pubblicato lo scorso febbraio, «l’antico amore» di Maurizio de Giovanni non parla di un amore ma di tre amori diversi, non narra una storia ma tre, in un susseguirsi di capitoli alternati ma paralleli, attraverso tre punti di vista diversi ma simili, con una geometria perfetta che ricorda un giallo.



«Non ci fosse la notte. Ce l’avrei fatta, se non fosse esistita la notte. Perché di notte cambia tutto.»

Così Maurizio de Giovanni inizia il suo ultimo romanzo l’antico amore, edito da Mondadori e pubblicato lo scorso febbraio. Con un incipit d’effetto e che non è possibile contraddire (d’altronde, non è proprio la notte il momento in cui i pensieri ci tormentano maggiormente?), l’autore narra una storia, o meglio, tre storie diverse che apparentemente sembrano non avere niente in comune, ma che poi si intrecciano l’una con l’altra in una struttura che sembra ricordare molto un giallo, con tanto di colpo di scena finale. Tutto questo non è casuale se conosciamo – anche poco –Maurizio de Giovanni: nato il 31 marzo 1958, è perlopiù uno scrittore di gialli. Basti pensare alla serie di romanzi che maggiormente l’ha reso celebre, ovvero quella che ha come protagonista il commissario Ricciardi, il cui ultimo caso, Volver, ritorno per il commissario Ricciardi, è stato uno dei libri più venduti del 2024.

Sono tre i personaggi principali del racconto de l’antico amore: un grande poeta latino e voce narrante, Catullo, e il suo amore distruttivo per Lesbia; Marco, un professore universitario, intrappolato in una vita che non sente propria e che non lo soddisfa e Oxana, che fa da badante a un anziano signore, di cui si prende cura. Tre storie che parlano di amore e che lo fanno da tre prospettive differenti, quelle di tre esseri umani diversi ma allo stesso tempo molto simili.

È la storia di una donna con un passato di violenze domestiche, che decide di dedicarsi completamente alla cura di un uomo, il Vecchio, il quale sembra scivolare di continuo nei suoi ricordi ed essere completamente immerso in essi, quelli di un passato carico di ferite che non guariscono e che non lo abbandonano. Oxana ha il ruolo di badante scrupolosa che presta attenzione ai dettagli e che si pone come spettatrice di un ambiente che non le appartiene, quello della famiglia del Vecchio.

È la storia di Marco, che ha dedicato tutta la sua carriera agli studi su Catullo, che vorrebbe tramandare questa passione anche ai suoi alunni. Ma nessuno sembra comprenderlo – nessuno eccetto una sua studentessa – che condivide la sua visione dell’amore, quello libero e privo di pregiudizi.

È una storia di amore e di ipocrisia, del desiderio di spezzare le catene e dell’impossibilità di farlo, dell’essere legati a un passato e a ricordi da cui non ci si può liberare. È la storia di un matrimonio infelice, fatto di rimpianti e di rimproveri, di accuse e di biasimi, di rabbia e di colpe.

Maurizio de Giovanni ci mette alla prova e ci fa interagire direttamente con i sentimenti, distruttivi e contemporaneamente carichi di passione, e con lo scorrere del tempo, oggi come ieri, inafferrabile. Lo fa attraverso le parole di Catullo: «Mi sono chiesto se il tuo amore avesse in sé qualcosa di diverso. E pure, mi sono chiesto, se sia legittimo che a ognuno corrisponda una visione particolare dell’amore […]», scrive. Parole tanto antiche quanto attuali, perché tutti abbiamo conosciuto la disperazione che si prova quando si è innamorati.

L’autore ci parla di amore in un romanzo scorrevole: forse inizialmente ci può sembrare scontato, carico di cliché, che invece hanno una loro validità e attualità e che si caricano di emozioni più forti lungo la storia, in un climax ascendente e che raccoglie la portata di questo romanzo nelle due ultime righe, illuminanti. Ed è lì che comprendiamo il verso significato della storia e dell’intreccio tra queste tre vite, apparentemente sconnesse e così lontane per vissuto, genere ed epoca.

Matilde Virdis