News,  Recensioni

Un animale selvaggio di Joël Dicker: il lato oscuro della normalità tra suspense e inganni

Joël Dicker torna in libreria con un thriller avvincente che esplora le ombre della quotidianità. Tra momenti di suspense, inganni e colpi di scena, l’autore svizzero conferma il suo talento nel tenere il lettore con il fiato sospeso.

La caccia non è mai finita finché non è sopraggiunta la morte. Bisogna diffidare degli animali feriti. È il momento in cui sono più pericolosi.

Con questa frase, carica di tensione e ambiguità, Joël Dicker introduce i lettori nel cuore pulsante del suo romanzo, Un animale selvaggio, pubblicato in Italia da La nave di Teseo nel 2024. Un thriller che si muove lungo i confini sfumati tra legalità e colpa, civiltà e istinto, in un mondo dove le apparenze raramente coincidono con la verità. Temi questi, cari a uno degli autori europei contemporanei più noti nel genere thriller. Esploso a livello internazionale con La verità sul caso Harry Quebert (2012), bestseller tradotto in oltre quaranta lingue, Dicker ha saputo costruire negli anni un universo narrativo coerente, capace di fidelizzare un vasto pubblico. Tra i suoi romanzi più riusciti si ricordano Il libro dei Baltimore (2018) e Il caso Alaska Sanders (2023), che insieme a Quebert formano un trittico legato al personaggio di Marcus Goldman. Con questo libro l’autore svizzero sceglie di staccarsi, almeno in apparenza, dalla saga Goldman, esplorando nuove atmosfere ma mantenendo intatti i meccanismi narrativi che lo hanno reso celebre.

L’estate del 2022 a Ginevra si apre con una rapina in banca. Un evento improvviso e violento che dà il via a una narrazione divisa su più piani temporali e focalizzata su diversi personaggi. Due coppie, due mondi diversi. Da una parte i Braun, Arpad e Sophie, ricchi, affascinanti e apparentemente perfetti, che vivono in una lussuosa “villa di vetro” affacciata sul lago di Ginevra. Dall’altra i Liégean, Greg e Karine, una coppia di origini più modeste che abita in un vicino complesso residenziale. Le loro vite si incrociano grazie ai figli e, con il tempo, le due famiglie cominciano a frequentarsi, intrecciando legami sempre più ambigui. L’autore orchestra la trama con maestria, svelando progressivamente le relazioni tra i personaggi e seminando indizi che solo nelle ultime pagine troveranno la loro collocazione definitiva.

Come già accadeva nei suoi romanzi precedenti, Dicker non si limita a scrivere un giallo. A partire da La verità sul caso Harry Quebert, lo scrittore svizzero ha costruito uno stile riconoscibile e apprezzato per la capacità di fondere elementi del noir con riflessioni più ampie sui rapporti umani e sulle dinamiche sociali. Anche in questo libro, il thriller è il punto di partenza per esplorare temi più profondi, come il peso dei segreti (Il passato oscuro del banchiere Arpad, segnato da fughe rocambolesche tra Londra e Saint Tropez e quello della moglie Sophie, tra un padre ingombrante e una figura misteriosa che riappare dopo anni), il desiderio di fuga (Le vacanze in Provenza dei Liégean e il sogno di Arpad che vorrebbe mollare tutto e andare a vivere in Costa Rica ma non ha il coraggio di farlo), la fragilità delle costruzioni borghesi (Karine sviluppa per l’amica un misto di idolatria e rivalità, Sophie, a sua volta, invidia agli amici quell’armonia che manca alla sua vita, perfetta solo in apparenza).

La prosa è scorrevole, lineare, calibrata per garantire una lettura avvincente senza rinunciare alla complessità narrativa. I capitoli brevi (che descrivono la rapina minuto per minuto) mantengono alta la tensione, mentre la struttura a incastro – con frequenti flashback e salti tra i punti di vista, nel passato dei protagonisti – contribuisce a costruire un intreccio solido e ben ritmato. Il linguaggio è diretto ma efficace, privo di orpelli stilistici, con dialoghi asciutti e naturali che danno dinamismo alla narrazione. Pur restando fedele a molti tratti distintivi del suo stile, Dicker con questo romanzo si allontana dalle sue opere precedenti, per esplorare nuovi spazi narrativi. La scelta di ambientare la storia a Ginevra – sua città natale – restituisce un’atmosfera più intima e personale, in cui la geografia urbana si fa specchio delle tensioni interiori dei personaggi.

Nel complesso, Un animale selvaggio è un romanzo che non sorprende per originalità assoluta ma convince per la sua solidità e per la capacità di costruire una tensione narrativa duratura. Nonostante alcune soluzioni risultino prevedibili, la lettura resta coinvolgente e ben dosata, soprattutto per chi cerca un thriller in grado di combinare tensione e introspezione con equilibrio. È un’opera che conferma il talento di un autore che, libro dopo libro, ha saputo costruire un’identità narrativa forte, apprezzata da un vasto pubblico internazionale. Un animale selvaggio non è forse il titolo più innovativo della sua produzione, ma è un romanzo ben congegnato, capace di intrattenere e far riflettere.

Daniel Remus