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La melodia del tempo. In ricordo di Antonio Tabucchi

Il 25 marzo 2012, esattamente dieci anni fa, ci lasciava Antonio Tabucchi. Andava via senza troppo clamore, come l’anziano Pereira del suo celebre romanzo, in un limbo tra riservatezza e sete di vita.

Scrittore, critico, traduttore e accademico, nasce a Pisa, città di strade e  porti traboccanti di genti e di merci, ma scopre Lisbona: un paese appartato che guarda in direzione dell’oceano e con una lingua, il portoghese, sensuale e lenta, che diventa persona, corpo vivo con cui Tabucchi si confronta. Tutto inizia per caso, con le pagine di un libro dal titolo Tabaccheria, acquistato su una bancarella a Parigi, scritto da un poeta portoghese a lui sconosciuto di nome Fernando Pessoa. È proprio quel poeta che congiunge Tabucchi ai luoghi del suo essere, a quella città sospesa tra terra e mare, passato e presente. Nella Lisbona che si trova dentro le pagine di Pessoa e nei dolori di un uomo in fuga, Tabucchi trova la terra in cui poggiare i piedi e le radici del suo essere e della sua scrittura. Ecco il Portogallo di Requiem (Feltrinelli, 1992), scritto in lingua portoghese e successivamente tradotto in italiano da Sergio Vecchio. Disilluso, disincantato, ironico e persino autoironico, nelle pagine dei suoi libri e nella sua vita Tabucchi è spinto a lottare per qualcosa che resta prezioso e vitale: la giustizia, la dignità, il rispetto.

Sul modello di Pessoa, di cui lo scrittore sarà appassionato studioso e curatore dell’opera omnia, egli scopre che ciò che conta è la diversità di ogni individuo, il diritto a essere unici e diversi che ribadisce in Sostiene Pereira (Feltrinelli, 1994), libro che diventa simbolo della difesa della libertà d’informazione per gli oppositori di tutti i regimi e che simboleggia l’amore che l’autore prova per quella finestra sull’Atlantico, fatta di nebbia e saudade, che è il Portogallo.

Come Pessoa, Tabucchi non è uno, unico e indivisibile, ma è tante cose contemporaneamente e la sua letteratura si compone di tutte le storie che ha riversato sulla carta. Dare voce a coloro che vivono ai margini, come osserva in Si sta facendo sempre più tardi. Romanzo in forma di lettere (Feltrinelli, 2001):

Può succedere che il senso della vita di qualcuno sia quello, insensato, di cercare delle voci scomparse, e magari un giorno di crederle di trovarle, un giorno che non aspettava più, una sera che è stanco, e vecchio, e suona sotto la luna, e raccoglie tutte le voci che vengono dalla sabbia.

Tutta la sua opera è attraversata da una costellazione di vite, anonime e spesso oppresse da un destino che non dà pace, raccontate attraverso una prosa lenta, quasi elegiaca che scorre come un fiume, che sa cogliere discorsi e dettagli. Le persone cambiano così come anche i luoghi: nell’universo di Tabucchi i morti si alzano, parlano ed escono a cena. Spesso il suo approccio narrativo è stato paragonato a Italo Calvino e Jorge Luis Borges.

I racconti di Tabucchi tengono insieme storia, tempo ed emozioni. Egli esiste nel tempo, vive in prima persona gli eventi della storia e prova la paura, la disperazione e l’ipocrisia per poi ridare, attraverso la letteratura, dignità a chi è stato sommerso dal proprio tempo. Così accade nel racconto Fra generali in Il tempo invecchia in fretta (Feltrinelli, 2009) dove Tabucchi riesamina il senso della storia dopo la caduta del regime sovietico, mentre in Il battere d’ali di una farfalla a New York può provocare un un tifone a Pechino? in L’angelo nero (Feltrinelli, 1991) si cala nei panni del terrorista durante gli anni di piombo.

In Che ore sono da voi? (Feltrinelli, 2020) il tempo non esiste come categoria, ma come essenza. Per questo il tempo di Tabucchi ha vita propria: torna indietro, ringiovanisce, invecchia e poi si accartoccia su sé stesso. È difficile oggi, come dieci anni fa, non ripensare a come termina va il racconto Si sta facendo sempre più tardi. Romanzo in forma di lettere: «Tutto finirà in un attimo, in una modestissima bolla, un residuo, un niente. […] Non ci sono sponde, c’è solo il fiume», aveva scritto in tono profetico. La sua melodia del tempo si ascolta ancora oggi.

Un uomo che ha saputo unire letteratura e vita cercando con forza una prospettiva nascosta e tuttavia aperta verso un mare trafficato di esistenze in cui si scopre il senso e l’assenza di senso, e sogni mai troppo distanti dal reale.

Chiara Guerra