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Un’esperienza di lettura oltre i limiti. Intervista a Lorenzo Incarbone, Creative director di ABEditore

Alzi la mano chi non crede alla frase “non si giudica un libro dalla copertina”.

È vero, i migliori testi si possono scovare anche dietro a copertine discutibili, ma, tant’è:;, in un’era dominata da Instagram, un buon biglietto da visita fa un certo effetto.

Tuttavia sono ancora poche le case editrici che puntano sulla grafica e fra queste vi è sicuramente ABEditore, realtà milanese che pubblica autori classici, con testi meno noti, e autori poco conosciuti in un range temporale che va dalla fine dell’Ottocento all’inizio del Novecento. Il genere che la caratterizza è il gotico, un ambito rappresentato a livello contenutistico, ma soprattutto estetico. I libri ABEditore, infatti, si riconoscono all’istante grazie ad una forte impronta artistica che nel tempo è diventata l’essenza della sua identità. 

Ho così contattato Lorenzo Incarbone, Creative director presso ABEditore, per spillargli alcuni segreti che si celano dietro le magnifiche copertine di una casa editrice oltre i limiti.

 

Ciao Lorenzo. In cosa consiste il tuo lavoro e qual è stato il tuo percorso di formazione?

Il percorso di formazione c’entra poco perché ho frequentato gli Studi Umanistici e corsi di formazione per seguire il mio interesse, ma ho imparato molto di più sul campo lavorando in qualche studio per poi approdare infine ad ABEditore. Quello di cui mi occupo è la parte tecnica finale di un prodotto editoriale che comprende sia la parte grafica propriamente tecnica, come l’impaginazione, sia la parte creativa nella scelta di testi e immagini per copertina ed interni.

Andando nello specifico della parte tecnica, quali strumenti e programmi usi maggiormente?

Io uso la suite di Adobe, per la maggior parte InDesign e Photoshop, ma integrando a volte anche Illustrator. Per le immagini noi utilizziamo gli archivi, soprattutto per il nostro tipo di impronta grafica che si rifà al passato. Lavoriamo su basi reali, per esempio delle scansioni ottocentesche, rielaborandole successivamente con questi strumenti. Capita raramente di chiedere disegni ad hoc agli artisti contemporanei perché l’impronta cerca davvero di essere fedele all’originale, cioè ad un’estetica particolare. Da cinque anni a questa parte, la nostra personale ricerca artistica si è fusa con le richieste del mercato e ora vanno di pari passo.

Da dove arriva quindi l’ispirazione?

Si cerca sempre di guardare tanto, di ricercare tanto, sia per la parte estetica che per i testi. Alla fine, quello che pubblichiamo riflette molto ciò che ci piace. La curiosità di fondo rende tutto molto più semplice.

ABEditore ha vari progetti sul mercato che si discostano dai libri tradizionali, come Il Cartavolante – un grande foglio illustrato ripiegato su se stesso dedicato ognuno a un autore classico – e L’Imbustastorie – favole, racconti e pagine d’autore imbustate come delle cartoline. Tu ti occupi anche della loro grafica?

Il Cartavolante è l’unico progetto autonomo: ci sono tre artisti che si occupano di tutto, dal lettering, all’immagine, all’estetica, ai testi e ai contenuti. In questo caso noi pubblichiamo direttamente il progetto finito, occupandoci di stampa e distribuzione.

L’Imbustastorie è invece una mia idea.

È il progetto di cui vai più fiero?

È una bella lotta, ma se devo scegliere una cosa che rappresenta tutto quello che abbiamo in mente come editori e tutto quello che ho in mente io, a livello estetico è proprio L’Imbustastorie perché c’è un concetto dietro molto interessante: destrutturare il libro e far vivere un’esperienza che è un qualcosa in più rispetto alla sola lettura. Cercare di rendere il prodotto il più immersivo possibile creando una piccola finzione, al di fuori dei canoni dell’editoria attuale.

Qual è stato il progetto grafico più difficile da realizzare e quale quello che più ti è piaciuto fare in corso d’opera?

Facendo un lavoro fondamentalmente artistico, la difficoltà è nascosta dietro l’angolo. Anche per i progetti più semplici ci possono volere ore, come giorni. I tempi oscillano molto e la questione è essere attivi, cercare sempre di guardarsi attorno per avere idee, con uno sguardo rivolto alla novità. A volte poi può capitare di avere una tabula rasa in testa o idee che sono già state realizzate da qualcun altro. Non esiste perciò un progetto più complesso: sono momenti e situazioni.

Essendo autonomi e indipendenti, alla fine facciamo solo ciò che ci piace! C’è sempre la possibilità di essere creativi sui progetti. Uno dei vantaggi dell’essere indipendenti è il potersi muovere liberamente a qualsiasi livello: ricerca, estetica, scelta della carta. Il bello è proprio qua: ogni progetto diventa particolare. Ogni volta che si fa un passo, si cerca di far qualcosa in più senza fermarsi. Quindi se posso giocare con una trasparenza, con una carta particolare, con una fustella, lo faccio. È sempre stimolante.

La bellezza sta proprio nel fatto che ogni libro ABEditore è diverso dall’altro, ma pur sempre riconoscibile come vostro…

Hai detto una cosa che mi piace tantissimo perché è quello il limite di partenza, essere riconoscibili. Noi abbiamo provato a fare il contrario: cercare di essere riconoscibili pur non essendo sempre uguali.

Sono curiosa: quali copertine di altre case editrici avresti voluto ideare tu?

Ci sono tantissime case editrici di cui c’è grandissima stima, sia per un lavoro estetico interessantissimo, sia per i contenuti. Invidio molto alcuni cataloghi di case editrici con cui si è amici come Edizioni Hypnos e Alcatraz che lavorano su un tipo di ricerca che ci piace molto. Invece a livello estetico guardo molto all’estero perché c’è forse un po’ più di libertà e sperimentazione rispetto all’Italia dove si tende a uniformarsi. È paradossale trovare la stessa immagine su copertine di diversi libri: questo è sintomo di un problema. Per come la vedo io, chi compra un libro compra anche un oggetto e il valore deve essere collegato ad ogni sua parte, non solo al contenuto.

la casa infestata di place du lion d'or

Seguendo il tuo discorso, un libro che mi viene in mente è La Casa Infestata di Place du Lion d’Or. Storia di una storia di fantasmi, un libro edito nel 2020 che ha la particolarità di avere una sovraccoperta che crea un gioco di trasparenza con la copertina sottostante. Come si è realizzato un simile progetto?

L’obiettivo che mi ero posto era far emergere il discorso del fantasma: dato che si tratta di una casa infestata, giocare sulle trasparenze mi sembrava interessante. È stato complicatissimo a livello tecnico perché non c’è una grande abitudine da parte degli stampatori di lavorare a progetti simili per la loro difficoltà. Ma bisogna sempre provare, sperimentare. Il fantasma è qualcosa che c’è e non c’è e si è cercato di dare questa sensazione anche a livello pratico con carte diverse. La carta Golden Star K di Fedrigoni ha fatto al caso nostro perché ha un’elevata trasparenza con cui ho potuto giocare.

Spettriana. Storie di fantasmi dell’antica Europa, uscito nel mese di maggio nella collana “Ombre e creature”, sempre a cura del professor Camilletti – come La casa infestata – ricalca lo stesso tipo di filosofia.spettriana copertina

Volevo rendere l’idea di come il concetto sia stato quello di intervenire su un’immagine di base: in un caso “disturbando” una base “pacifica” (La casa infestata), nell’altro offuscando gli elementi disturbanti dell’illustrazione del buon Marco Calvi. In ogni caso quindi, trattandosi di spettri, il concetto su cui ho lavorato è quello di “velare” offrendo diversi livelli di lettura e cercando di replicare, tangibilmente per quanto possibile, il tema spettrale.

Per concludere, quali consigli daresti a chi volesse intraprendere la tua strada?

Il consiglio che io posso dare è quello di non smettere di guardarsi attorno. Può sembrare un suggerimento banale, ma è la chiave per essere sempre ispirati, produttivi e creativi, tutte cose importanti nella grafica editoriale. Leggere e guardarsi attorno ma continuare ad allenarsi, buttandosi senza aver paura.

 

Alessia Soldati

 

Si ringrazia Lorenzo Incarbone per le foto presenti nell’articolo.