Presidio di resistenza culturale: la Piccola Farmacia Letteraria
È una giornata qualunque di gennaio e Firenze è nuvolosa. La promessa del bel tempo non è stata mantenuta, il sole fa il timido e si nasconde imperterrito dietro le nuvole che corrono veloci.
Sono qui per un motivo ben preciso, anche se, come per tutti gli incontri importanti, arrivo con un po’ di ritardo.
Giusto qualche mese prima venivo a conoscenza della Piccola Farmacia Letteraria via Instagram: «Due libraie, due psicologhe. Soluzioni letterarie per problemi reali, cerca il sintomo noi abbiamo la cura».
Avete mai provato la sensazione che esistano fili logici ben definiti, anche se invisibili, per cui le cose accadono proprio quando dovrebbero accadere? Ecco, così è stato per me, vi racconto.
Sono in piedi davanti a una saracinesca, qualche via dal centro di Firenze. L’insegna è piccola, non vistosa, quasi si camuffa con il muro del palazzo in cui è incastonata, e recita: «Piccola Farmacia Letteraria. Presidio di resistenza culturale. Trovo molto curiosa e singolare la scelta dell’insegna, ma in fondo è proprio così».
Nel 2022, dopo la pandemia, le librerie indipendenti sono diventate realtà di sempre più difficile sopravvivenza, specialmente di fronte a grandi catene e piattaforme di e-commerce. Le daremmo quasi per spacciate, a meno di un’idea innovativa in grado di comprendere la reale necessità del lettore e di farne così un progetto con un’identità unica. È proprio questo che rappresenta la Piccola Farmacia Letteraria: un presidio di resistenza culturale che ha saputo cogliere le fragilità e le necessità del lettore di libri ed è riuscita a utilizzarle come invito, bussola e mappa all’interno di questo magico mondo con le pareti color petrolio.
Elena Molini, l’ideatrice della PFL, un giorno ha fatto quello che spaventa la maggior parte delle persone: si è guardata allo specchio, si è vista stretta nei panni che vestiva e ha deciso di cambiare strada. Anni di lavoro alle spalle nella grande distribuzione l’hanno aiutata a comprendere quale fosse il reale motivo che spesso conduce noi lettori all’interno delle librerie indipendenti: un bisogno emotivo, uno stato d’animo a cui vogliamo dare voce, la necessità di un incontro e di un confronto che possa indicarci un antidoto al nostro sentire. Su queste solide fondamenta, Elena con l’aiuto di Chiara Pauletto (libraia) Ester Molini e Deborah Sergiampietri (psicologhe) ha deciso di creare nel dicembre 2018 la Piccola Farmacia Letteraria che, proprio come una farmacia, cura le persone dai più svariati sintomi tramite l’impiego di un farmaco molto particolare: il libro.
Grazie alle conoscenze pratiche in ambito psicologico, la libreria è pensata e strutturata come un labirinto fra svariati stati d’animo, atteggiamenti e sentimenti: ansia, autostima, cambiamento, relazioni, felicità, amore, perdita, riscoperta di sé. All’ingresso, il lettore trova una cartina illustrata con la riproduzione della libreria e, in base al proprio stato emotivo, può orientarsi tra gli scaffali, trovando speciali consigli di lettura. Ma non è tutto.
Ogni libro è accompagnato da un bugiardino ben dettagliato sul quale sono riportate indicazioni, posologia ed effetti collaterali. Tutte informazioni utili per «indagare le emozioni, gli atteggiamenti e gli stati esistenziali contenuti nel libro». E così, aprendo un cassetto, possiamo trovare i rimedi per i cuori infranti; sopra a uno scaffale, i consigli per quando ci sentiamo smarriti; dentro un vecchio mobile, nuovi sogni da realizzare. All’interno della Piccola Farmacia Letteraria ci si sente compresi e amati. Il lettore entra insieme con i suoi sentimenti, le sue paure, le sue emozioni, i suoi sogni o semplicemente la sua curiosità. Nessuno escluso. Tutti alla ricerca. Questo non sarebbe possibile senza la preziosa compagnia delle libraie e delle psicologhe che, come farmaciste attente, riconoscono i sintomi e accompagnano il lettore nel viaggio.
Entrare alla PFL è come sentirsi a casa, è come sentirsi nel posto giusto con la giusta compagnia, noi, loro e i libri. La PFL non è solo un presidio di resistenza, ma è un inno a un mestiere di cura talvolta dimenticato e sottovalutato, quello del libraio. Un mestiere d’amore, dedizione, passione, per le persone, per i libri e, soprattutto, per il legame che tra questi ultimi si può creare: un legame che salva e che cura, di cui il libraio si fa intermediario e garante.
Consulto la mappa all’ingresso. Trovo proprio lo scaffale che fa per me, l’ultimo in fondo, in alto a sinistra. Eccolo lì il mio antidoto, con il suo bugiardino e le istruzioni per l’uso che mi servivano. Lo prendo, vado alla cassa, mi accoglie un sorriso: «Ha trovato quello che cercava?» Pago, ringrazio, saluto ed esco.
Mi sento decisamente più leggera, un altro pezzo è tornato al suo posto.
Giorgia Possessi