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“Così per sempre” di Chiara Valerio: intervista alla scrittrice che ha risuscitato Dracula

Nella vita di ognuno fa irruzione almeno una volta l’assoluto con le sue spietate pretese. Apre i sensi a mirabili percezioni, segna le grandi svolte della storia personale, ma toglie per sempre pace alla realtà di ogni giorno.

L. Koch, Favole di Tenebra

 

Chiara Valerio, scrittrice e responsabile della narrativa italiana per Marsilio, è tornata in libreria con Così per sempre, un romanzo in cui ridà vita al conte Dracula, il vampiro di Bram Stoker, che scopriamo non essere mai morto.

Giacomo Koch, così si chiama oggi, vive a Roma, dove fa il medico, beve soltanto sangue di persone appena morte e vive con un gatto nero, Zibetto. Mina Monroy, il suo vecchio amore che lui stesso aveva trasformato in vampiro, dopo anni di lontananza dal conte, torna portando con sé un desiderio di vendetta.

La crudeltà e brutalità, che caratterizzano già il primo incontro tra i due, ci fanno capire che quello che abbiamo tra le mani è un romanzo gotico, con tutte le regole del caso.

Di questo genere narrativo in Italia, al contrario di altri Paesi, non abbiamo tantissimi esempi o comunque è un filone letterario che nessuno ha rivendicato definitivamente.

Questo inquadramento, però, non è limitante, come alcuni lettori potrebbero pensare: da un lato rende questo libro un degno sequel di Dracula, dall’altro ne fa anche storia nuova, aggiungendo sui vampiri informazioni e curiosità che in più di cento anni non erano ancora state dette.

 

Ecco alcune domande rivolte all’autrice sul libro e sulla sua genesi: 

Un libro sui vampiri. Anzi un libro sul vampiro più famoso: Dracula. Curi per Marsilio la collana PassaParola, una collana di memoir e racconti autobiografici di scrittori e intellettuali che partono da un libro, in pratica consigli di lettori ad altri lettori. Leggendo Così per sempre non si può non pensare al classico di Bram Stoker. Cosa ha da dirci ancora Dracula e cosa ti ha fatto decidere di scriverne un seguito?

Volevo scrivere un romanzo sul razzismo. Sul nostro esserlo. Sul sangue che per gli esseri umani porta privilegi, stabilisce proprietà e gerarchie. E così ho preso Dracula, i vampiri, per cui il sangue è solo nutrimento. Volevo scrivere un romanzo sulla fine del determinismo in matematica. Sullo sconcerto che ha procurato. E così ho preso Dracula che arriva in Europa occidentale qualche decennio prima del gatto di Schroedinger. Volevo giocare con la forma del romanzo dell’Ottocento, ma in tempo esploso, in un tempo analogico e non cronologico. E così ho preso Dracula, per cui il tempo non ha prima e dopo, sopra e sotto, ma è tutto insieme: una ‘ vasca. 

Dalle prime pagine, anzi fin dai titoli stessi dei capitoli, in cui il narratore, proprio come nell’Ottocento, anticipa e presagisce cosa succederà, capiamo subito che questo è un romanzo gotico, fantastico. Questo inquadramento in generi è stata per la tua scrittura una limitazione o comunque si tratta di una classificazione superata?

Una limitazione. E come tutte le limitazioni ha indotto una creatività e uno spessore ai personaggi. Così mi pare. 

Oltre a essere scrittrice – tra le altre cose – sei anche editor e responsabile della narrativa italiana per Marsilio. Come si è sviluppato il rapporto con gli editor Einaudi durante le fasi di lavorazione sul testo? Hai preferito fare solo la scrittrice o è stato inevitabile intervenire anche da editor?

Quando consegno un testo mio all’editore, praticando io stessa il mestiere, mi affido. Discutiamo, limiamo, ci ascoltiamo. È sempre molto bello confrontarsi su un testo. Anche quando non si è d’accordo, ma ci si fida culturalmente uno dell’altro. A me piace molto lavorare sui testi.

Nel libro, Mina apre un salone di bellezza proprio di fronte alla libreria Marco Polo di Venezia. Nel primo ci va chi vuole rimanere sempre uguale, nella seconda chi vuole cambiare continuamente («Chi legge avrà vissuto 5000 anni» diceva Umberto Eco). I libri, quindi, sono i paletti di legno di oggi? 

Non ci ho pensato, non so se sono i paletti di oggi. Il paletto ferma i cadaveri, i libri mettono in moto i vivi. Dunque forse i libri sono il contrario del paletto.  

 

La formazione, o deformazione, professionale da libraio di chi vi scrive, mi spinge a consigliarvi Così per sempre per svariati motivi.

Per fare un elenco, leggendo questo libro troverete tra le altre cose: una delle più belle lettere d’amore mai scritte; un gatto per cui fare un tifo sfrenato; Carl Jung, sì, quello Jung; una vampira odiosa, per cui alla fine però vi dispiacerà; Erwin Schroedinger, sì, quello Schroedinger; la libreria Marco Polo di Venezia; un entomologo pronto a tutto; la parola vampiro citata solo una trentina di volte, ma la parola umano più di duecento. 

Perciò, essendo la matematica non solo un’opinione, ma anche politica, i numeri stessi ci dicono di che cosa parla veramente questo libro.

Francesco Bombini