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Quel che affidiamo al vento – Recensione

Quel che affidiamo al vento è l’ultimo romanzo di Laura Imai Messina, italiana da anni residente nel paese del Sol Levante. Il libro, uscito a gennaio di quest’anno per Piemme, ha subito suscitato interesse.

Ultimamente infatti sono numerosi i libri ambientati in Giappone che approdano in Italia ottenendo grande successo (settimana scorsa abbiamo parlato del più recente Finchè il caffè è caldo): vediamo un po’ più da vicino questo piccolo gioiello della narrativa contemporanea.

Trama

Il vento soffia forte sul fianco scosceso della Montagna della Balena, dove si trova un immenso giardino chiamato Bell Gardia. Qui c’è una cabina, con un telefono scollegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone arrivano ogni anno migliaia di persone che hanno perso qualcuno, per alzare la cornetta e parlare con chi non c’è più.

A Bell Gardia arriva anche Yui. Questa donna non sa più chi è: ha perso sé stessa e la gioia di vivere, insieme alla mamma e alla figlia, l’11 marzo 2011, con lo tsunami che distrusse il Paese. La visita al Telefono del Vento è il primo passo per ritrovarsi, anche grazie all’improvvisa amicizia che instaura con Takeshi, medico vedovo, che deve crescere da solo una figlia che non parla dal giorno della morte della madre.

E chi lo sa che non accada un miracolo, perché è così che funziona: quando nessuno se lo aspetta, il miracolo arriva.

Una riflessione

Questo libro affronta tematiche che, in qualunque parte del mondo si viva, colpiscono prima o poi tutti noi. A volte troppo presto, come nel caso di Yui e Takeshi. Insieme organizzano diversi viaggi a Bell Gardia, dove con pazienza e aiutati dal gentile Suzuki-san, il guardiano del giardino, iniziano piano piano a guarire. Il dolore non scompare da un giorno con l’altro, e per tornare a vivere, a gioire, serve volerlo davvero.

Serve anche una buona dose di fortuna: la fortuna di essere nel luogo sbagliato al momento giusto, la fortuna di trovare un amico sincero che ti comprende come nessuno è riuscito a fare, la fortuna di trovare qualcuno che ti insegni ad amare di nuovo.

Lo stile

La lettura di questo libro ti permette di entrare in un mondo differente, accompagnati da una prosa scorrevole e intensa. Attraverso queste pagine si conosce una cultura diversa, e per aiutare il lettore a comprenderla ancora meglio, abbiamo la possibilità di sfogliare un dettagliato glossario alla fine del libro.

L’autrice ha scelto una scrittura non tradizionale: ogni capitolo è connesso ai successivi e precedenti con un gioco di flashback e flashfoward organizzato e preciso, che lancia segnali misteriosi che invogliano a leggere ancora, per scoprire quando e come avvenga una determinata cosa, nasca un determinato sentimento. E scoprendo prima del tempo, ma mai troppo presto, dettagli che ti fanno innamorare dei protagonisti. Tanto che il romanzo si legge in un pomeriggio, perché ti induce a immergerti tra le sue parole, per scoprire il destino di Yui e del bellissimo giardino sul fianco del monte Kujira-yama.

Se volete viaggiare per il Giappone, immergervi nelle peculiarità di questa cultura ed emozionarvi, questo libro fa per voi, viaggiatori della mente.

La cabina del Telefono del Vento a Bell Gardia
La cabina immersa nel rigoglioso giardino di Bell Gardia – credits http://bell-gardia.jp/the-phone-of-the-wind
Nota bene

Il Telefono del Vento è un luogo reale, ma non è una meta turistica. Cercatelo solo se siete intenzionati ad alzare la cornetta e a parlare con i vostri cari, affidando le vostre parole al vento. Questo luogo di speranza e rinascita è gestito da Sasaki Itaru e da sua moglie. Si può contribuire all’esistenza di questo magico luogo attraverso il sito http://bell-gardia.jp/about_en 

Elisa Bernardi