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Le città invisibili viste dallo spazio: Cristoforetti al Salone del Libro

Il Salone Internazionale del Libro di Torino, nella sua versione digitale, apre la giornata di oggi, 15 maggio, con una conversazione tra la scrittrice Valeria Parrella e l’astronauta Samantha Cristoforetti. Due donne vestono i panni, rispettivamente, dell’imperatore e di Marco Polo de Le città Invisibili di Italo Calvino. Come nel romanzo, la nostra viaggiatrice ci racconta i luoghi, le “città” che ha esplorato e non conosciamo e ci sembra, alle 9 e 30 di un uggioso venerdì di maggio, con una tazza di caffè fumante in una mano e ancora il pigiama stropicciato addosso, di non esserci mai svegliati da un bellissimo sogno.

La città della distanza

La città della distanza è relativa, vicinanza e lontananza non sono in conflitto, sono invece in dialogo, coesistono. Paradossalmente la distanza da lassù non è così grande, sono 400 km di quota e ci sono posti sulla Terra in cui il nostro Marco Polo, la nostra Samantha, si trovava fisicamente molto più lontana da casa. Ma allo stesso tempo si ha la sensazione della lontananza perché ci si trova in un luogo inaccessibile. Quindi, nonostante la distanza non sia tanta, essa non è superabile fisicamente. Contemporaneamente il tema della velocità amplifica la distanza perché quando appare dalla stazione spaziale un luogo caro è una questione di dieci minuti di contatto visivo prima che sparisca dietro l’orizzonte. È un continuo gioco di lontananza e vicinanza.

La velocità ti permette di girare intorno alla terra ogni 90 minuti e io avevo la percezione che fosse una sorta di abbraccio. Ad ogni giro un abbraccio al pianeta e a tutta l’umanità.

La città delle nuvole

La città delle nuvole è molto diversa da come noi la conosciamo. Le nuvole all’esploratrice appaiono dal basso, nello spazio non ci sono preoccupazioni riguardo il tempo meteorologico, pioggia e neve non esistono. Le nuvole non impediscono la visibilità del sole ma riescono a offuscare quella della Terra. Dal punto di vista estetico sono uno spettacolo bellissimo, un incarnarsi, un prendere sostanza del vento, dell’energia che è dentro l’atmosfera. Si può dire che la città delle nuvole è una città invisibile che in qualche modo prende forma e visibilità.

La città delle acque

La città delle acque è infinita. A volte si sorvolano grandi distese di acqua per intere orbite. Un’ora e mezza di sola acqua che l’esploratrice associa sempre a una grande sensazione di pace perché da lassù il mare non è mai mosso, sembra sempre tranquillo e questo dà un senso di non cambiamento, di eternità. Ogni tanto appare qualche piccolo atollo, qualche piccola isola e ci si chiede se mai un essere umano abbia messo piede in questi luoghi estremamente remoti.

La città della luce e del buio

La città della luce e del buio è un po’ come il pianeta del Piccolo Principe, al quale bastava spostare una sedia per vedere un tramonto dietro l’altro. Dalla stazione spaziale, ogni 90 minuti, facendo il giro completo sono visibili un tramonto e un’alba. Quindi il rapporto buio-luce al suo interno è artificiale ma in fondo lo è anche il nostro rapporto giorno-notte sulla Terra: la maggior parte di noi non si sveglia con la luce e non va a letto con il buio. Nella stazione spaziale questo è portato all’estremo.

Riflessione sul nostro mondo

La nostra esploratrice, alla fine del racconto, ci saluta con una riflessione riguardo la difficile situazione che stiamo vivendo in questo momento.

Non torneremo alla vita di prima perché ogni volta che si fa un viaggio si ritorna ad un mondo cambiato e in questi mesi tutti noi abbiamo un po’ fatto un’esperienza da astronauti e da viaggiatori. Torneremo a casa, torneremo al nostro mondo ma sarà un po’ cambiato e dovremo riabituarci e trovare il nostro equilibrio. Magari ci accorgeremo che alcune cose sono addirittura meglio di prima, anzi ne sono convinta. È stata per tutti noi un’esperienza per riflettere su tutto ciò che è essenziale e quello che non lo è.

Anna Mazza