Mondo Editoriale

Manni editori: di provincia in nazione, una voce che risuona

Gli inizi

L’attività della casa editrice Manni inizia nel gennaio 1984 ad opera di Anna Grazia D’Oria e Piero Manni, con la rivista di letteratura “l’immaginazione” che ancora oggi si occupa di ricerca letteraria. Dai primi anni della rivista i progetti sono mutati e si sono ampliati, fino alla creazione di una casa editrice a tutti gli effetti, nuova e indipendente, con sede a San Cesario di Lecce, un comune di poco meno di ottomila abitanti, ma a cui evidentemente non mancano audacia e vivacità.

Inizialmente le pubblicazioni si collocano nell’ambito della letteratura. Oggi, invece, accanto a questo filone, che rimane centrale all’interno della linea editoriale, la casa editrice pubblica testi di sociologia, filosofia, antropologia, teatro, cinema e poesia. Lo spirito che ne guida le scelte editoriali sembra essere la passione per la cultura, nelle sue forme più raffinate e varie, dalla poesia al teatro, dalla narrativa al più moderno cinema, con un occhio all’intrattenimento e un altro all’intento divulgativo, a ciò che comunemente si ama definire “morale”. In tal modo, si risponde sicuramente a un gusto personale, ma si dimostra anche una spiccata volontà di trattare e avvicinarsi ad ambiti di cui forse non si parla mai abbastanza nel mercato librario.

I simboli

Il logo della casa editrice, la cui storia si può leggere sulla pagina ufficiale della stessa, risulta molto particolare e suggestivo. La leggenda narra che Porto Badisco, località balneare situata poco più a sud di Otranto, nella provincia di Lecce, sia stato il primo approdo adriatico di Enea. Qui si trova la Grotta dei Cervi, conosciuta anche come la Cappella Sistina del Neolitico, cioè il più imponente complesso pittorico europeo dell’era, eseguito in guano e ocra rossa. Quattromila anni fa gli unici abitanti della zona erano i protosalentini, che lasciarono sulla roccia l’affascinante testimonianza della loro cultura e del loro modo di vivere e di interpretare l’esistenza, con scene di caccia, figure antropiche, animali, raffigurazioni simboliche e magiche.

Tra queste compare ripetutamente una sorta di croce greca con un vuoto all’incrocio dei bracci: secondo una interpretazione corrente, la croce rappresenterebbe quattro persone che conversano, sedute, ognuna da un lato differente, intorno al fuoco acceso. Questa immagine è stata assunta come logo della casa editrice proprio per questa sua ultima e non poco allusiva interpretazione, quella della poesia che si trova nella conversazione, nel dialogo, nella comunicazione e nel confronto, nelle storie da raccontare, di generazione in generazione.

La linea editoriale

Su dialogo, confronto e scambio di idee si basa, infatti, ogni buona impresa editoriale e Manni è un esempio di come, partendo dal passato e affondando radici solidissime nella storia della propria terra, si possano far germogliare nuove storie, scoprire orizzonti e offrire prospettive differenti, variopinte, mai banali. Esempi di questa tendenza ambivalente sono due libri pubblicati negli scorsi mesi: Mentre tutto cambia e Storie del regno.

Nel corso del 2020 Mentre tutto cambia di Fabio Guarnaccia ha riscosso notevole interesse, risultando candidato al Premio Strega 2021 da Antonio Pascale. Il romanzo pubblicato nella collana “Pretesti”, tratta l’esperienza tormentata di quattro ragazzi adolescenti che vivono gli anni, che dovrebbero essere i più scanzonati della loro vita, nella periferia di una grande città, rifugiandosi in case abbandonate che spesso nascondono inquietanti segreti.

«È l’estate del 1989, il Vela e i suoi amici hanno 14 anni, si muovono ai margini di una città e di una generazione: non più bambini, adolescenti a stento, passano il tempo in una casetta diroccata vicino a una discarica nella periferia di Milano».

 

Storie del regno di Francesco Paolo Colucci, pubblicato nei primi mesi del 2021, rientra in un genere particolare, quasi un non genere, tra storia, oralità popolare e teatro. In meno di cento pagine, spiazza e stupisce, fa divertire, spesso con un accenno di amarezza, quasi una rassegnata presa di coscienza, alternata alla volontà di reagire, la certezza di non voler essere trascinati a fondo nelle “storie” narrate, ma di poter trarre proprio da questo fondo la spinta per risalire in superficie a respirare, e ricominciare da lì.

Sulla quarta di copertina si legge:

«Il Regno è il Sud d’Italia che, un tempo, veniva così chiamato. Le storie, inventate ma non troppo, sono narrate con leggera ironia. Il fine dichiarato è quello di provocare nei lettori, e in primo luogo nei giovani, una riflessione sulle questioni sollevate: il passato del Mezzogiorno, l’origine dei suoi mali che riguardano l’Italia intera, i pregiudizi di cui è oggetto, quanto vi è ancora di rimosso nella annessione al Regno di Sardegna. Per un riscatto di quello che fu “il più bel Regno del Mondo”».

Un riscatto, non privo di retroscena, raccontato tra dialoghi e meditazioni ad alta voce, in un italiano che spesso sfocia nella colloquialità, aprendosi a un pubblico curioso e disposto ad ascoltare pregi e difetti in cui è facile identificarsi.

Agnese Manni ha chiarito a che interesse risponde un libro così articolato che, della complessità e della quotidianità, fa la sua forza.

Il libro di Francesco Paolo Colucci risponde pienamente alla nostra linea letteraria, che è di attenzione alla ricerca e anche alla linea politica, che va nella direzione di un’indagine non superficiale o banale attorno a problematiche importanti, come è la questione meridionale, la quale naturalmente ci sta a cuore in modo particolare, per ragioni geografiche; sappiamo bene, tuttavia, che la questione meridionale è questione nazionale.

Nulla è lasciato al caso e ogni aspetto riporta a una più sottile riflessione, all’immersione nella materia di cui si legge, alla possibilità di diventarne protagonisti. La casa editrice Manni, da trentasette anni, fornisce gli elementi, poi tutto è affidato alle mani del lettore, che decide cosa e quanto ricavare da ogni libro, da ogni testo e da ogni riga; cosa abbandonare e cosa, invece, trattenere con sé; da cosa trarre beneficio.

Stefania Malerba